Il Tar del Lazio ha deluso Elettronica confermando l’esito della gara per lo scudo anti-drone per l’aeroporto di Fiumicino.
Era il 13 maggio 2022 quando Adr ha pubblicato il bando di gara per affidare in appalto la fornitura e la manutenzione di un sistema antidroni per controllare tutto il perimetro dell’aeroporto romano.
Ad aggiudicarsi la gara è stato il gruppo di imprese guidato dall’israeliana Rafael Advanced Defense Systems, di proprietà statale, che batte Elettronica spa, azienda italiana nel settore Electronic Warfare, arrivata seconda. Rafael è l’azienda dietro l’Iron Dome: il sistema di difesa aerea anti-missile, fulcro della difesa di Israele, progettato per intercettare razzi, proiettili di artiglieria e missili a corto raggio.
Al centro della gara c’è proprio una sorta di Iron Dome contro i droni per coprire il perimetro dell’aeroporto romano in grado di individuare e segnalare in tempo reale non solo i droni ma anche qualsiasi corpo estraneo. “È un progetto a uso civile che però usa tecnologia di derivazione militare applicabile a qualsiasi situazione di conflitto come lanci di missili o droni kamikaze”, specificava il mese scorso Repubblica.
Il successivo 23 dicembre Adr ha siglato il contratto con l’azienda israeliana, ma l’azienda romana si oppone all’esito della gara inoltrando il ricorso al Tar.
A due anni di distanza il Tar del Lazio si è pronunciato: nessuna illegittimità nella procedura che ha portato all’aggiudicazione al Rti Rafael Advanced Defence System Ltd della gara di Aeroporti di Roma per la progettazione, fornitura e manutenzione di un sistema anti-drone presso l’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino.
È quanto ha deciso il tribunale amministrativo con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto da Elettronica Spa.
Tutti i dettagli.
IL RICORSO PRESENTATO DA ELETTRONICA SPA PER LO SCUDO ANTI-DRONE DI FIUMICINO
Con il primo motivo di ricorso Elettronica Spa (l’azienda controllata al 35,4 dalla famiglia Benigni e partecipata da Leonardo al 31,3% e dalla francese Thales al 33,3%) lamentava l’illegittimità dell’aggiudicazione prospettando che la sua concorrente fosse priva delle certificazioni richieste per far si che il suo sistema potesse essere installato ed operare in un ambiente aeroportuale civile.
LA DECISIONE DEL TAR
Secondo il Tar però “la documentazione versata in atti da Elettronica non è idonea a dimostrare che il sistema anti-droni offerto dal Rti Rafael costituisca materiale di armamento insuscettibile di essere utilizzato in ambiente aeroportuale civile”; ecco che allora “stante l’irrilevanza e l’inconferenza della documentazione prodotta da Elettronica a sostegno della censura articolata con il primo mezzo di gravame, il Collegio non reputa raggiunto il principio di prova richiesto per l’attivazione dei poteri istruttori riservati all’Autorità giudiziaria amministrativa”.
Quanto all’interpretazione dello specifico capitolato tecnico, il Tar ha ritenuto che dalla legge di gara “emerge come la stazione appaltante non abbia richiesto ai partecipanti di comprovare il possesso delle certificazioni necessarie per installare e operare il sistema anti-droni in ambiente aeroportuale civile già al momento della presentazione dell’offerta”, bensì ha solo concesso ai concorrenti “la possibilità di adoperarsi per conseguire le richieste certificazioni successivamente alla presentazione dell’offerta”.
DUAL USE IL RADAR OFFERTO DALL’ISRAELIANA RAFAEL
Quanto al motivo di ricorso con il quale è stata contestata la legittimità del provvedimento di aggiudicazione in quanto il radar offerto dal Rti Rafael rientrerebbe nell’elenco dei beni militari individuati dal Ministero della Difesa, il Collegio ha ritenuto che, sulla scorta degli atti, la specifica configurazione e composizione del radar offerto dal RTI Rafael “è dunque possibile escludere che tale prodotto sia classificabile come materiale d’armamento”.
SVENTATO UN CASO DIPLOMATICO
Dopo due anni, lo scalo aeroportuale di Fiumicino potrà dunque contare sul suo scudo anti-drone.
Non solo, con la decisione del Tar a favore di Rafael è stato evitato anche l’insorgere di un caso diplomatico tra Italia e Israele. Come ricordava Repubblica, “Rafael infatti lavora per conto dello stato israeliano e mette nero su bianco che l’eventuale disclosing dei suoi dati e dei suoi progetti potrebbe arrecare un danno alla società e soprattutto coinvolgere dati sensibili per la difesa di Israele. Insomma potrebbe portare alla revoca della licenza di esportazione del sistema anti droni in parte applicabile a Fiumicino e alla compromissione delle relazioni diplomatiche tra Italia e Israele”.