L’Italia comprerà altri 25 F-35, i caccia di quinta generazione prodotti dalla statunitense Lockheed Martin.
Il dicastero guidato dal ministro Guido Crosetto ha pubblicato e trasmesso al Parlamento il documento programmatico pluriennale (Dpp) per la Difesa per il triennio 2024-2026. Quest’ultimo mette nero su bianco la decisione di incrementare la flotta italiana di F-35 passando da 90 a 115 velivoli complessivi. Altri 25 caccia dunque per una spesa aggiuntiva di 7 miliardi di euro.
Il governo Meloni ha così accolto l’appetto delle forze armate: l’anno scorso il generale di Squadra aerea Luca Goretti, capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare, nel corso dell’audizione in commissione Difesa alla Camera parlando delle linee programmatiche della forza armata, aveva auspicato di “Ripristinare il numero di caccia F-35 originario: erano 131 prima del taglio a 90”.
E ora non si torna ai 131 cacciabombardieri originari del 2009 ma ci si avvicina.
Nel frattempo, il nostro paese potenzierà anche le armi a bordo di alcuni dei suoi F-35. Lo scorso 4 luglio il governo ha trasmesso la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 4/2023, denominato ”Joint Strike Fighter (JSF) – Armamento F-35B MM” (A.G. 173), relativo all’acquisizione dell’armamento necessario alla Full Operational Capabilities (FOC) della componente aerotattica imbarcata di quinta generazione.
Tutti i dettagli.
IL PROGRAMMA F-35 NEL DPP DELLA DIFESA 2024-2026
Come si legge nel Dpp 2024-2026, l’Italia ha disposto “il potenziamento della flotta F-35 Joint Strike Fighter, con l’ulteriore acquisizione di 15 F35-A e 5 F35-B, congiuntamente al relativo supporto logistico”.
Prodotto dall’americana Lockheed Martin, l’F-35 Lightning II è un velivolo caccia di quinta generazione, multiruolo (cioè capace di svolgere tutte le missioni della dottrina aeronautica), con spiccate caratteristiche stealth (bassa osservabilità da parte dei sistemi radar) e net-centriche (interconnessione di tutti i sistemi di comunicazione, informazione e scambio dati a disposizione). L’F-35B è la versione Stovl (a decollo corto e atterraggio verticale) del caccia di quinta generazione Joint Strike Fighter. La Marina ha ordinato un totale di 15 caccia F-35B. Anche l’Aeronautica militare ha ordinato lo stesso quantitativo del modello B, oltre a 60 F-35A Ctol (a decollo convenzionale).
“Nel Documento Programmatico Pluriennale (DPP) 2023-2025 erano previste tre tranche di acquisizione denominate Fase 1, 2a e 2b; allo stato attuale, in considerazione del mutato scenario geopolitico e dei potenziali risvolti operativi è stata prevista un ulteriore fase denominata 3” precisa il documento.
LA FASE 1
A questo proposito si ricorda che “gli oneri della Fase 1 (fabbisogno complessivo di 7,06miliardi di euro) hanno soddisfatto le esigenze di acquisizione dei primi 28 velivoli, dei relativi motori, equipaggiamenti, aggiornamenti periodici e supporto logistico fino al 2022, nonché la realizzazione del Polo Trivalente di Cameri e la predisposizione dei siti nazionali (Amendola, Ghedi, Nave Cavour)”.
LA FASE 2
Passando alla Fase 2, il Dpp spiega che “la Fase 2a (fabbisogno complessivo di 4,2 miliardi di euro) ha previsto l’acquisizione di ulteriori 27 velivoli e dei relativi motori, equipaggiamenti e aggiornamenti periodici, nonché la necessaria crescita del supporto logistico fino al 2030”.
Nel corso del 2022 è stata avviata la Fase 2b (fabbisogno complessivo di 7 miliardi di euro), relativa all’acquisizione di ulteriori 35 velivoli (portando la flotta nazionale di F-35 ad un totale complessivo di 90 velivoli) e dei relativi motori, equipaggiamenti, aggiornamenti periodici e supporto logistico fino al 2032, oltre l’attivazione di 2 ulteriori siti (Grottaglie e Decimomannu). Gli oneri previsti per le Fasi 1, 2a e 2b sono in armonia con la pianificazione finanziaria generale di programma.
LE RISORSE PREVISTE PER LA FASE 3
Alla luce di quanto realizzato finora, la Difesa segnala che “In ottemperanza agli indirizzi politici volti a soddisfare le esigenze operative delle Forze Armate”, si darà corso “all’avvio della Fase 3 per l’acquisizione di ulteriori 25 velivoli (fabbisogno complessivo stimato di 7 miliardi di euro) e dei relativi motori, equipaggiamenti, aggiornamento periodico e supporto logistico fino a prevedibilmente il 2035, portando la flotta nazionale ad un totale di 115 velivoli”.
Pertanto, il programma ha ricevuto una necessaria integrazione di 1,9 miliardi di euro attraverso risorse a “fabbisogno” recate dalla Legge di Bilancio 2024.
LA POSIZIONE DELLA DIFESA
“Nonostante questo dimensionamento sia ancora inferiore rispetto all’obiettivo iniziale di 131 velivoli, autorizzato dal Parlamento nel 2009 e ancora corrispondente all’esigenza operativa delle Forze Armate, l’incremento migliorerà il posizionamento geopolitico dell’Italia nel contesto europeo della sicurezza e manterrà omogenei i costi del Polo europeo di Cameri all’impianto in Usa. Inoltre, si procederà anche all’attivazione di un ulteriore sito (Nave Trieste)” assicura la Difesa.
A questo proposito, va rammentato che la struttura gestita da Leonardo a Cameri è l’unico sito di assemblaggio e checkout finale per gli F-35 in Europa. Si tratta di un sito tri-funzionale (produzione delle ali, assemblaggio velivoli – Final Assembly and Check out e MRO&U) dove si effettuano le attività di manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento degli F-35 della regione euro-mediterranea. La struttura è responsabile dell’assemblaggio degli F-35A/B dell’Aeronautica Militare Italiana e della Marina Militare Italiana, nonché dei velivoli per le forze aeree olandesi.
LE RICADUTE INDUSTRIALI ED ECONOMICHE
Infine, tornando agli F-35 italiani, al 31 dicembre 2023, il programma ha generato ricadute tecnologiche, industriali ed economiche nazionali per un valore di circa 4,7 miliardi di euro (5,17 miliardi al 31 dicembre 2021 dal Dpp 2023-2025), con un ulteriore contributo di circa 1,64 miliardi di euro per l’attivazione dei siti e l’implementazione della Faco, segnala il Dpp.
“La maturità raggiunta dallo stabilimento di Cameri prospetta ulteriori benefici economici, poiché diventa un punto di riferimento per le flotte F-35 nella regione europea e per altri Paesi alleati e amici” conclude il Dpp della Difesa 2024-2026.