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Dentro la war room di Facebook

Facebook ha aperto le porte della sua war room ai giornalisti: data scientist ed esperti informatici all’opera per contrastare le fake news durante le elezioni di midterm

Se Twitter si è “limitato” a svelare i 10 milioni di post collegati ad account russi e iraniani impegnati in campagne di disinformazione durante gli appuntamenti elettorali dal 2009, Facebook ha deciso di scendere in campo per contrastarle in tempo reale.

Dopo la burrasca che lo ha investito a marzo per lo scandalo Cambridge Analytica e i sospetti di interferenze russe per influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016, Facebook ha fatto delle fake news il nemico pubblico numero uno e vuole essere pronto per i prossimi appuntamenti politici: il secondo turno delle elezioni presidenziali in Brasile il 28 ottobre e le elezioni midterm degli Stati Uniti il 6 novembre. La risposta è una war room, un laboratorio informatico, una sorta di stanza da guerra fisica, per “spegnere” eventuali interferenze. Annunciata un mese fa, ieri è stata presentata ai giornalisti.

900 MQ PER COMBATTERE LE FAKE NEWS

“Nulla su Facebook è il problema di qualcun altro”. È il motto che spicca sulle pareti della war room all’interno del quartier generale della società a Menlo Park e che ieri ha aperto le porte per i giornalisti. Una stanza da 900 mq senza finestre, dozzine di scrivanie disposte a ferro di cavallo, fiancheggiate da monitor, schermi TV in diretta e display di grafici a barre che mostrano picchi che segnalano possibili attività sospette sulla piattaforma.

INTELIGGENZA ARTIFICIALE ARRUOLATA

Tecnici di WhatsApp e Instagram, ingegneri del software, data scientist, esperti legali, politici e della comunicazione: sono tutti rappresentati nella stanza. Il team lavora 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per monitorare i report di post, pagine e link in tempo reale. La tecnologia utilizzata si basa sul sistema di intelligenza artificiale messo a punto da Facebook per identificare i post “non autentici” e il comportamento degli utenti.

LA PROVA PER IL VOTO BRASILIANO

La war room ha agito per la prima volta in Brasile per le elezioni presidenziali quando ha sventato un tentativo di manipolazione degli elettori, dopo che una serie di post affermava che il 7 ottobre le elezioni presidenziali erano state rinviate per un giorno a causa di proteste.

“Questo non era vero”, ha dichiarato Samidh Chakrabarti, Facebook’s head of civic engagement alla stampa, “così siamo stati in grado di passare questo set di post al nostro team operativo per rimuoverlo dalla nostra piattaforma e impedire che diventasse virale”.

Quando sarà segnalata la presenza di contenuti falsi, Facebook ha fatto sapere che li eliminerà o almeno ne ridurrà la diffusione, consentendo agli utenti di sapere qual è la vera storia, in modo da essere meglio informati.

MA FUNZIONA DAVVERO?

Come ha sottolineato AP, Facebook ha rifiutato di lasciare che i media controllassero gli schermi dei computer di fronte ai dipendenti e ha chiesto ai giornalisti di astenersi dal menzionare alcune delle attrezzature all’interno della war room. È solo una “sala conferenze temporanea con un mucchio di monitor per computer” secondo Molly McKew, un ricercatrice di New Media Frontier, che studia il flusso di contenuti sui social media.

Sono gli stessi dipendenti di Facebook a riconoscere che nessun sistema di sicurezza è infallibile al 100%, ma avere a disposizione una stanza con esperti di sicurezza seduti fianco a fianco migliorerà le probabilità di identificare pagine o post dannosi prima che diventino virali.

Tuttavia, il futuro della war room è incerto. Il 7 novembre, il team valuterà il modo in cui la strategia ha funzionato e deciderà se la stanza della guerra diventerà una linea di difesa permanente per contribuire a salvaguardare le elezioni.

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