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Elicotteri, che cosa farà Leonardo con Lockheed Martin?

Cosa emerge dal White Paper “La centralità della relazione transatlantica per il settore Aerospace & Defense” elaborato dalla Camera di Commercio Americana in Italia e che cosa ha scritto il Sole sull'ipotesi di collaborazione per un nuovo elicottero di quinta generazione fra Leonardo e Lockheed Martin

 

Si spenderà di più per la difesa.

Nonostante la crisi innescata dal Covid-19, la crescente instabilità geopolitica ha determinato, in vista delle possibili sfide future, un tendenziale incremento delle spese per la sicurezza a livello globale.

È quello che emerge dal White Paper “La centralità della relazione transatlantica per il settore Aerospace & Defense” elaborato dal gruppo di lavoro Aerospace & Defence della Camera di Commercio Americana in Italia.

La spesa militare globale ha raggiunto circa 2 trilioni di dollari nel 2019 – pari al 2% del Pil mondiale – in crescita del 7,2% rispetto al 2010, evidenzia il rapporto. Circa i due terzi degli investimenti militari globali sono concentrati in cinque paesi: Stati Uniti, Cina, India, Russia e Arabia Saudita.

Gli Stati Uniti sono i leader mondiali con una spesa militare pari a 732 miliardi di dollari nel 2019, in crescita rispetto agli anni precedenti.

Tendenza diversa in Italia, dove il bilancio della difesa ammonta a 26,8 miliardi di euro con una crescita nulla o moderata.

“D’altra parte, le stime suggerivano una decrescita della spesa militare italiana anche prima della crisi con tagli previsti nel decennio 2020-30 a causa della debole situazione economica e dell’elevato debito pubblico” sottolinea il rapporto.

Per quanto riguarda invece la relazione transatlantica, in ambito difesa, tra Italia e Stati Uniti esiste un partenariato di lunga durata in particolare per il settore aeronautico. Sebbene l’Italia sia tra i principali sostenitori dell’integrazione europea nel campo della difesa, il report evidenzia che “al tempo stesso, la relazione strategica con il partner americano è stata costantemente valorizzata in un’ottica di complementarità e rafforzamento del posizionamento italiano in ambito internazionale”. Pertanto, ciò ha consentito al nostro paese di acquisire un ruolo di leadership europea nell’ambito delle capacità operative che richiedono sistemi d’arma aerei di quinta generazione. Il riferimento è al programma F-35. L’Italia è infatti partner di Livello II del programma Joint Strike Fighter (Jsf), cacciabombardiere assemblato da Leonardo (ex Finmeccanica) per conto di Lockheed Martin nello stabilimento Faco di Cameri (Novara) dell’Aeronautica gestito da Leonardo.

Tutti i dettagli.

IL MERCATO DELLA DIFESA NEGLI USA

Guardando al mercato della difesa statunitense, prima della crisi Covid, il piano 2018-2024 del Dipartimento della Difesa americano (DoD) vedeva un continuo aumento del budget militare.

L’obiettivo è difendere la supremazia statunitense nel settore difesa contro l’avanzata di Russia e Cina, con conseguente ammodernamento in tutti i segmenti del mercato: da 727,9 miliardi di dollari nel 2020 a 756,7 miliardi di dollari nel 2024 (CAGR +1%).

Tuttavia, la crisi innescata dalla pandemia ha modificato questo scenario e si stima che il budget per la difesa degli Stati Uniti subirà una contrazione nel periodo 2022-25, con probabili conseguenze sui programmi non ancora approvati e su quelli di innovazione e aggiornamento previsti.

L’IMPATTO DELLA CRISI COVID SUL BUDGET ITALIANO PER LA SPESA MILITARE

Passando invece al nostro paese, l’Italia prevedeva una decrescita della spesa militare già prima della crisi, con tagli nel decennio 2020-30 a causa della debole situazione economica e dell’elevato debito pubblico. Anche se la Legge di Bilancio 2020-2022 aveva previsto per il 2020 un budget militare pari a 22,9 miliardi di euro – il 7% in più rispetto al 2019 – e una riduzione dell’1% nella spesa militare nei successivi due anni: 22,3 miliardi di euro al 2022 (-1% rispetto al 2020).

