Sulle intercettazioni, la “vera scommessa della riforma dipende da come verrà garantita l’effettiva impermeabilità dell’archivio”.
Lo ha sostenuto il Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, in audizione presso la commissione Giustizia del Senato nell’ambito di una indagine conoscitiva sulle intercettazioni. Da giorni infatti si parla della riforma delle intercettazioni come anticipato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in Senato durante l’informativa sull’amministrazione della giustizia. “È necessaria una riforma sulle intercettazioni, ma senza scontri tra politica e magistratura”, ha detto da Algeri anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Per il Garante Privacy, “nel riformare la disciplina delle intercettazioni il legislatore ha il delicatissimo compito di coniugare il diritto alla riservatezza con le esigenze investigative, il diritto di difesa e, con riferimento alla circolazione extraprocessuale, il diritto di e all’informazione”.
INTERCETTAZIONI, BENE DISCIPLINA ATTUALE
Se attuata con rigore, la nuova disciplina sulle intercettazioni “può effettivamente contribuire a limitare la circolazione endoprocessuale di dati personali eccedenti” ha evidenziato Pasquale Stanzione, in audizione presso la commissione Giustizia del Senato nell’ambito di una indagine conoscitiva sulle intercettazioni.
“La disciplina vigente dal 2020 contiene misure importanti volte a limitare la circolazione endoprocessuale delle intercettazioni eccedenti le esigenze investigative pur nel rispetto del contradditorio per e sulla prova”, ha spiegato il presidente dell’authority. “Esse – ha proseguito – recepiscono un’esigenza di garanzia condivisa anche dalla stessa magistratura, come dimostrano le direttive emanate da alcune Procure nel 2016, nonché le buone prassi indicate dall’organo di governo autonomo nel luglio dello stesso anno”.
“Particolarmente rilevante – ha aggiunto – è la prevista esclusione, rimessa al dovere di vigilanza del pubblico ministero della trascrivibilità di dati sensibili irrilevanti e di contenuti lesivi della reputazione, nonché la devoluzione di tali dati e delle conversazioni inutilizzabili all’archivio digitale”.
GARANTIRE IMPERMEABILITÀ DELL’ARCHIVIO SU CLOUD
“Ciò presuppone naturalmente, soprattutto per la conservazione in archivio dei contenuti stralciati, l’adozione di regole di sicurezza adeguate e conformi a quelle indicate dal Garante. La vera scommessa della riforma dipende, molto, da come verrà garantita l’effettiva impermeabilità dell’archivio”, ha detto ancora Stanzione.
“È pericoloso l’utilizzo di sistemi cloud per l’archiviazione, addirittura in stati extra-europei dei dati captati. La delocalizzazione dei server in territori non soggetti alla giurisdizione nazionale costituisce un evidente vulnus non soltanto nella tutela dei diritti degli interessati ma anche per la stessa efficacia e segretezza dell’azione investigativa” ha sottolineato il presidente dell’Autorità.
ATTENZIONE ALL’UTILIZZO DEI TROJAN
Per quanto riguarda i “trojan”, questi “vanno utilizzati ma stando sempre attenti alle modalità di utilizzo” ha precisato il Garante Privacy. Stanzione ha specificato che i trojan “devono riguardare sempre e soltanto il destinatario dell’autorizzazione giudiziaria e non interferire su piattaforme accessibili a tutti come le app spie, questo – ha concluso – non va proprio bene”.
NESSUN ABUSO DAL 2020
Infine, “Dal 2020 non registriamo violazione dati personali” ha assicurato il Garante, rispondendo alla domanda riguardo il pericolo di pubblicazioni illegittime sui giornali di contenuti processualmente irrilevanti lesivi della privacy dall’entrata in vigore della nuova normativa sulle intercettazioni (legge Orlando-Bonafede di settembre 2020). Sui numeri dal 2000 al 2020 (anno in cui è iniziato l’incarico dell’attuale collegio del Garante), Stanzione ha detto di non poter essere preciso assicurando però che “non sono moltissimi” e che l’Autorità interviene ex post.