Entro il 2025, l’Europa vanterà connettività di almeno 100 Mbps in ogni abitazione, anche rurale, e almeno una città metropolitana in ogni Stato membro avrà internet 5G entro il 2020
Spinta sul 5G e accesso alla banda larga per tutti, entro il 2020. Sono questi i capisalsi del piano telecom illustrato dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel discorso all’Europarlamento di Strasburgo sullo “Stato dell’Unione”.
Dopo aver ammesso che “l’Ue non è in gran forma” e attraversa una “crisi esistenziale”, aggravata dalla distanza tra istituzioni e cittadini e dopo aver parlato di disoccupazione, lotta al terrorismo, questione migrazione, evasione fiscale, etc, Jean-Claude Juncker, ha raccontato il futuro dell’Europa. Futuro che passa anche dalla diffusione della rete 5G e della banda larga. “Dobbiamo essere connessi. La nostra economia ne ha bisogno. La gente ne ha bisogno. Dobbiamo investire in connettività”, ha affermato il Presidente.
Tre gli obiettivi principali illustrati da Juncker sul tema e contenuti nell’European Electronic Communications Code: accesso alla connessione ultra-veloce (1 GB) per tutti i driver socio-economici, dalle pubbliche amministrazioni alle scuole e agli ospedali; connettività di almeno 100 Mbps in ogni abitazione, anche rurale entro il 2025; portare internet 5G in almeno una metropoli di ogni stato dell’Unione a partire dal 2020.
Insomma, l’Europa è pronta a dare una spinta all’innovazione, ma servono importanti investimenti privati. Saranno necessari, per raggiungere gli obiettivi al 2025, almeno 500 miliardi di euro: Bruxelles dovrebbe mettere sul piatto grandi investimenti, ma saranno i privati a fare la differenza. La buona notizia è che la cifra enorme è controbilanciata dalle stime sugli effetti benefici per prodotto interno lordo (910 miliardi) e lavoro (1,3 milioni di nuovi posti).
Altra iniziativa chiave è WiFi4E, che prevede, grazie ad un investimento di circa 120 milioni di euro, che le amministrazione pubbliche offrano punti di accesso alla rete gratuito ai residenti. La Commissione UE finanzierà l’attrezzatura e i costi di installazione con voucher, mentre gli enti pubblici dovranno pagare gli abbonamenti mensili e la manutenzione.