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Usa Estrazione Bitcoin

Criptovalute, gli Usa sorpassano la Cina in estrazione di bitcoin

Gli Stati Uniti diventano il più grande centro di mining di bitcoin mentre la Cina prosegue con il suo giro di vite regolatorio   Gli Usa hanno superato la Cina per quota maggiore di estrazione di bitcoin al mondo. È quanto emerge dai dati pubblicati mercoledì dal Cambridge Centre for Alternative Finance della Gran Bretagna,…

 

Gli Usa hanno superato la Cina per quota maggiore di estrazione di bitcoin al mondo.

È quanto emerge dai dati pubblicati mercoledì dal Cambridge Centre for Alternative Finance della Gran Bretagna, come riporta Reuters.

Un terzo dell’hasrate – la potenza di calcolo necessaria per creare bitcoin – si trova negli Stati Uniti, secondo l’istituto inglese, un aumento del 428% da settembre 2020.

Il bitcoin è creato o “estratto” infatti da computer ad alta potenza solitamente in data center in diverse parti del mondo, in un processo che fa un uso intensivo di elettricità.

Dodici mesi fa, la Cina era il leader di mercato in termini di hashrate. Tuttavia, il giro di vite dei regolatori di Pechino riguardo le criptovalute in primavera ha messo offline metà dei minatori di bitcoin del mondo da un giorno all’altro.

Pertanto, i produttori di piattaforme minerarie spostano la loro attenzione verso il Nord America e l’Asia centrale.

Tutti i dettagli

DIMINUISCE IL MINING DI BITCOIN IN CINA

Secondo il Cambridge Centre for Alternative Finance, la quota cinese della potenza dei computer collegati alla rete bitcoin globale, nota come “tasso hash”, è scesa a zero a luglio dal 44% a maggio e dal 75% nel 2019.

Il paese ha rappresentato i tre quarti dell’hashrate globale nel 2019, ricorda il Financial Times.

IL GIRO DI VITE DI PECHINO

Di recente le autorità cinesi hanno annunciato regole ancora più severe per l’estrazione e il commercio di bitcoin. A differenza di alti paesi, in cui le autorità risultano più tolleranti o addirittura favorevoli all’estrazione di bitcoin.

PER PRIMI GLI USA

Come riassume Cnbc, i minatori hanno iniziato a fuggire in massa dalla Cina, dirigendosi verso le fonti di energia più economiche del pianeta. Molti di loro sono finiti in America.

A luglio, secondo il Cambridge Center for Alternative Finance, il 35,4% dell’hashrate di bitcoin si trova negli Stati Uniti. Si tratta di un aumento del 428% rispetto a settembre 2020.

A seguire troviamo il Kazakistan e la Russia.

IL COMMENTO DEGLI OPERATORI

Infine, il divieto di mining di bitcoin in Cina ha portato alla “grande migrazione mineraria”, ha affermato al Ft Sam Tabar, chief strategy officer di Bit Digital, un miner di bitcoin con sede a New York. La società ha sospeso le sue operazioni in Cina, in liquidazione dall’ottobre 2020, dopo il divieto.

“Come veterano che ha assistito alla nascita dell’industria in Cina, ritengo che la situazione oggi sia deplorevole”, ha commentato a Reuters Mao Shihang, fondatore di F2Pool, una volta il più grande pool minerario di bitcoin del mondo.

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