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Robox

Draghi stoppa i cinesi nell’italiana Robox (ecco i dati di bilancio)

Il governo Draghi esercita ancora il golden power per la società italiana Robox, attiva nella progettazione e produzione di apparecchiature elettroniche per la robotica. Tutti i dettagli sul conto economico della società

Il governo Draghi ha esercitato il golden power sulla Robox spa di Novara, società di elettronica per i robot industriali.

L’esecutivo ha posto il veto al trasferimento di tecnologia e software alla Cina in un accordo che coinvolge il produttore di robot industriali cinese Efort Intelligent Equipment, secondo quanto riportato da Reuters e giornali italiani.

Il gruppo cinese — “considerato legato a doppio filo con il governo di Pechino”, secondo Repubblica  — aveva annunciato un accordo per aumentare la propria partecipazione al 49% dal 40% nell’azienda italiana Robox. Aumentando la sua partecipazione nello sviluppatore italiano di controller di movimento, Efort sperava così di prendere controllo della tecnologia.

Lo scorso marzo il gruppo con sede a Wuhu ha dichiarato che avrebbe pagato 2 milioni di euro per una quota del 9% così da detenere un totale del 49% del capitale di Robox.

Oltre all’aumento della quota di proprietà del valore di 2 milioni di euro, l’accordo prevedeva che Robox autorizzasse Efort a utilizzare alcuni dei suoi codici sorgente.

Tuttavia, il governo di Draghi è intervenuto con i poteri speciali relativi alla disciplina del golden power per impedire a Robox di accettare il trasferimento di tecnologia in Cina.

Si tratta del settimo caso di utilizzo del golden power da parte dell’esecutivo da quando è stato introdotto nel 2012. L’ultima a marzo quando Draghi ha annullato la vendita del 2018 di Alpi Aviation, società friuliana di droni militari a investitori cinesi.

Tutti i dettagli sulla società italiana Robox e i legami con i cinesi di Efort.

COSA FA ROBOX SPA

Fondata nel 1975, Robox si occupa di progettazione e produzione di apparecchiature elettroniche, linguaggi di programmazione, ambienti di sviluppo per la robotica, per il controllo numerico delle macchine utensili e in generale per il controllo del movimento.

L’azienda piemontese conta circa 40 dipendenti.

L’AZIONARIATO

Come si evince dalla visura della società con un un capitale sociale di 1,1 milioni di euro, l’azienda è partecipata al 40% da Roberto Montorsi (insieme a Franca Pesce, Marzio Montorsi e Lea Montorsi con diritto di usufrutto e nuda proprietà). al 10% da Marzio Montorsi, al 10% da Lea Montorsi e al 40% dal gruppo cinese Efort Intelligent Equipment.

LA GOVERNANCE

Presidente del cda è Roberto Montorsi, fondatore e amministratore unico della società. Compongono il cda i consiglieri Lea Montorsi e Wei You, general manager del gruppo cinese Efort.

LA PARTECIPAZIONE IN ROBOX SMART MOTION LTD

Come emerge dalla relazione di bilancio 2021, la società novarese ha una partecipazione pari al 40% nella società cinese Robox Smart motion Ltd.

TUTTI I NUMERI DI ROBOX

L’azienda piemontese ha chiuso il bilancio 2021 con ricavi pari a 7,5 milioni di euro (in crescita rispetto ai 5,8 milioni del 2020). Aumentati di poco anche i costi (6,6 milioni nel 2021 a fronte dei 5,6 del 2020).

Nel 2021 Robox ha registrato un utile pari a 674mila euro, in crescita rispetto a 158mila euro del 2020. Inoltre la società conta un totale debiti pari a 3,5 milioni di euro (in aumento rispetto a 2,8 milioni).

LA SCALATA DEL GRUPPO CINESE EFORT

Dunque, tornando alla scalata dei cinesi di Efort sull’italiana Robox, secondo Reuters il governo di Draghi ha impedito a Robox di accettare il trasferimento di tecnologia in Cina, senza sollevare obiezioni all’aumento della partecipazione.

Secondo Repubblica “Efort è salita ora al 49% nel pacchetto societario e contemporaneamente aveva previsto un investimento di circa un milione di euro per accedere ai codici sorgente e ad alcuni file di Robox. Significava mettere nelle mani dei cinesi un pezzo di tecnologia italiana”.

Dissonante la ricostruzione del Sole 24 Ore, secondo cui il governo ha difatti fermato “un aumento della partecipazione da parte della cinese Efort Intelligent Equipment”.

Quel che è certo è che Roma è intervenuta per stoppare il trasferimento di tecnologia fuori dal nostro Paese (in Cina nello specifico) della piemontese Robox.

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