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È arrivato l’inverno per le criptovalute?

In tre mesi il mercato delle criptovalute ha perso oltre mille miliardi e il bitcoin è calato sotto i 33.000 dollari. Non tutti gli analisti, però, pensano che il settore sia in crisi. Ecco perché.

 

In tre mesi, da novembre a oggi, il mercato delle criptovalute – le monete digitali che permettono di effettuare transazioni attraverso la crittografia – ha perso più di mille miliardi di dollari in valore.

COME VA IL BITCOIN

Lunedì scorso il bitcoin, la criptovaluta più diffusa, è sceso al di sotto dei 33.000 dollari, il livello minimo dallo scorso luglio. Ha poi recuperato, posizionandosi sopra i 36.000 dollari, ma il suo valore rimane comunque di quasi il 50 per cento inferiore rispetto al record raggiunto a novembre: quasi 69.000 dollari.

COME VANNO ETHER E SOLANA

Rispetto al picco di novembre, anche altre importanti criptovalute, come ether e solana, hanno perso molto: il valore di ether, ad esempio, si è da allora dimezzato; quello solana è calato ancora di più, del 65 per cento.

L’INVERNO DELLE CRIPTOVALUTE?

CNBC scrive che è possibile che per le criptovalute sia giunto l'”inverno”, cioè una situazione in cui il mercato di queste monete tende al ribasso (bear market, in gergo tecnico). È già successo, ad esempio nel 2017 e all’inizio del 2018, quando il bitcoin crollò fino all’80 per cento.

PER QUALCUNO È ARRIVATO

David Marcus, che si è occupato di criptovalute a Meta (già Facebook), ha scritto su Twitter che “è durante i cripto-inverni che gli imprenditori migliori costruiscono le migliori migliori. È di nuovo il momento di concentrarsi sulla risoluzione di problemi reali contro il pompaggio di token”. Con token si intendono le informazioni presenti nella blockchain che garantiscono a un soggetto il diritto su una somma di criptovalute.

PER QUALCUNO, NO

Nadya Ivanova, chief operating officer di L’Atelier, società di ricerca sulla tecnologia legata al gruppo BNP Paribas, ha detto a CNBC di non credere che sia giunto “l’inverno delle criptovalute”: sostiene piuttosto che il mercato stia attraversando un periodo di “raffreddamento”, e che potrebbe non essere una cosa negativa.

“Nell’ultimo anno”, ha spiegato, “specialmente con tutto l’hype in questo mercato, molti sviluppatori sembrano essere stati distratti dai facili guadagni dalla speculazione sugli NFT [i token non fungibili] e altri asset digitali. Un periodo di raffreddamento potrebbe effettivamente essere un’opportunità per iniziare a costruire i fondamentali del mercato” delle criptovalute.

I LEGAMI TRA CRIPTOVALUTE E MERCATI “TRADIZIONALI”

Secondo diversi analisti, le vicende dei mercati degli asset digitali sono sempre più legate a quelle dei mercati “tradizionali”. Dall’inizio di gennaio l’indice S&P 500, che raccoglie le cinquecento aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione, ha perso l’8 per cento; l’indice Nasdaq (il principale mercato borsistico elettronico) ha perso oltre il 12 per cento. Ci sarebbero, secondo quanto scrive CNBC, delle correlazioni tra la performance dei bitcoin e quella dell’S&P 500.

IL RUOLO DELLA FED

I trader, in particolare, temono che eventuali aumenti dei tassi d’interesse e una stretta monetaria aggressiva da parte della Federal Reserve (la banca centrale degli Stati Uniti), che vuole contrastare l’aumento dell’inflazione,  finiranno per prosciugare la liquidità del mercato. Secondo gli analisti più preoccupati, questa linea farebbe terminare l’era del denaro ultra-cheap e delle alte valutazioni nei settori a più alta crescita, come quello tecnologico. Questo settore – spiega CNBC – trae particolare beneficio dai tassi bassi perché le aziende tecnologiche sono solite chiedere prestiti per investire nelle loro attività.

È IL MOMENTO DEGLI STABLECOIN?

Il raffreddamento del mercato delle criptovalute si sta rivelando molto positivo per gli stablecoin, cioè quelle monete digitali che tracciano il valore delle valute nazionali (come il dollaro statunitense, per esempio). Da domenica scorsa lo USD Coin – la seconda stablecoin più grande – ha guadagnato più di 5 miliardi di dollari in valore.

TEMPO DI AGGIUSTAMENTI?

Vijay Ayyar di Luno ha detto a CNBC di credere che l’attuale fase di calo del mercato delle criptovalute non rappresenti l’inizio di un ribasso sostenuto, ma una “correzione”. Il bitcoin è volatile, tende a oscillare parecchio di valore. “Le correzioni per il bitcoin rientrano solitamente nell’intervallo del 30-50 per cento, che è dove siamo ora. Quindi siamo ancora nel normale territorio di correzione”.

A suo dire, se il bitcoin dovesse scendere al di sotto dei 30.000 dollari entro una settimana o più, allora in quel caso le probabilità di bear market aumenterebbero molto. Non pensa però che la criptovaluta possa scendere fino a 15.000 dollari.

STRETTA SUL MINING

Gli investitori in criptovalute stanno guardando con attenzione alle mosse dei governi, che stanno preparando delle misure restrittive al mining, cioè all’attività (particolarmente energivora) di “estrazione” di nuova valuta. Oltre alla Cina, anche la Russia sta pensando di proibire l’utilizzo di criptovalute e il mining, per riaffermare il controllo statale sul settore finanziario. Il prossimo mese anche gli Stati Uniti dovrebbero pubblicare la loro strategia di regolazione delle criptovalute.

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