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Garante Metaverso

Ecco perché il Garante Privacy mette in guardia dal metaverso

"Il rischio è che la libertà di dare forma al proprio mondo, promessa dal metaverso, sia solo apparente e nasconda, invece, un’eterodirezione delle scelte indotta dal microtargeting", secondo il Garante Privacy

Nel metaverso siamo a rischio di “una vera e propria egemonia culturale” in assenza di correttivi adeguati.

Lo ha detto il Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, intervenuto il 30 gennaio al convegno “Il Metaverso tra utopie e distopie: orizzonti e sfide della protezione dei dati”.

Finora il metaverso e la sua adozione sono stati oggetto di ampio dibattito, dal momento che si trova ancora nelle sue fasi iniziali. Secondo Gartner, entro il 2026 una persona su quattro trascorrerà almeno un’ora al giorno in questo spazio virtuale (anche collettivo), in cui realtà fisica e digitale convergono in un’esperienza immersiva, capace di restituire persino percezioni sensoriali.

Il metaverso, come nuova dimensione non solo spazio-temporale ma esistenziale, ha confini mobili e riproporrà opportunità ma anche rischi e problematiche emersi con l’internet “tradizionale” ha sottolineato il Garante Privacy. “La personalizzazione dei contenuti propria del Metaverso lascerà emergere, verosimilmente, nuove istanze di tutela, a fronte di nuove vulnerabilità e persino nuove soggettività, come quella del gemello digitale in cui si proietterà il nostro io”, ha evidenziato Stanzione.

Tutti i dettagli.

COME SARÀ IL METAVERSO SECONDO IL GARANTE PRIVACY

Secondo il presidente dell’authority “si tratterà di una dimensione (articolata anche su plurime piattaforme) caratterizzata da un’interattività persistente, tridimensionale e dunque ancor più credibile, ubiqua e trasversale, in cui è possibile agire e interagire mediante ologrammi che costituiscono veri e propri tramiti digitali del sé. La definizione di virtuale, per questo nuovo spazio, accentuerà ancor più il suo significato etimologico di potenziale, di possibilità suscettibile di realizzazione”.

EVITARE CHE “DEGENERI IN UN LUOGO ANOMICO”

“Sarà determinante la verifica di un monitoraggio non troppo invasivo dell’utente” e “l’impostazione tecnologicamente neutra del Gdpr (General data protection regulation ndr) potrà fornire una regolazione tendenzialmente completa sui principali aspetti di questo mondo nuovo, soprattutto grazie all’approccio basato sul rischio, determinante per modulare le tutele sulle caratteristiche di una realtà in continua evoluzione”, ha spiegato Stanzione.

“Quale che sia il modello cui si orienterà lo sviluppo del metaverso – ha dunque sottolineato il Garante – è indispensabile l’adozione di alcune garanzie essenziali, volte a impedire che questa dimensione altra, da spazio utopico del possibile, degeneri in un luogo anomico dove impunemente violare diritti”.

VOLUME DI DATI INCOMPARABILE CON QUELLA DEL WEB

Più nello specifico, ha aggiunto Stanzione, “la trasversalità e molteplicità delle esperienze suscettibili di realizzazione e il volume delle informazioni che potranno generarsi nel Metaverso determineranno una raccolta di dati personali non comparabile con quella del web, per quantità ma anche per qualità. Vi saranno, infatti, compresi anche dati biometrici veicolati, tra gli altri, da dispositivi indossabili, di cui va impedito ogni utilizzo abusivo. La rilevanza qualitativa e quantitativa dei flussi di dati indurrà a ripensare by design il sistema di raccolta del consenso e le garanzie di trasparenza negli obblighi informativi”.

NECESSARIE NUOVE ISTANZE DI TUTELA

Inoltre, secondo il Garante “va considerato l’impatto che potrà avere la (già progettata) sostituzione dei visori con un’ interfaccia neurale, capace di proiettare questo mondo virtuale direttamente nel cervello, ovvero nella regione del corpo più delicata perché irriducibile a mera biologia, quale correlato neurale della coscienza. E questo, in contesto in cui le neurotecnologie potrebbero, in un futuro non lontano, leggere i pensieri, decodificando i dati neurali con sistemi di brain reading. L’ingresso della tecnica in quell’inner world in cui neppure il più coercitivo dei poteri si era spinto, non può che suscitare, dunque, nuove istanze di tutela”.

VERSO UNA VERA E PROPRIA EGEMONIA CULTURALE?

Pertanto, “Il rischio è che la libertà di dare forma al proprio mondo, promessa dal Metaverso, sia solo apparente e nasconda, invece, un’eterodirezione delle scelte indotta dal microtargeting”, ha puntualizzato Stanzione. “In assenza di correttivi adeguati, la capacità di orientamento propria della selezione dei contenuti proposta dagli algoritmi rischia infatti di divenire, in un’esperienza virtuale così pervasiva, una vera e propria egemonia culturale”.

PER IL GARANTE OCCORRE UN METAVERSO ANTROPOCENTRICO

Infine, per il Garante della Privacy Pasquale Stanzione c’è il dovere di promuovere “un’innovazione sostenibile e non democraticamente regressiva”, affinché il Metaverso, “guidato in direzione antropocentrica” possa rappresentare “quell’eterotopia capace, come la nave in Foucault, di dischiudere orizzonti di senso”.

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