“Il futuro del lavoro non è scritto dalle macchine, ma dalle libere scelte degli uomini integralmente formati”. È questa la tesi di Emmanuele Massagli (docente di pedagogia e presidente della Fondazione Tarantelli) e di Maurizio Sacconi (già ministro del lavoro e coordinatore del programma Reinventing Work nell’Istituto Bruno Leoni), autori del libro Creatività o sottomissione? Officine d’intelligenza e libertà nel lavoro (Marcianumpress) in vendita dal 5 dicembre. La pubblicazione segue quella di un anno fa (stessi autori, stesso editore), intitolata Otre nuovo per vino nuovo. Rinnovare le istituzioni del lavoro al tempo della AI.
Essi analizzano ancora il cambio d’epoca avviatosi con l’Intelligenza Artificiale e ne considerano ora i pericoli e le opportunità per il lavoro. Si sono avvalsi delle riflessioni emerse nei Seminari di Langa promossi dall’Istituto Bruno Leoni, cui hanno partecipato esperti, accademici, decisori istituzionali e sociali.
Se la sottomissione sarà l’esito della iper-regolazione e della paura di ogni responsabilità per le possibili conseguenze civili, penali, contabili, la creatività nel lavoro potrà esprimersi solo in un clima di libertà responsabile. Oltre l’anomalia giudiziaria dei trent’anni. Gli autori sono fiduciosi che l’Italia possa vivere una nuova stagione di grande crescita analoga a quelle degli anni ‘50 e ‘80, diventare una start up nation, se saprà liberare l’impresa e investire su quella formazione integrale delle persone che unisce conoscenza teorica, esperienza pratica, educazione morale. L’uomo deve essere infatti capace di discernimento e quindi di pensiero critico e divergente rispetto alle macchine intelligenti. Il lavoro sarà protagonista dei risultati aziendali se coinvolto nelle stesse decisioni sugli obiettivi, conseguentemente regolato attraverso un nuovo contratto “professionale” e adeguatamente remunerato in base a modelli partecipativi. Le componenti variabili del reddito, da merito o da fatica, devono essere sottoposte a una tassazione “piatta”.
La buona regola incentivante la produttività, superando ogni egualitarismo ideologico, dovrà essere: “più (e meglio) lavoro, più guadagno”.



