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Diritto Oblio Google

Diritto all’oblio su Google, che cosa cambierà dopo la sentenza della Corte Ue

L'articolo di Alessandro Albanese Ginammi e Marco Dell'Aguzzo

Con l’attesissima sentenza del 24 settembre la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che Google non è obbligata ad applicare su scala globale il cosiddetto “diritto all’oblio” (o right to be forgotten).

Parliamo di quella norma europea – molto criticata – secondo la quale i motori di ricerca, trascorso un certo periodo di tempo, devono nascondere dall’elenco dei risultati quei link che rimandano a notizie vere ma potenzialmente dannose per l’onore della persona a cui si riferiscono.

La decisione della Corte di giustizia, che circoscrive l’applicazione della norma ai confini europei, rappresenta innanzitutto una vittoria per Google e mette fine anche allo “scontro” con l’autorità garante della privacy francese (meglio nota con l’acronimo CNIL), che nel 2015 aveva imposto all’azienda di Mountain View di deindicizzare i link a livello mondiale.

Al di là di questo, la sentenza solleva alcuni interrogativi fondamentali, due su tutti: qual è il giusto equilibrio tra la protezione effettiva dei diritti alla privacy individuale, la libertà di espressione e l’accesso alle informazioni? E poi: come raggiungere un bilanciamento appropriato tra le opinioni dei diversi stati su tale equilibrio a livello globale?

La Corte di giustizia afferma che, in un mondo globalizzato, il diritto alla protezione dei dati personali non è un diritto assoluto: non tutti gli stati riconoscono il diritto alla deindicizzazione, oppure si approcciano al tema in maniera diversa rispetto all’Unione europea. Estendere la norma europea al mondo intero costituirebbe dunque, secondo Google, una limitazione notevole e ingiustificata per tutti gli utenti di Internet che vivono al di fuori dell’Unione.

Il diritto all’oblio – secondo la Corte – deve essere perciò considerato in relazione alla sua funzione nella società e deve essere bilanciato rispetto ad altri diritti fondamentali, conformemente al principio di proporzionalità. C’è bisogno, in particolare, di bilanciare il diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali con il bisogno delle società di poter accedere alle informazioni sul Web.

La norma europea sul diritto all’oblio, infatti, ha ricevuto diverse critiche e c’è chi la ritiene un rischio per la libertà di informazione. Come riporta anche Politico, il diritto all’oblio rischia di limitare la capacità delle persone di accedere ai contenuti online. Alcuni paesi retti da governi autoritari che esercitano uno stretto controllo su Internet e sui mezzi di informazione, come ad esempio la Russia, sono già ricorsi al right to be forgotten per reprimere e “oscurare” il dissenso politico interno, chiedendo e ottenendo la rimozione di precisi contenuti. Sono argomentazioni utilizzate anche da Google, che aveva ricevuto il sostegno, tra gli altri, di Microsoft e di Wikimedia, la fondazione che promuove Wikipedia.

Diritto alla privacy e diritto di informazione non sono necessariamente in contrapposizione: un equilibrio, per quanto possa apparire difficile, è possibile.

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