C’è qualcosa di più profondo nel malessere che attanaglia l’economia tedesca, in questi giorni alle prese con la rimodulazione da parte del governo dei finanziamenti previsti nei fondi speciali bocciati dalla sentenza della Corte costituzionale. E che va oltre la pur grave crisi energetica, l’esplosione dei costi determinata dalla fine del rapporto privilegiato con la Russia e con il suo gas.
È un tema di quelli che gli economisti definiscono strutturale e riguarda la capacità di innovazione di quella che tradizionalmente è stata considerata la locomotiva d’Europa.
LE AZIENDE TEDESCHE HANNO PERSO LA VOGLIA DI INNOVAZIONE?
Le aziende tedesche hanno perso il gusto e la voglia di innovare. Lo rivelano i dati dell’ultimo Rapporto sull’innovazione redatto dalla Camera dell’Industria e del Commercio tedesca (DIHK) e rilanciato dal settimanale WirtschaftsWoche. La sintesi: nel 2023 la propensione all’innovazione dell’economia tedesca è scesa al livello più basso dal 2008, anno in cui la DIHK elaborò la prima indagine sull’argomento. Delle oltre 2.200 aziende interpellate dai ricercatori, solo una su tre ha dichiarato di voler espandere le proprie attività di innovazione. Nel 2020, anno dell’ultimo sondaggio, era la metà. E una società su sei intende addirittura ridurre le proprie attività di innovazione nei prossimi dodici mesi.
Per Martin Wansleben, amministratore delegato della Camera dell’Industria e del Commercio, si tratta di un chiaro segnale d’allarme: “La Germania ha bisogno più che mai di nuove idee e prodotti per rimettersi in piedi dal punto di vista economico”, ha detto commentando i risultati del rapporto.
LA CARENZA DI MANODOPERA QUALIFICATA OSTACOLA L’INNOVAZIONE
I freni sono quelli evidenziati ormai da tempo da tutti gli istituti di ricerca economica tedeschi e che sono sul tavolo del governo in attesa di leggi e misure in grado di affrontarli: mancanza di manodopera, burocrazia, incertezze. E da ultimo, i costi dell’energia e i corteggiamenti da parte di paesi concorrenti.
Le risposte delle imprese interpellate dai ricercatori della DIHK confermano che la carenza di manodopera qualificata è diventata il primo ostacolo all’innovazione. Quasi tre quarti delle aziende ritengono di essere frenate dalle loro limitate capacità di personale. Da un’altra recente indagine, quella trimestrale dell’Istituto per il mercato del lavoro e la ricerca occupazionale è emerso che sono circa 1,73 milioni di posti vacanti che nelle aziende tedesche non sono al momento in grado di coprire. Secondo l’Agenzia federale per l’occupazione, il tempo medio per ricoprire una posizione è attualmente di 153 giorni.
LA BUROCRAZIA
Subito dopo, in cima alle preoccupazioni ci sono gli elevati requisiti burocratici. Più di due terzi delle aziende lamentano che la burocrazia limiti le loro innovazioni. Si tratta di complesse procedure di autorizzazione e approvazione e di requisiti di documentazione dettagliati.
“Molte aziende sono completamente occupate con il loro attuale core business e con la conformità o l’implementazione delle normative e quindi non hanno quasi più risorse per lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi”, avverte Wansleben.
L’IMPATTO DELL’IRA DI BIDEN
Così l’imprenditoria tedesca è diventata terreno di conquista da parte di paesi concorrenti: gli Stati Uniti innanzitutto, che con l’Inflation Reduction Act di Joe Biden ha già attirato investimenti di diverse imprese tedesche, ma anche la Cina e altri paesi asiatici. Il rapporto della DIHK sottolinea come il crescente interesse delle aziende tedesche a stabilire attività di ricerca e sviluppo all’estero costituisca un segnale di allarme per la Germania come polo industriale. Mentre nell’ultimo sondaggio di tre anni fa solo un quarto delle aziende voleva creare attività di ricerca e sviluppo all’estero, questa cifra è ora salita a un terzo.
I RIMEDI DEL GOVERNO SCHOLZ
Nella sua dichiarazione di governo al Bundestag di poco più di una settimana fa, Olaf Scholz ha cercato di diffondere fiducia. Riferendosi al taglio agli investimenti causato dalla sentenza della Corte costituzionale, il cancelliere ha detto che sarebbe un “grave, imperdonabile errore trascurare la modernizzazione del Paese di fronte alle gravi sfide”. La modernizzazione è necessaria e giusta, perché “solo se la Germania si modernizza saremo in grado di reagire con forza alle crisi impreviste del futuro”, ha aggiunto, “in questi prossimi anni, si deciderà dove avverrà la creazione di valore in futuro, dove l’innovazione e la prosperità saranno di casa in un mondo neutrale dal punto di vista climatico”.
Mentre gli investimenti infrastrutturali sono appesi alla capacità del governo di ricalibrare i capitoli di spesa dei bilanci 2023 e 2024 seguendo i dettami della Corte costituzionale, per affrontare la carenza di manodopera è stata da poco varata una nuova legge che dovrebbe rendere la Germania più attraente per gli aspiranti lavoratori stranieri. Una serie di facilitazioni, la cui novità principale è l’introduzione della cosiddetta “carta opportunità” basata su un sistema a punti. I lavoratori qualificati che sono disposti a lavorare e vogliono immigrare in Germania con l’aiuto di questa legge devono dimostrare competenze linguistiche, esperienza professionale, età e un legame con il paese. Per i lavoratori qualificati provenienti da paesi extra Ue sarà più semplice portare con sé il coniuge e i figli, ma anche i genitori e i suoceri. Il presupposto per il ricongiungimento familiare è tuttavia che sia garantito il sostentamento dei parenti e i genitori non possono richiedere prestazioni sociali.
Per gli imprenditori è ancora troppo poco. “È assolutamente necessario contrastare il declino demografico nei prossimi anni”, dice il presidente dell’Associazione federale delle associazioni imprenditoriali tedesche (BDA) Rainer Dulger, “senza lavoratori qualificati e lavoratori provenienti dall’estero non manterremo la nostra prosperità”.