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Acquisizione di Activision, sei compagnie fanno il tifo per Microsoft

Il mondo dei videogiochi sembra approvare le nozze tra Microsoft e Activision. Per alcuni anzi permetterebbero alla Xbox di competere ad armi pari con PlayStation. Ma Sony non ci sta: "Non siamo in grado di rispondere a Call of Duty se diventasse esclusiva della rivale"

È diventata ormai una telenovela l’affaire Activision, vale a dire l’acquisizione da parte di Microsoft di una delle principali software house videoludiche statunitensi, con tanto di antagonisti (le tre autorità anitrust che indagano su possibili concentrazioni), soldi (parliamo di un affare da 70 miliardi) e ora pure un coro di software house satelliti che fanno il tifo per la Casa madre di Xbox.

MICROSOFT – ACTIVISION, MATRIMONIO CHE S’HA DA FARE?

Ancora una volta, il canovaccio è scritto nei documenti che le parti in causa (Microsoft per perorare la bontà delle proprie azioni, Sony per contrastarla) hanno depositato alla CMA, l’antitrust del Regno Unito, che ha pubblicato il parere di 6 compagnie videoludiche che si sono dichiarate tutte a favore dell’acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft.

Si tratta naturalmente di pareri non vincolanti ma che l’autorità di garanzia potrebbe tenere in considerazione dato che chi opera in questo mercato ha un osservatorio privilegiato. Ma in effetti a parte Sony (per ovvie ragioni concorrenziali), il mercato videoludico non sembra voler contrastare il matrimonio tra Microsoft ed Activision.

Anzi, nei carteggi si legge persino una tesi opposta a quella sostenuta da Sony, ovvero che l’acquisizione permetterebbe finalmente a Xbox e PlayStation di competere ad armi pari, avendo Microsoft perso puntualmente tutte le sfide instaurate a ogni generazione di console. Quindi non solo non si falserebbe il gioco della concorrenza, ma addirittura lo si equilibrerebbe.

Un’altra compagnia anonima, ma che sostiene di pubblicare giochi tripla A multipiattaforma, riferisce di non essere contraria perché, fondamentalmente, l’acquisizione non cambierà nulla del loro modus operandi, e la complessità del mercato con le sue sfaccettature rende comunque difficile fare delle previsioni sugli equilibri che si delineeranno se l’affare dovesse andare in porto.

Un altro team riferisce di essere a favore dell’acquisizione in quanto riversa fiducia in Microsoft e in quanto convinta del consolidamento dell’industria in favore delle piattaforme su cloud e della crescente competizione da parte delle compagnie cinesi. Insomma: il cloud spariglierà le carte e comunque inutile guardare ancora al solo Occidente quando si parla di videogiochi perché c’è un Oriente (in questo caso rappresentato dalla Cina) sempre più arrembante.

Infine, la testimonianza di un altro team oltre ad andare contro Sony potrebbe persino decretare l’apertura di una nuova inchiesta dell’antitrust ai danni però dei giapponesi, dato che gli sviluppatori riferiscono che su PlayStation è difficile far emergere il proprio gioco senza specifici accordi commerciali con Sony, con titoli dal peso maggiore che godono di maggior rilievo anche come visibilità sullo Store, al contrario su Xbox ci sarebbe un panorama opposto: meno pubblico, certo, ma il sistema di abbonamento Xbox Game Pass garantirebbe maggior visibilità e, dunque, introiti maggiori.

Al momento, cinque delle sei software house testimoni restano coperte dagli omissis, mentre si conosce solo l’identità di 4J Studios con cui peraltro Microsoft ha lavorato già in passato su Minecraft e che dunque potrebbe anche avere un minor peso nella decisione della CMA.

COSA LAMENTA SONY

Dal canto suo, Sony continua a premere sulla centralità della saga Call of Duty di Activision per sottolineare quanto l’acquisizione di Microsoft cambierebbe gli equilibri. La Casa giapponese sostiene di non poter competere attraverso i propri franchise first-party di successo con Call of Duty, nel caso divenisse esclusiva Xbox.

Nella memoria presentata all’Autorità britannica, si legge: “SIE [Sony Interactive Entertainment] non può proteggersi dalla perdita di Call of Duty”. “L’esperienza di SIE nello sviluppo di giochi sparatutto/battle royale è limitata e il suo principale franchise di sparatutto attivo è significativamente meno rilevante di Call of Duty”, ha scritto Sony. “Destiny, il principale franchise attivo di sparatutto in prima persona di SIE, ha avuto solo [percentuale nascosta] delle ore di gioco e [percentuale nascosta] della spesa di gioco di Call of Duty nel 2021”.

Proprio nel tentativo di spuntare la principale argomentazione della rivale, Microsoft ha sfruttato gli ultimi mesi per stringere tre grossi accordi che garantiscono che la punta di diamante della produzione Activision resterà multipiattaforma per almeno tre anni.

Nel testo di ventidue pagine che Sony ha inoltrato alla CMA britannica si legge che “la transazione rappresenta un punto di svolta che minaccia un’industria amata da centinaia di milioni di consumatori”, motivano i legali di SIE che, con riferimento ai CoD, spiegano: “La transazione metterebbe questo contenuto sotto il controllo di Microsoft, dandole un vantaggio senza precedenti.” Questo perché l’IP nata negli studi Activision sarebbe “insostituibile”. Sarà così anche per le Antitrust che hanno aperto l’inchiesta?

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