Il colosso social fondato da Mark Zuckerberg (che riunisce le piattaforme Facebook e Instagram) finisce nel mirino anche dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in Italia.
L’Agcom ha inviato a Meta Platforms una richiesta di osservazioni sull’informazione politica. La mossa è la conseguenza dell’esposto inviato all’authority presieduta da Giacomo Lasorella firmato da 43 parlamentari parlamentari, tra Camera e Senato, di maggioranza ed opposizione, per chiedere che ai colossi che gestiscono i social sia imposta maggiore trasparenza, come fu anticipato da Policy Maker.
“A partire dal 2021, la multinazionale Meta ha iniziato progressivamente a implementare una policy di controllo diretto sull’informazione politica, sociale e civica, prodotta inizialmente per la sua piattaforma principale, Facebook, e poi estesa a Instagram e Threads” si legge nell’esposto presentato all’Agcom che ha portato alla richiesta di informazioni da parte dell’autorità italiana.
E non è nemmeno la prima azione nei confronti del gruppo di Menlo Park in questa direzione.
A fine aprile la Commissione europea ha avviato infatti un procedimento formale per valutare se Meta, fornitore di Facebook e Instagram, potrebbe aver violato il Dsa non ricorrendo a misure adeguate contro la disinformazione sulle sue piattaforme in vista delle elezioni del Parlamento europeo del prossimo mese.
Tutti i dettagli.
COME SI È MOSSA L’AGCOM NEI CONFRONTI DI META
Il Consiglio dell’Agcom, nella riunione di ieri, ha analizzato la segnalazione pervenuta dal dott. Leonardo Cecchi e da altri firmatari, di cui 43 esponenti politici e 5 giornalisti, con la quale si evidenzia “una possibile violazione del Titolo VI, art. 30 della delibera n.90/24/CONS da parte della società Meta Platforms, Inc.” È quanto si legge nella nota dell’Agcom pubblicata il 22 maggio.
In particolare, viene segnalata da parte di Meta, prosegue la nota “l’implementazione, sin dal 2021, di policy mirate al controllo dell’informazione politica, sociale e civica che si tradurrebbe in alterazioni della visibilità dei contenuti nei confronti degli utenti delle piattaforme Facebook, Instagram e Threads. Inoltre, i segnalanti sottolineano che le specifiche modalità con le quali Meta opera tali decisioni sono sconosciute”.
RICHIESTA DI INFORMAZIONI
All’esito dell’analisi dell’esposto, il Consiglio ha deciso, con l’astensione della Commissaria Elisa Giomi, “di trasmettere una richiesta di informazioni e osservazioni in merito a quanto segnalato alla Società Meta Platforms Ireland Limited, ai sensi della delibera 90/24/CONS relativa alle “Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo spettanti all’Italia fissata per i giorni 8 e 9 giugno 2024”.
IL QUADRO NORMATIVO
L’articolo 30, prevede, infatti, che “Le piattaforme online sono tenute ad assumere ogni utile iniziativa volta ad assicurare il rispetto dei principi di tutela del pluralismo della libertà di espressione, dell’imparzialità, indipendenza e obiettività dell’informazione”.
L’ASSIST ALLA COMMISSIONE EUROPEA
Considerato inoltre il procedimento avviato dalla Commissione europea il 30 aprile scorso nei confronti della stessa Meta per la presunta violazione del Digital Services Act (Dsa) — conclude la nota dell’Agcom — il Consiglio ha assunto all’unanimità la decisione che l’Autorità, in qualità di Coordinatore dei Servizi Digitali (Dsc) per l’Italia, trasmetterà la segnalazione e le informazioni provenienti dalla società Meta, non appena disponibili, alla Commissione europea”.
L’INDAGINE AVVIATA DA BRUXELLES
Come detto all’inizio, il 30 aprile l’esecutivo europeo ha avviato un procedimento formale per valutare se Meta abbia violato il Dsa sulla protezione dell’integrità delle elezioni Europee.
Sono tre gli aspetti sui quali la Commissione ha chiesto con urgenza una risposta di Meta: “Moderazione pubblicitaria inadeguata sfruttata per interferenze e truffe straniere; inadeguato accesso ai dati per monitorare le elezioni; strumento non conforme per segnalare contenuti illegali”.
LE PAROLE DELLA COMMISSARIA VESTAGER
“Se non possiamo essere sicuri di poterci fidare dei contenuti che vediamo online, corriamo il rischio di finire per non credere a nulla – aveva commentato la vicepresidente esecutiva Margrethe Vestager – La pubblicità ingannevole rappresenta un rischio per il nostro dibattito online e, in ultima analisi, per i nostri diritti sia come consumatori che come cittadini. Sospettiamo che la moderazione di Meta sia insufficiente, che manchi di trasparenza negli annunci pubblicitari e nelle procedure di moderazione dei contenuti”.
E LE INIZIATIVE PARLAMENTARI ITALIANE
Infine, oltre all’esposto firmato da parlementari e non indirizzato all’Agcom, sempre Policy Maker aveva riportato che in Parlamento sarebbero state depositate due Proposte di Legge gemelle (presentate da PD e FdI) per chiedere maggiore trasparenza alle piattaforme social.
Oltre alle Proposte di legge depositate, ed intorno alle quali si sta costruendo un ambio consenso, c’è anche un’interrogazione parlamentare a firma del senatore Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
“Dato che lo sforzo richiesto per analizzare, classificare e regolare nell’arco di pochi minuti, con un sistema di intelligenza artificiale, miliardi di contenuti prodotti da miliardi di utenti sarebbe quasi certamente inaccessibile anche per una multinazionale come Meta – spiega il senatore Gasparri – si sospetta che la multinazionale non operi questo sistema di controllo su tutti gli utenti, ma solo su apposite liste con personaggi politici, giornalisti e opinionisti. Per questo ho presentato una interrogazione al Ministro delle imprese e del made in Italy e al Ministro della giustizia per sapere quale sia la funzione che regola l’approvazione temporale di inserzioni, la cui eventuale disparità spesso costituisce un discrimine tra aziende, partiti o personaggi che trattano lo stesso tema. “