Meta, la società che ha le chiavi di WhatsApp e Facebook Messenger, incalzata dalla Ue che ha imposto ai gatekeeper di spalancare i cancelli delle piattaforme online di maggior successo per liberalizzare realmente il mercato digitale, ha reso noto la strategia che intende perseguire per concedere un po’ di spazio alle terzi parti.
META APRE MESSENGER E WHATSAPP
Si apprende così che presto sarà possibile visualizzare i messaggi provenienti da app di terze parti nella medesima repository di WhatsApp e Messenger. L’utente avrà l’opzione di unificare il contenitore di destinazione ma potrà anche scegliere di mantenerli separati.
L’aspetto importante – sicuramente inedito – è che con tale mossa Meta consentirà una lunga serie di azioni (reazioni, risposte dirette, indicatori di digitazione e conferme di lettura) fino a oggi accessibili solo nelle chat del medesimo sviluppatore mentre, con la modifica in atto, i vari servizi di messaggistica istantanea diverranno interoperabili con servizi minori, di fatto competitor.
IN UN SECONDO MOMENTO CHIAMATE E VIDEOCALL
Secondo gli impegni presi da Meta con le autorità europee, dal 2027 sarà possibile effettuare chiamate vocali e video anche con utenti di app di terze parti, nell’ottica di una comunicazione sempre più cross-platform.
ALCUNE TERZE PARTI INTERESSATE
Questo significa che nel prossimo futuro dovremmo poter avere una comunicazione senza barriere tra iMessage, Telegram, Google Messaggi e le due app di proprietà di Meta: Messenger sul fronte social e naturalmente WhatsApp (acquistata dal Gruppo di Menlo Park nel febbraio del 2014 per 19 miliardi di dollari).
L’unica asticella posta da Facebook riguarderà l’adesione al proprio protocollo di sicurezza che dovrà essere implementato anche dalle software house che intendono aderire con le proprie app così da garantire la privacy agli utenti.
I SEI GATEKEEPER CHE DOVRANNO “APRIRE I CANCELLI”
Nell’ambito del Digital Markets Act, ovvero il corpus normativo con il quale Bruxelles intende regolamentare il mercato digitale come ha già fatto in passato con quello dei beni e dei servizi “reali”, la Commissione Ue ha individuato altri cinque gatekeeper (Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, e Microsoft) dai quali, ciascuno nel proprio ambito, attende ora le medesime contromisure che dimostrino di aver aperto al gioco della concorrenza gli ambiti presidiati.