Ma l’impatto del Covid sul budget militare italiano è ancora incerto, secondo il rapporto. La nostra difesa potrebbe beneficiare dal piano di ripresa economica del paese in quanto settore chiave per l’occupazione e lo sviluppo del sistema produttivo.

La digitalizzazione crescente delle forze armate richiede sistemi altamente integrati e controllabili a distanza, offrendo nuove opportunità per Original Equipment Manufacturers (OEM) e piccoli players e generando una crescita della spesa globale in cyber security procurement – +8% CAGR fino al 2026 – con conseguenti opportunità anche per gli attori della filiera italiana che offrono tali servizi per la difesa, come per esempio Leonardo.

Pertanto, secondo il gruppo di lavoro dell’Amcham, un rafforzamento delle collaborazioni transatlantiche con gli Stati Uniti potrebbe costituire uno stimolo all’innovazione oltre a rappresentare una rilevante fonte di volumi di attività per il settore A&D italiano.

GLI INVESTIMENTI ITALIANI IN NUOVI PROGRAMMI DI DIFESA

Gli investimenti italiani in nuovi programmi di difesa nel 2019 erano nettamente inferiori in proporzione a quelli di potenze come gli Usa – circa il 19% contro circa il 34% del budget nazionale (Figura A14).

Nel frattempo, la Difesa italiana ha pubblicato il documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2020-2022 che “prevede l’avvio di 40 programmi di ammodernamento che, in aggiunta alla programmazione già operante, determinano uno sforzo, in termini di investimento, per volumi superiori a 5 miliardi di euro per ciascun anno”, ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in audizione alla Camera. Facendo eco a quanto detto dal generale Enzo Vecciarelli, capo di Stato maggiore della Difesa, sentito in commissione Difesa di Camera e Senato la scorsa settimana.

 

RAFFORZARE LA COLLABORAZIONE TRANSATLANTICA

Secondo il report, un rafforzamento delle collaborazioni transatlantiche con gli Stati Uniti potrebbe costituire uno stimolo all’innovazione oltre a rappresentare una rilevante fonte addizionale di volumi di attività per il settore aerospazio & difesa italiano.

Dal punto di vista italiano tali relazioni sono fondamentali infatti per la sostenibilità futura della filiera poiché facilitano la partecipazione delle aziende nazionali ai grandi programmi di sviluppo che gli Stati Uniti sono in grado di finanziare, come la nuova generazione di elicotteri (Future Vertical Lift), il volo ipersonico e le grandi missioni spaziali della Nasa.

Senza dimenticare che le imprese di origine statunitensi hanno già un peso rilevante nel settore aeronautico nazionale grazie alla presenza di grandi multinazionali, quali ad esempio Boeing, Avio Aero, Collins, Northrop Grumman e Lockheed Martin, evidenzia il rapporto.

UN NUOVO ELICOTTERO DI QUINTA GENERAZIONE?

Sembra che l’Italia stia andando proprio nella direzione auspicata nel report. Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore ha scritto che “il ministero della Difesa ha chiesto a Leonardo di studiare insieme a Lockheed Martin un’ipotesi di collaborazione industriale per un nuovo elicottero di quinta generazione. Lo studio, secondo fonti autorevoli, è stato commissionato in seguito a una proposta di collaborazione fatta dal gruppo americano nel corso di incontri a Roma con i vertici di Leonardo e con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Lockheed ha proposto all’ex Finmeccanica di essere partner nello sviluppo di un elicottero di taglia media, civile e militare. Troverebbe applicazione la tecnologia X-2 del doppio rotore coassiale sviluppata dalla controllata Sikorsky nel programma «Future vertical lift», finanziato dalla Difesa Usa. Leonardo, interpellata, non ha commentato. La prima reazione di Leonardo però sarebbe stata tiepida perché un nuovo elicottero potrebbe cannibalizzare altri progetti del gruppo, a partire dal nuovo Mangusta (Aw249 o Nees), che è in ritardo di due anni e beneficia di oltre 1,1 miliardi di euro di finanziamento statale. Ai militari invece l’idea piace, perché il nuovo elicottero sarebbe più potente e più veloce del Mangusta”.

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