Finora il 2023 per Meta è stato l’anno delle trimestrali ampiamente positive. Al 30 giugno gli utili per azione del gruppo di Mark Zuckerberg sono saliti a 2,98 dollari su ricavi pari a 32 miliardi di dollari, superando le previsioni degli analisti che si aspettavano, rispettivamente, 2,91 dollari ad azione e 31,12 miliardi di dollari. Ma non dimentichiamo che questo per il Gruppo è “l’anno dell’efficienza”, che è poi il modo di Mark di chiamare i tagli alla forza lavoro.
META A METÀ?
“All’inizio del Covid, il mondo si è spostato rapidamente online e l’impennata dell’e-commerce ha portato a una crescita dei ricavi smisurata – aveva scritto Zuckerberg dicendo addio a 11mila dipendenti – Molte persone hanno previsto che questa sarebbe stata un’accelerazione permanente che sarebbe continuata anche dopo la fine della pandemia. Anch’io l’ho fatto, quindi ho deciso di aumentare significativamente i nostri investimenti. Sfortunatamente, questo non è andato come mi aspettavo”.
“Non solo il commercio online è tornato alle tendenze precedenti, ma la recessione macroeconomica, l’aumento della concorrenza e la perdita di segnali pubblicitari hanno fatto sì che le nostre entrate fossero molto più basse di quanto mi aspettassi – ha continuato – Ho sbagliato, e me ne assumo la responsabilità”. Dopo quelle parole il Gruppo si è alleggerito dalla zavorra del 13% del proprio personale, prima dell’estate i tagli sono saliti a 21mila unità e sui conti è tornato il sereno.
IL BUCO NERO DEL METAVERSO
Resta però ancora da tappare la falla del metaverso: secondo alcuni osservatori l’affare avrebbe già inghiottito a Menlo Park oltre 40 miliardi di dollari. Quel che è certo è che 30 miliardi di dollari è la cifra che Meta ha perso dall’ultimo trimestre 2020 alla primavera di quest’anno per la divisione Reality Labs, focalizzata sulle ultime novità in sviluppo e dunque pure sul metaverso.
Una scommessa che il patron di Facebook non vuole lasciare perdere, come dimostra il fatto che Meta continui a inondare l’Europa, Italia inclusa, con pubblicità sul metaverso: non solo spot, ma anche report, interviste e podcast. Tutto questo nel tentativo di spingere gli utenti, ma soprattutto investitori pubblici e privati, a credere nel suo paradiso virtuale.
UNA CINA DEBOLE INDEBOLISCE META?
Se ai guai del metaverso sommiamo il fatto che, secondo alcuni osservatori, finora a spingere i ricavi del Gruppo siano state in particolare le società cinesi in rapida espansione verso l’Occidente e che questa espansione potrebbe subire una battuta d’arresto dovuta al fatto che pure la Cina ora debba fare i conti con la crisi economica, si intuisce perché Mark stia seriamente valutando di voler rendere a pagamento Facebook e Instagram.
FACEBOOK E INSTAGRAM A PAGAMENTO?
Se ne parla da tempo (l’ultima volta era stato il New York Times) e nell’ultimo periodo ha iniziato a rimbalzare qua e là persino la voce (smentita dall’azienda) di un WhatsApp con pubblicità. Secondo il Wall Street Journal almeno per Facebook e Instagram ormai i giochi sarebbero pronti e le cifre definite: 13 euro per accedere a versioni dei social senza pubblicità.
In realtà sarebbero varie le offerte: 10 euro al mese per account FB o Instagram da computer e 6 euro per ogni account aggiuntivo collegato. Per gli utenti che desiderano utilizzare le piattaforme su smartphone, che poi sono la maggioranza, la tariffa mensile salirebbe a circa 13 euro.
COSA DICE L’AZIENDA
Un portavoce di Meta ha affermato al Wall Street Journal che la società continua a credere in “servizi gratuiti supportati da annunci personalizzati” ma sta esplorando “opzioni per garantire il rispetto dei requisiti normativi in evoluzione”. Chi non vorrà sborsare, dovrà accettare di essere inseguito dagli annunci personalizzati. Più che l’esigenza di fare cassa, spiega il WSJ, la necessità di trovare un accordo con le autorità di regolamentazione Ue che, a seguito delle nuove regole sulla raccolta dei dati, azzopperebbero altrimenti il business model messo a punto a Menlo Park.
Non dimentichiamo che proprio Meta è stata recentemente multata per 390 milioni di euro dal commissario irlandese per la privacy per aver violato gli obblighi di trasparenza e aver adottato una base giuridica non corretta nel trattamento dei dati personali degli utenti ai fini pubblicitari. Delle due, l’una: o chiudere in Europa oppure offrire anche un servizio che non raccolga dati, ma in questo caso andrà pagato dagli utenti. Chi vorrà continuare ad accedere a Facebook e Instagram senza sborsare un centesimo dovrà pagare coi propri dati.
QUANTI SONO GLI UTENTI DEI DUE SOCIAL?
Secondo le indiscrezioni del WSJ, Meta ha detto alle autorità di regolamentazione europee che spera di implementare il piano senza pubblicità, che chiama “subscription no ads” (ovvero abbonamento senza pubblicità – Sna), nei prossimi mesi per gli utenti in Europa. Resta da capire quanto potrà guadagnarci, quanti internauti insomma sono disposti a pagare per un servizio “gratis” da sempre.
Nel primo semestre dell’anno gli utenti mensili di Facebook sono stati 258 milioni, 257 milioni quelli di Instagram. In tutto sulle sue app può contare su 3,88 miliardi di persone attive ed è chiaro che la previsione di un abbonamento potrebbe causare una emorragia di internati, tanto più ora che Facebook non è più così centrale nella geografia multiforme e cangiante del web.
NON SOLO FACEBOOK E IG A PAGAMENTO, PURE X
Da questo punto di vista, però, Meta potrebbe essere soccorsa da un alleato inatteso: Elon Musk. Rendere i social a pagamento è infatti uno dei pochi temi su cui Elon e Mark sembrano concordare dato che anche X presto potrebbe essere a pagamento, fatto che potrebbe spingere l’utenza di Facebook e Instagram ad accettare che il nuovo corso dei social sia quello.