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PlayStation Microsoft Sony Activision

Dopo Microsoft per Activision, l’Antitrust Usa indagherà anche Sony PlayStation?

I politici americani all'attacco di Sony: non darebbe spazio in Giappone alla statunitense Microsoft. La Casa di PlayStation attaccata anche dagli analisti per il suo modo di fare opposizione all'operazione della Casa di Redmond che mira ad acquisire Activision Blizzard

Chi di antitrust ferisce di antitrust perisce? Potrebbe rivelarsi un boomerang la richiesta di fare intervenire l’autorità per la concorrenza cavalcata con veemenza in questi mesi da Sony per bloccare l’acquisizione di Activision-Blizzard da parte di Microsoft, che sul tavolo è pronta a mettere circa 70 miliardi.

ACTIVISION CRITICA SONY

Tanto che una delle parti in causa, Activision, è intervenuta in via indiretta per esprimere il proprio rammarico sulla condotta di Sony. Bobby Kotick, il Ceo attualmente della software house statunitense, ha dichiarato in un’email inviata allo staff che i rapporti con Sony PlayStation rimarranno saldi, nonostante la compagnia giapponese abbia tenuto un “comportamento deludente”.

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“Sappiamo tutti che i nostri giocatori appassionati sarebbero i primi a ritenere Microsoft responsabile del mantenimento delle sue promesse sui contenuti e pari qualità (delle varie versioni di Call of Duty)”, ha scritto Kotick nella missiva riportata sulle pagine di VGC. “E tutti noi che lavoriamo così duramente per offrire i migliori giochi nel nostro settore abbiamo troppo a cuore i nostri giocatori per lanciare versioni scadenti nei nostri giochi”.

“Sony ha persino ammesso di non essere realmente preoccupata per un accordo relativo a Call of Duty: vorrebbero solo impedire che la nostra fusione avvenga. Questo è ovviamente un comportamento deludente da parte di un partner da quasi trent’anni, ma non permetteremo che l’atteggiamento di Sony influisca sui nostri rapporti a lungo termine”.

“I giocatori PlayStation sanno che continueremo a offrire i migliori giochi possibili sulle piattaforme Sony, come abbiamo fatto al lancio di PlayStation”, ha concluso Kotick. Un documento interno un po’ sospetto, che sembra essere stato scritto appositamente per finire sui giornali e, quindi, nel dossier delle varie antitrust che dovranno esprimersi sulla vicenda.

LE CRITICHE DEGLI ANALISTI

Che Sony avesse calcato troppo la mano nell’affaire Microsoft – Activision lo aveva già scritto qualche settimana fa Florian Mueller, analista esperto di antitrust, sottolineando come la software house nipponica avrebbe dovuto proporre “soluzioni costruttive” mentre ha preferito limitarsi a un’opposizione feroce che le ha fatto “perdere il controllo sulla narrazione”.

Mueller ha dichiarato a Game Rant di non essere a conoscenza di “nessun altro caso in cui l’atteggiamento ostruzionistico di un querelante sia stato espresso così chiaramente” come in questo caso. “Alle autorità di regolamentazione non piace”, sostiene.

 

UNDICI SENATORI CONTRO SONY

Oltreoceano, intanto, la politica americana sembra aver scoperto i videogiochi e continua a ficcanasare nel mercato videoludico. Undici membri del Congresso degli Stati Uniti hanno inviato una richiesta formale alla Casa Bianca per chiedere al presidente Joe Biden di prendere posizione riguardo alle presunte attività anti-concorrenziali di Sony in Giappone, il Paese dove ha sede la Big Tech del gaming (proprietaria del marchio PlayStation).

DOPO MICROSOFT ORA TOCCA A SONY?

Secondo i politici in questione, Sony limiterebbe la presenza di soggetti americani come Microsoft, che con Xbox è diretta competitor di PlayStation. Una accusa bipartisan e sicuramente un po’ sciovinista, che mette una volta tanto d’accordo sia esponenti Repubblicani sia Democratici, preoccupati a loro dire delle sorti del mercato videoludico e dei suoi attori, specie quelli statunitensi.

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Secondo i membri, Sony controllerebbe il 98% del mercato giapponese delle console e questo costituirebbe un’evidente violazione della libera concorrenza. Tutto è nato dall’istanza della senatrice Maria Cantwell, che ha direttamente accusato Sony di aver organizzato un monopolio nella terra del Sol levante.

E XBOX GONGOLA

Occasione d’oro per Microsoft, che da mesi deve fare fronte alle continue bordate di Sony ripetendo come un mantra che l’acquisizione di Activision che significherebbe, a suo dire, la perdita della nota saga Call of Duty.

David Cuddy, portavoce di Microsoft, ha così arringato i membri del Congresso: «Le tattiche anti-concorrenziali di Sony meritano di essere discusse e siamo favorevoli a ulteriori indagini per garantire condizioni di parità nel settore dei videogiochi». Sony non ha rilasciato dichiarazioni in merito.

IL GIAPPONE DICE “Sì”

Decisamente più super partes, invece, la Japan Fair Trade Commission, ovvero l’autorità garante del mercato, chiamata anch’essa a esprimersi sull’affaire Microsoft – Activision: «Dopo aver analizzato attentamente i termini dell’accordo, la JFTC può esprimersi affermando che l’acquisizione non rappresenta una limitazione sostanziale della concorrenza per i competitor», si legge nel comunicato.

Non è il primo semaforo verde di un antitrust sulla vicenda: prima del Giappone avevano già detto sì Arabia Saudita, Brasile, Cile e Serbia, ma è senza dubbio uno dei verdetti più importanti, dato che il Giappone oltre a essere la culla del mercato videoludico ospita pure le dirette rivali di Microsoft: Sony appunto e Nintendo.

IL BAROMETRO VIRA AL SERENO?

La divisione di analisi di Citigroup ha recentemente pubblicato un resoconto in cui ha innalzato le possibilità di conclusione con successo dell’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft dal 50% al 70%.

Citi ha anche incrementato il target di prezzo per le azioni a 91 dollari rispetto agli 88 precedenti, valore che potrebbe ulteriormente alzarsi a quota 95 nel momento in cui l’operazione dovesse infine concludersi positivamente.

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