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Divorzio tra Meta e Siae, cosa dice Soundreef e perché interviene

Soundreef, gestore indipendente di diritti d'autore, interviene sulla rottura tra Meta e Siae: "Gravità senza precedenti, noi in contatto con le parti, ma in cerca di responsabilità". Di chi è la colpa se l'accordo è saltato?

 

Il take down dei brani da parte di Meta, già iniziato nel pomeriggio di ieri per via del mancato accordo con Siae, riguarda il repertorio della musica italiana. E si estende come un contagio anche “al repertorio Soundreef con essa condiviso, assieme al catalogo integralmente amministrato da Soundreef e quelli esteri”, fanno sapere da Soundreef.

“È evidente che l’esito della trattativa tra Meta e Siae sta quindi danneggiando tutte le società di collecting operanti, in Italia e non”, è l’intervento in campo del gestore indipendente di diritti d’autore. “Data l’eccezionale gravità di questo evento senza precedenti alcuni, Soundreef – che si autodefinisce la più avanzata ed efficiente società di gestione di diritti d’autore musicali in Europa, fornendo sottofondi musicali di alta qualità per le imprese, recuperando e ripartendo le royalties per conto di autori, compositori, editori ed etichette per il loro utilizzo – sta direttamente contattando entrambe le parti per capire come l’intera negoziazione sia stata condotta e lavorando per ripristinare sulle piattaforme Meta tutti i brani di cui amministra totalmente i diritti”.

SOUNDREEF MEDIA MA AVVERTE META E SIAE

Soundreef, insomma, entra nella partita in qualità di mediatore. “Rimane inteso che, dovessero emergere eventuali responsabilità rispetto al non raggiungimento di un accordo, Soundreef farà valere i diritti in relazione ed in difesa del proprio repertorio”, avverte.

DI CHI È LA COLPA?

Ancora tutte da definire, del resto, le responsabilità. Enzo Mazza, Ceo di FIMI, la federazione industria musicale italiana, nel rilanciare dai propri social l’articolo scritto stamani su Start, non sembra avere dubbi: “Vediamo di capire come si è arrivati a questo scenario unico nel panorama europeo che dimostra l’enorme potere delle piattaforme nel decidere vita e morte dei contenuti messi a disposizione online”.

E nel pezzo stesso si legge: “L’approccio del social media è pertanto molto aggressivo e colpisce un intero settore che dal consumo di musica sulle piattaforme come Facebook e Instagram ha ricavato oltre venti milioni di euro nel 2022 secondo i dati FIMI”.

E, ancora: “Non è assolutamente accettabile che un soggetto in posizione dominante come Meta possa agire in questo modo in assenza di una licenza con uno solo dei soggetti dal quale deve ottenere i diritti. Meta ha capitalizzato in maniera estensiva l’uso della musica che è diventato centrale nei canali social e fan, creator e brand hanno fatto affidamento su questa ampia disponibilità di contenuti messi a disposizione dall’industria musicale. Intere pianificazioni di campagne social, attività di marketing e promozionali sono state cancellate in una notte”.

 

I danni effettivamente sono ingenti, sia per gli artisti, sia per la musica, sia per chi aveva campagne e attività di marketing sui social Meta. “Meta – scrive sempre Mazza – con questa iniziativa ha voluto colpire l’intera filiera musicale italiana come ritorsione al mancato accordo con Siae creando un’enorme frustrazione nella comunità artistica e industriale e questo non è in nessun modo accettabile”.

Ma c’è anche chi sostiene che la colpa sia dell’altra parte, quindi di Siae. È il caso di Matteo Flora, professore in Corporate Reputation & Business Storytelling, in CyberSecurity ed in Data Driven Strategies nonché founder di The Fool, società italiana attiva nel settore del Customer Insight per aumentare il valore e la reputazione di marchi e persone sul Web, ma soprattutto noto e seguito commentatore di tutti i fatti che riguardano Internet e dintorni.

“Sì, #SIAE ha UCCISO gli artisti e le case discografiche. Alla fine, senza girare intorno all’argomento, questa è l’unica vera interpretazione che possiamo dare”, twitta senza girarci troppo attorno. “Inutile – aggiunge, sempre via Twitter – spingere sulla narrazione di un Meta “cattivo” che non “chiude accordi”, chiusi in 130 paesi e rinnovati con le omologhe di SIAE in ES, FR, DE, UK… Qui si tratta della incapacità della Collection Agency di saper gestire una trattativa NELL’INTERESSE DEGLI ARTISTI”.

 

“Pensava davvero SIAE di poter avere condizioni così differenti da tutti gli altri soggetti Europei?”, si chiede retoricamente Flora. “O pensava – stupidamente in questo caso – che Meta avrebbe supinamente accettato qualunque condizione? Lo stesso Meta, ricordo, che ha RIMOSSO tutta la stampa dalla piattaforma in Australia, ad esempio?”

 

“Pensiamo davvero che i Creator americani insorgeranno per non poter usare i Maneskin? O cambieranno con altro gruppo?” Insomma, il danno sarebbe tutto localizzato in Italia: dalle altre parti del mondo nessuno si straccerà le vesti. “Un esercizio a mio parere incredibilmente miope e supponente da parte di SIAE, un danno incredibile per gli Artisti e le Etichette italiane in tutto il mondo, una scelta fatta su base meramente economica e non di interessi”, conclude Flora, avvertendo che si tratta “soprattutto” del “più grande regalo che SIAE poteva dare a Soundreef e alle Collection Agencies concorrenti”. Soundreef, però, non sembra essere del tutto d’accordo.

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