Mentre si chiude un anno particolarmente agitato sul versante politico/istituzionale, negli ultimi giorni il Presidente del Consiglio si è trovato a dover nominare due nuovi Ministri – spacchettando le deleghe -in un dicastero che è di fondamentale importanza per il nostro futuro e che troppo spesso è invece trascurato. Proprio l’Ocse nel Rapporto annuale sullo stato di salute della nostra istruzione e formazione a tutti i livelli ci ha posto in fondo alle graduatorie.
Secondo l’indagine 2018 solo in matematica i quindicenni italiani risultano in media con gli altri Paesi; per il resto l’Italia è abbondantemente sotto e addirittura tra il 23esimo e il 29esimo posto per capacità di lettura. Si confermano il divario tra Nord e Sud, tra maschi e femmine e tra licei e istituti professionali. I ragazzi italiani non migliorano nella capacità di leggere e comprendere un testo, un’emergenza nota da tempo e che era già emersa anche nell’ultimo rapporto Invalsi sugli studenti di terza media. Se si guarda alle superiori, siamo sempre sotto la media nel confronto internazionale. E peggioriamo rispetto a rilevazioni di dieci anni fa o del 2000. Dunque ci troviamo in una situazione di forte allarme con la prospettiva di breve e medio termine di rimboccarci le maniche per non rimanere schiacciati .
Dobbiamo assumerci la responsabilità di adottare strumenti nuovi per recuperare. L’Ocse ha lanciato la Bussola degli Apprendimenti 2030, che è stata co-creata con una comunità globale di multi-stakeholder appartenenti a più di 30 Paesi. La bussola degli apprendimenti Ocse 2030 delinea una nuova visione del futuro nel quale gli studenti con la loro “azione” forgeranno un futuro migliore. La bussola definisce anche i tipi di competenze di cui gli studenti avranno bisogno per orientarsi in un mondo che sta diventando sempre più volatile, incerto, complesso e ambiguo (spesso rappresentato come “VUCA”, Volatile, Uncertain, Complex and Ambiguous) ad opera dell’accelerazione dei cambiamenti tecnologici, economici, sociali e culturali. Il senso dell’azione e i tipi di competenze a cui mira la Bussola degli Apprendimenti 2030 sono rappresentati da quelle qualità umane che si ritiene non siano facilmente sostituibili dall’intelligenza artificiale e che quindi rimangono costitutivi della qualità dei valori umani.
L’Ocse lavora con i vari Paesi anche per dirimere le questioni relative al curricolo che studenti, insegnanti, scuole, leader distrettuali, rappresentanti dei governi nazionali e regionali si trovano oggi ad affrontare. Queste questioni includono: il sovraccarico del curriculum, lo scarto tra il curriculum di oggi e le esigenze future, la flessibilità e l’autonomia del curriculum, l’integrazione dei valori nel curriculum, la garanzia di equità nell’innovazione del curricolo e la garanzia di un’ efficace implementazione.
Nell’analizzare questi problemi, sono emersi 12 principi relativi alla progettazione che possono considerarsi duraturi e adatti ai diversi Paesi e alle differenti culture. I curricoli dell’ordinamento scolastico italiano sono stati oggetto di riforma in momenti diversi: nel 2012 per quanto riguarda il primo ciclo di istruzione e nel 2010 per il secondo ciclo.
Va ricordata, tuttavia, la recente riforma dei percorsi dell’istruzione professionale, rinnovati nel 2017 al fine di renderli più consoni ad un rapido inserimento degli studenti nel mondo del lavoro. Per il primo ciclo è stato senz’altro privilegiato un approccio coordinato e integrato degli ambiti disciplinari, i quali concorrono unitariamente alla definizione degli obiettivi di apprendimento e dei traguardi delle competenze. Invece, i curricoli del secondo ciclo si caratterizzano ancora, timidamente ad eccezione di quelli dell’istruzione professionale, per una marcata separazione disciplinare che rende difficile cogliere il reale contributo di ogni disciplina alla definizione del profilo culturale in uscita di ogni percorso di studi. SBRIGHIAMOCI.