Demis Hassabis, vincitore del premio Nobel per la Chimica e cofondatore della società di intelligenza artificiale DeepMind (poi acquisita da Google), pensa che l’intelligenza artificiale darà inizio a una “nuova età dell’oro delle scoperte scientifiche”. Intervistato negli scorsi giorni dal Corriere della Sera, Hassabis ha detto che l’utilizzo di questo “strumento potentissimo” potrà accelerare la scoperta di nuovi farmaci o di nuovi materiali, ad esempio.
COSA PENSA DEMIS HASSABIS DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Quanto invece agli elevati consumi energetici dell’intelligenza artificiale, che potrebbero causare un aumento delle emissioni – i centri dati richiedono infatti una fornitura costante di elettricità, che di solito viene generata dal gas -, il ricercatore e imprenditore britannico crede che “i benefici dell’AI supereranno anche questo problema”.
“Al momento”, spiega, “i tentativi di risoluzione del cambiamento climatico sono principalmente geopolitici: ma credo occorrano anche soluzioni tecniche, e su questo l’AI giocherà una parte enorme. Nuovi semiconduttori, o batterie: ma anche la possibilità di controllare la fusione nucleare. Nei prossimi dieci anni una di queste cose diventerà realtà: e cambierà completamente la lotta al riscaldamento globale”.
LE NUOVE TECNOLOGIE PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA
La necessità di soluzioni tecnologiche applicabili su larga scala per contrastare il riscaldamento globale è riconosciuta anche dall’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Per essere attuata con successo – specialmente nella fase successiva al 2030, quando ci avvicineremo alla data-limite del 2050 per l’azzeramento netto delle emissioni -, la transizione ecologica avrà bisogno di nuovi dispositivi, nuovi materiali e nuovi processi: ad esempio di batterie con prestazioni migliori, di pannelli fotovoltaici dall’efficienza maggiore, di sistemi in grado di rimuovere le emissioni dell’industria chimica, di metodi “puliti” per la produzione dell’acciaio e del cemento.
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER L’ESPLORAZIONE MINERARIA
Esiste già un’azienda che utilizza l’intelligenza artificiale per agevolare la ricerca di minerali critici, come il nichel, il rame o il cobalto: è KoBold Metals, sostenuta dal fondo Breakthrough Energy Ventures di Bill Gates.
KoBold utilizza una piattaforma di intelligenza artificiale per elaborare grandi quantità di dati geologici e prevedere la posizione dei giacimenti minerari, riducendo la necessità di effettuare trivellazioni esplorative, che sono costose e spesso fallimentari. La società – con sede in California – è molto attiva in Zambia e in Groenlandia.
IL MACHINE LEARNING PER LA SCOPERTA DI NUOVI MATERIALI
L’intelligenza artificiale può fungere anche da acceleratore della scoperta scientifica, affiancando il metodo classico che procede per tentativi ed errori. Ad esempio, i sistemi di machine learning possono proporre agli scienziati tante nuove combinazioni chimiche e velocizzare, così, la scoperta di materiali nuovi.
Aionics, un’azienda californiana come KoBold, ha sviluppato un modello di intelligenza artificiale generativa appunto per supportare la ricerca di nuovi materiali che possano fungere da elettroliti per le batterie. L’elettrolita è quella sostanza liquida che consente agli ioni di muoversi tra i poli di una batteria durante le fasi di carica e di scarica: disporre di un “buon” elettrolita permette – semplificando – di avere una batteria dalla ricarica rapida.
UN ALGORITMO PER LA CATTURA DEL CARBONIO
Jim Skea, il presidente dell’Ipcc, ha dichiarato che “nel lungo termine” l’umanità non potrà “fare a meno di soluzioni tecnologiche come la cattura della CO2”, che permettono – come da nome – di catturare l’anidride carbonica emessa dagli impianti industriali o già presente nell’aria per poi sequestrarla sottoterra. La carbon capture è una tecnologia molto promettente, ma parecchio costosa e non ancora affermatasi a livello commerciale.
La startup britannica Orbital Materials sta sviluppando un algoritmo di intelligenza artificiale dedicato alla scoperta di materiali (setacci molecolari, in gergo) capaci di separare la CO2 dal resto delle emissioni con un’efficacia maggiore rispetto ai solventi tradizionali.