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Cosa c’è dietro le strette francesi a porno e social?

Emmanuel Macron sembra aver intrapreso una crociata contro le principali piattaforme Internet, per lo più statunitensi, minacciando di togliere il traffico generato dai minorenni su social e perfino e-commerce. Un colpo ai bilanci delle Big Tech che potrebbe avere un peso nella delicata partita dei dazi trumpiani, anche se la Ue non intende accodarsi alle mosse dell'Eliseo. E i Paesi membri si muovono in ordine sparso

La Francia di colpo sembra aver scoperto che non tutto il Web è a misura di ragazzino, anche se l’ultima generazione conosce probabilmente più i meandri di Internet che non le vie delle città in cui vive. Il presidente Emmanuel Macron ha infatti iniziato a minacciare la predisposizione di un pacchetto di norme per blindare diverse piattaforme ai minorenni. E se in un primo tempo la crociata d’Oltralpe pareva limitarsi al porno, dopo gli ultimi annunci sembra avere velleità maggiori e nascondere, nemmeno troppo bene, tutt’altro disegno: colpire le realtà statunitensi. La risposta europea ai dazi di Trump potrebbe dunque essere suggerita da Macron?

LA STRETTA DI MACRON NON COLPIRA’ SOLO IL MONDO DEL PORNO…

La stretta che ha indispettito il mondo del porno (YouPorn, RedTube e Pornhub hanno infatti bloccato l’accesso alle piattaforme dalla Francia per protesta) è in realtà condivisa: anche a livello europeo si cercano soluzioni che permettano di verificare realmente la maggiore età degli utenti che desiderano accedere a quel tipo di contenuti e per ora si ipotizzano barriere simili a quelle già usate per esempio nel fintech per le app bancarie che, però, oltre a porre interrogativi sulla privacy, rischiano di ridurre il traffico e dunque i guadagni dell’intero settore.

…MA ANCHE E-COMMERCE E SOCIAL

Ma la Francia non si limiterà a blindare le barriere d’accesso dei siti porno: nelle ultime ore Emmanuel Macron ha infatti tuonato sia contro i social – altro vecchio tema che si riaffaccia quotidianamente nella discussione pubblica – sia, a sorpresa, contro gli e-commerce. “Un quindicenne non potrà più acquistare un coltello online”, ha tuonato ai microfoni dell’emittente France 2  commentando l’accoltellamento di un’assistente scolastica in una scuola media a Nogent, nell’Alta Marna, alle porte di Parigi. “Inaspriremo le regole. Ciò significa che imporremo pesanti sanzioni finanziarie e divieti. Non potranno più vendere queste armi bianche” ai minori di 15 anni.

LA FRANCIA CHIEDE UN INTERVENTO UE…

Macron è poi tornato ad attaccare le piattaforme social, scandendo che il governo francese ha una gran voglia di ridurne l’audience tagliando fuori la platea dei minorenni, ma è disposto ad attendere un intervento orchestrato a livello comunitario: “Vi do qualche mese per la mobilitazione europea – ha detto rivolgendosi a Bruxelles – Altrimenti inizieremo a farlo in Francia, non vediamo l’ora”. L’Ue però non sembra interessata a essere della partita come lascia intendere la mesta dichiarazione di un portavoce della Commissione: “Non è ciò che stiamo perseguendo a livello di esecutivo comunitario”.

…MA BRUXELLES NON CI STA

Dalla Commissione del resto si ricorda all’Eliseo che vincoli anagrafici sono stati già predisposti dal legislatore comunitario con l’individuazione di una prima barriera a 13 anni, età sotto la quale l’utente non può cedere senza il consenso dei genitori i propri dati personali, mentre ulteriori misure che inaspriscano il dettato normativo restano nella disponibilità d’intervento dei parlamenti nazionali: “È stato chiaramente stabilito nel Gdpr che è competenza degli Stati membri porre in essere misure restrittive d’accesso tra i 13 e i 16 anni. Quindi, naturalmente, gli Stati membri possono optare per questa opzione”. Del resto oltre al testo europeo sulla privacy anche il recente Digital Services Act, ovvero il corpus normativo sui servizi digitali che certo non è piaciuto alle piattaforme (per la maggior parte extra Ue) in quanto impone pesanti obblighi alle piattaforme, non stabilisce limiti d’età universali per l’accesso ai social.

I PAESI UE (AL SOLITO) SI MUOVONO IN ORDINE SPARSO

La Francia insomma dovrà portare avanti la propria battaglia contro le Big Tech estere – statunitensi e asiatiche – senza la Ue. Ma non sarà sola, se si considera che divieti affini esistono già in Germania e nei Paesi Bassi, dove il limite legale è di 16 anni, e in Spagna che ha fissato l’asticella a 14 anni. In tutti gli Stati però ci sono dubbi sull’effettivo funzionamento delle misure anche perché sarebbero state lasciate scappatoie digitali piuttosto ampie. Più serio sembra il sistema in studio in Grecia che intende impalcare una identità digitale ad hoc per i minorenni che però con ogni probabilità impiegherà anni a essere attuato.

SOCIAL E MINORI, VERSO UN DIVIETO ITALIANO?

Anche l’Italia sarà presto chiamata a riflettere sulla possibilità di bandire i minorenni dai social dato che è stata depositata una proposta di legge a firma della deputata Luana Zanella (Alleanza Verdi e Sinistra) che, se passasse rebus sic stantibus, vieterebbe l’accesso alle piattaforme ai minori di 16 anni.

Secondo i dati recentemente presentati da Save the Children soltanto in Italia circa un bambino su tre tra i 6 e i 10 anni (il 32,6%) usa lo smartphone tutti i giorni, una tendenza in costante aumento negli ultimi anni (nel 2018-2019 erano il 18,4%) e con una netta prevalenza al Sud e nelle Isole, dove la quota sale al 44,4%, oltre 20 punti percentuali in più rispetto al 23,9% del Nord.

Il 62,3% dei preadolescenti (11-13 anni), oltre tre su cinque, ha almeno un account social: il 35,5% ne ha uno su più social e un ulteriore 26,8% soltanto uno. Il 31,3% dei ragazzi e delle ragazze di quest’età è connesso online con i suoi amici attraverso chat, chiamate, videochiamate più volte al giorno, il 5% lo è continuamente.

UNA STRETTA CHE FA MALE AI CONTI DELLE BIG TECH

Un simile scenario così caotico da un lato rassicura le Big Tech, per lo più estere, dato che non c’è un fronte comune europeo che farà muro in modo granitico alle loro istanze mentre eventuali norme impiegheranno anni a essere approvate finendo per lo più per riguardare solo una piccola parte della ragguardevole platea europea (circa 450 milioni di individui).

Dall’altro però le sta anche mettendo in allarme, consapevoli dell’importanza nei loro bilanci del traffico generato dai minori che viene poi monetizzato con pubblicità e sponsor. Non è del resto un caso che le principali piattaforme abbiano stabilito il limite minimo di 13 anni per aprire un account sui social media mentre Meta si è spinta addirittura oltre, chiedendo al legislatore comunitario normative che assicurino il reale controllo dei genitori. Un modo per permettere al gruppo statunitense di essere insomma parte in causa della possibile stretta.

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