Sono numerose le grane che il Vecchio continente sta riservando ad Apple, dall’obbligo di rispettare il Digital Services Act al divieto di vendita, tutto nazionale, di Parigi sull’iPhone 12 perché il dispositivo rilascerebbe troppe radiazioni. Ma andiamo con ordine.
L’AGGIORNAMENTO PER L’iPHONE 12
Almeno il problema francese che ha levato per qualche giorno l’iPhone 12 da vetrine e scaffali a causa del superamento dei limiti elettromagnetici rilevato dalle autorità potrebbe essere presto alle spalle: Apple ha diffuso infatti a tempo record con un aggiornamento software che dovrebbe risolvere il problema.
Questo nonostante Cupertino avesse contestato le conclusioni francesi, affermando che l’iPhone 12 fosse stato certificato da numerose organizzazioni internazionali che lo hanno ritenuto conforme agli standard globali.
LA VICENDA FRANCESE
Naturalmente, il semplice aggiornamento non basta a sanare la questione: prima, fanno sapere dal governo francese, le autorità nazionali dovranno verificare che funzioni come sostenuto dal colosso fondato da Steve Jobs.
A metà settembre l’Agenzia francese per le frequenze Anfr aveva imposto ad Apple di ritirare il modello dal mercato a causa di livelli di radiazioni elettromagnetiche troppo elevati rispetto ai limiti in vigore, minacciando di imporre un richiamo di prodotto in caso di mancato update che sanasse il vizio.
LE INDAGINI SULL’iPHONE 12
La decisione dell’Anfr è stata presa sulla base dei controlli effettuati su 141 modelli di telefoni cellulari, tra cui l’iPhone 12. Il dispositivo Apple avrebbe dimostrato un assorbimento di energia elettromagnetica pari a 5,74 watt per kg, superiore allo standard dell’Unione Europea di 4 watt per kg, quando il telefono viene tenuto in mano.
La soglia è risultata invece a norma quando i livelli di radiazione sono stati valutati per un telefono tenuto in una giacca o in una borsa. Sulla scia francese, Germania e Belgio hanno deciso di avviare indagini e altri Stati potrebbero seguire l’esempio.
https://twitter.com/ThierryBreton/status/1706619537167118816
COSA CHIEDE L’EUROPA AD APPLE
E poi c’è il tema, a livello europeo, del rispetto della concorrenza. Ne hanno discusso il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, e il ceo di Apple, Tim Cook, che si sono incontrati a Bruxelles per fare il punto sul piano di conformità del colosso statunitense rispetto al Digital markets act (Dma).
LA VECCHIA UE PROVA A TENERE A BADA I SEI GATEKEEPER
Apple è difatti uno dei 6 gatekeeper individuati dalla Commissione insieme ad Alphabet, Amazon, ByteDance, Meta e Microsoft: piattaforme dalla posizione consolidata e duratura che hanno un impatto significativo sul mercato interno, rappresentando un punto di accesso importante che consente agli utenti commerciali di raggiungere i propri utenti finali.
Da qui l’esigenza di nuove norme con la finalità di impedire ai gatekeeper di imporre condizioni sleali alle imprese e agli utenti finali per garantire che importanti servizi digitali siano aperti. Tra le varie imposizioni che l’Ue avanza ai gatekeeper la possibilità per gli utenti di disinstallare applicazioni preinstallate che si accompagnerà col divieto per i colossi di installare automaticamente applicazioni e offrire la possibilità di scelta.
Al tempo stesso dovranno garantire agli utenti commerciali la possibilità di accedere ai dati sulle prestazioni delle campagne pubblicitarie e alle informazioni sulle tariffe delle inserzioni pubblicitarie, consentire agli sviluppatori di utilizzare sistemi di pagamento in-app alternativi e offrire opzioni di interoperabilità per i sistemi di messaggistica.
EUROPA E APPLE: PROVE DI DIALOGO
Il commissario francese ha ribadito che “la regolamentazione dell’Ue promuove l’innovazione, senza compromettere la sicurezza e la privacy”, ma soprattutto ha ricordato ad Apple che “con 450 milioni di cittadini” la vecchia Europa “è un mercato importante e attraente” dato che negli USA gli abitanti sono 332 milioni.
– Leggi anche: Apple domina nelle app? L’Antitrust indaga
Chiara la linea comunitaria: “Che si tratti” di servizi come “il portafoglio elettronico, dei browser o degli app store, i consumatori che utilizzano un iPhone di Apple dovrebbero poter beneficiare di servizi competitivi da parte di più fornitori”, ha illustrato Breton.
LA PORTA USB-C DI iPHONE 15
A dimostrazione dell’utilità della regolazione Ue, Breton ha ricordato che con le norme europee sui caricabatterie “il disordine dei cavi sarà un ricordo del passato” e ha approvato la scelta di Apple di dotare l’iPhone 15 della porta Usb-C, che come è noto dal prossimo anno sarà l’unica consentita in Europa per i caricatori di dispositivi elettronici come telefoni cellulari, tablet, fotocamere e cuffie mentre dalla primavera 2026 l’obbligo si estenderà ai computer portatili.