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musk reuters

Elon Musk e Sam Altman continuano a guerreggiare, ecco perché

OpenAi di Sam Altman ha dato mandato ai propri legali di attuare tutte le strategie processuali per fare in modo che l'ex socio Elon Musk sia "inibito da ulteriori azioni illegali e sleali" oltre a essere "ritenuto responsabile per il danno che ha già causato". Nuove cause miliardarie si prospettano all'orizzonte

C’è chi li definisce due geni, eppure date le loro baruffe social di fronte a milioni di persone, Sam Altman di OpenAi ed Elon Musk paiono spesso più simili a bambini travolti da un gioco che non sanno gestire.

Le liti tra i due uomini più importanti del panorama hi-tech americano sono note da tempo. Del resto l’astio di Musk pare risalire ai tempi del proprio incauto addio al parterre di investitori della software house di ChatGpt prima che questa sfondasse a livello mondiale. Inoltre, sembra essersi acuito dopo che Elon è stato di fatto escluso dal  progetto Stargate supportato dal presidente Donald Trump che punta a spendere circa 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per ampliare la potenza di calcolo necessaria ad alimentare le intelligenze artificiali.

LA BATTAGLIA (LEGALE E NON) TRA SAM ALTMAN ED ELON MUSK NON E’ FINITA

Esattamente un mese fa un giudice federale della California settentrionale aveva respinto la richiesta di ingiunzione per bloccare la trasformazione in atto avanzata dalla pletora di legali di Elon Musk. Un problema non di poco conto per la Big Tech sulla breccia dell’Intelligenza artificiale dato che, se l’uomo più ricco del mondo dovesse avere ragione, OpenAi vedrebbe sfumare la quasi totalità dei propri affari.

 

Secondo il magistrato della Corte distrettuale degli Stati Uniti Yvonne Gonzalez Rogers, Musk non è riuscito a fornire prove sufficienti per procedere con un’ingiunzione. Ma gli ha anche indicato una via alternativa. Nel respingere l’istanza, infatti, ha comunque affermato che Musk ha la possibilità di citare in giudizio OpenAI, dal momento che in passato sono stati utilizzati fondi pubblici per finanziare lo sviluppo della società di Altman. Per il magistrato  “si subisce un danno irreparabile quando il denaro pubblico viene utilizzato per finanziare la conversione di un’organizzazione non-profit in un’organizzazione a scopo di lucro”. La spada di Damocle su ChatGpt & soci insomma permane.

MUSK VOLEVA UNA OPENAI A SCOPO DI LUCRO?

“L’ultima azione legale intentata da Elon Musk contro OpenAi segna il suo quarto tentativo in meno di un anno di riformulare le sue rivendicazioni”, sbottano dall’azienda di Sam Altman. “Tuttavia, le sue parole e le sue azioni parlano da sole: nel 2017, Elon non solo voleva, ma ha effettivamente creato una struttura a scopo di lucro, come quella proposta da OpenAI. Quando non ha ottenuto la maggioranza azionaria e il pieno controllo, se n’è andato dicendoci che avremmo fallito. Ora che OpenAI è il principale laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale ed Elon gestisce un’azienda concorrente, chiede al tribunale di impedirci di perseguire efficacemente la nostra missione”.

OPEN AI TUONA CONTRO MUSK

E dato che le schermaglie non sembrano destinate ad aver fine, in un post pubblicato proprio sul social di Musk, X, OpenAI ha scritto che “i continui attacchi di Musk a OpenAi, culminati recentemente nel falso tentativo di acquisizione progettato per disturbare il futuro” della software house responsabile di ChatGpt “devono cessare”.

 

Il tweet della realtà di Sam Altman fa riferimento alla recente offerta d’acquisizione da circa 97,4 miliardi che Elon Musk ha inoltrato all’ex startup affermando che “è tempo che OpenAi torni alla forza open-source, focalizzata sulla sicurezza, che era una volta”. Una acquisizione ostile per il consiglio di amministrazione della realtà che ha creato l’Intelligenza artificiale per antonomasia, ChatGpt, che infatti l’ha respinta all’unanimità.

OpenAi ha anche dato mandato ai propri legali di attuare tutte le strategie processuali per fare in modo che Musk sia “inibito da ulteriori azioni illegali e sleali” oltre a essere “ritenuto responsabile per il danno che ha già causato”. Nuove cause miliardarie, insomma, si profilano all’orizzonte dimostrando che l’intelligenza umana è senz’altro più litigiosa di quella artificiale.

 

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