Mercoledì l’amministrazione di Donald Trump ha pubblicato il Piano d’azione per l’intelligenza artificiale, o Ai Action Plan, cioè un documento volto a garantire il primato degli Stati Uniti su questa tecnologia attraverso la rimozione di molte leggi statali, l’allentamento delle normative ambientali (che frenano la costruzione dei centri dati) e la promozione delle esportazioni di software e componenti verso i paesi alleati.
LE PAROLE DI TRUMP
“L’America è il paese che ha iniziato la corsa all’intelligenza artificiale”, ha detto Trump. “E come presidente degli Stati Uniti, sono qui oggi per proclamare che l’America la vincerà”. Per Trump, la corsa all’intelligenza artificiale è la competizione che definirà il XXI secolo e che ha come concorrenti gli Stati Uniti e la Cina.
“Da oggi in poi”, ha aggiunto, “sarà politica degli Stati Uniti fare tutto il necessario per guidare il mondo nel campo dell’intelligenza artificiale”. “Vincere questa competizione sarà una prova delle nostre capacità, diversa da qualsiasi altra cosa vista dall’inizio dell’era spaziale. Ci sfiderà a mobilitare tutte le nostre forze e a flettere i muscoli dell’ingegnosità e della determinazione americane come probabilmente mai prima d’ora”.
LE PAROLE DI VANCE
“Il nostro vantaggio” nell’intelligenza artificiale “non è qualcosa che ci permette di dormire sugli allori”, ha dichiarato il vicepresidente J.D. Vance. “Se ci regoliamo alla morte e permettiamo ai cinesi di raggiungerci, non dovremmo incolpare i cinesi ma i nostri leader, per aver adottato delle politiche stupide che consentono agli altri paesi di raggiungere l’America”.
COSA C’È NEL PIANO D’AZIONE PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Il Piano d’azione contiene novanta raccomandazioni per eliminare i vincoli allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Una di queste è l’abolizione delle varie normative statali in favore di un’unica regolazione valida a livello federale (scarsa attenzione, pare, verrà data alla tutela del copyright). Un’altra è l’obbligo, per gli enti federali, di stipulare contratti solo con i modelli di intelligenza artificiale privi di bias ideologici.
Un’altra misura ancora prevede invece la definizione – se ne occuperanno i dipartimenti di Stato e del Commercio, assieme alle aziende – di “pacchetti di esportazione” completi di software e hardware per l’intelligenza artificiale “agli amici e agli alleati dell’America nel mondo”. La precedente amministrazione di Joe Biden aveva seguito un approccio molto più restrittivo alle esportazioni volto a impedire alla Cina di accedere alle tecnologie americane più avanzate.
LE AZIENDE FESTEGGIANO?
La linea relativamente permissiva di Trump sui controlli all’export si rivelerà probabilmente positiva per gli affari sia delle società sviluppatrici di modelli linguistici, come Google, OpenAi, Meta e Microsoft, sia dei produttori di microchip come Nvidia e Amd.
Nei giorni scorsi, peraltro, la Casa Bianca ha allentato le restrizioni alle vendite in Cina dei processori H20 di Nvidia. A maggio, in occasione della visita di Trump nel golfo Persico, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti si erano garantiti un maggiore accesso alle tecnologie americane per l’intelligenza artificiale: Biden era stato molto più prudente nei confronti di questi due paesi.
L’ACCELERAZIONE AI DATA CENTER
Nel Piano si parla anche di velocizzare l’entrata in funzione dei centri dati – cioè le infrastrutture, molto energivore, alla base del funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale e di cloud computing – attraverso l’allentamento delle normative ambientali, la semplificazione dei processi autorizzativi e la concessione di terreni federali.
Nelle prossime settimane l’amministrazione Trump dovrebbe annunciare delle misure per agevolare le società tecnologiche nell’accesso all’elettricità per l’alimentazione dei data center. A questo proposito, il presidente ha detto che “stiamo liberando tutte le forme di energia, incluso il gas naturale, il petrolio e il carbone, bello e pulito. Ripeteremo quelle famosissime parole della campagna elettorale: drill, baby, drill e build, baby, build“: l’invito, insomma, è a trivellare e a costruire.
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IL LOBBISMO DELLE BIG TECH
Come raccontato dal Financial Times, negli ultimi sei mesi oltre cinquecento organizzazione hanno fatto lobbying sui membri della Casa Bianca e del Congresso per ottenere una regolazione dell’intelligenza artificiale favorevole ai loro interessi.
A questa campagna di influenza hanno partecipato OpenAi, l’azienda dietro ChatGpt, e le maggiori compagnie tecnologiche statunitensi, le cosiddette Big Tech, come Google, Microsoft, Amazon e Meta. Solo OpenAi, la società più piccola tra quelle appena menzionate, ha speso 1,8 milioni di dollari nella prima metà del 2025 in attività di lobbying alla Casa Bianca e al Congresso.