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Come vanno le sperimentazioni dei vaccini contro Sars-Cov-2

Che cosa dicono gli studi pubblicati sulla rivista Lancet con i primi risultati del vaccino cinese e del vaccino di Oxford contro Sars-Cov-2

 

Si irrobustisce la speranza di disporre in tempi ragionevolmente brevi di un vaccino contro il Sars-Cov-2. Uno studio pubblicato sulla rivista Lancet riferisce i risultati sulla sperimentazione del vaccino cinese condotta su oltre 500 persone e sono risultati che fanno ben sperare. Il vaccino è sicuro e induce una risposta immunitaria nei soggetti che sono stati sottoposti al trattamento. E analogamente incoraggianti sono i test del vaccino anti Covid della Oxford University.

IL VACCINO CINESE

Il vaccino è composto da un virus del comune raffreddore umano (un adenovirus) che fa da vettore del gene della proteina Spike del SarsCov2 (la molecola dell’involucro esterno del coronavirus). “Il trial di fase II aggiunge ulteriori prove su sicurezza e immunogenicità del vaccino in un ampio gruppo di individui” – ha dichiarato il coordinatore del trial Feng-Cai Zhu del Jiangsu Provincial Center – “Si tratta di un passo importante e i trial di fase III sono già in corso”.

Alla sperimentazione hanno preso parte 508 persone di cui 253 hanno ricevuto una dose elevata, 129 una dose bassa e 126 placebo. I due terzi dei partecipanti avevano tra 18 e 44 anni, 134 (26%) tra 45-54 anni, il 13% (65) erano di 55 anni o più anziani.

I partecipanti sono stati seguiti fino a 28 giorni dopo la vaccinazione: ben il 95% (241 persone su 253) del gruppo che ha preso il dosaggio alto e il 91% (118/129) di coloro che hanno ricevuto una dose bassa di vaccino presentavano sia cellule T sia anticorpi dopo 28 giorni.

COME FUNZIONA IL VACCINO

Il vaccino dopo 28 giorni ha indotto una risposta anticorpale neutralizzante contro il Sars-Cov-2 vivo nel 59% (148/253) e nel 47% (61/129) dei partecipanti, e anticorpi specifici contro la proteina spike nel 96% (244/253) e nel 97% (125/129) dei partecipanti rispettivamente vaccinati con dose alta e bassa di vaccino. Entrambe le dosi hanno indotto produzione di cellule T. Nessuna risposta anticorpale è stata indotta invece dal placebo.

Ovviamente la sperimentazione continuerà: va verificato se e quanto a lungo perdura la risposta immunitaria indotta dal vaccino. E va capito poi se e in quale dose il vaccino funzioni anche sugli anziani, una delle categorie più esposte al Covid 19.

IL VACCINO DI OXFORD

Il vaccino a cui lavorano Oxford e AstraZeneca, in collaborazione con l’italiana Irbm, non è molto diverso da quello cinese, sfrutta però come vettore un adenovirus di scimpanzè. I risultati della sperimentazione, sempre pubblicati da Lancet, sono buoni. L’azienda farmaceutica AstraZeneca ha comunicato che «una singola dose ha portato al quadruplicarsi degli anticorpi contro Sars-Cov-2 nel 95% dei partecipanti a un mese dalla vaccinazione».  Il picco della risposta immunitaria si è avuto dopo 14 giorni e la risposta immunitaria si è mantenuta per due mesi.

Gran Bretagna, Brasile e Sud-Africa sono i Paesi in cui sono attualmente condotte le fasi II e III della sperimentazione e presto saranno coinvolti anche gli Stati Uniti.

Al momento “l’attività neutralizzante contro Sars-Cov-2 – afferma AstraZeneca – è stata evidenziata nel 91% dei partecipanti alla sperimentazione ad un mese dalla vaccinazione e nel 100% dei partecipanti che hanno ricevuto una seconda dose”. Ora si tratta di studiare la risposta immunitaria in base all’età dei soggetti e alla differenza dei dosaggi.

LE PROSPETTIVE

Se i risultati delle sperimentazioni rispondono alle aspettative, ciò non equivale ovviamente ad affermare che a breve avremo un vaccino disponibile. Come detto, studi e test sono ancora in fase di sperimentazione e bisognerà attendere i tempi necessari alla scienza.

Quanto invece alla disponibilità sul mercato del vaccino, una volta che la comunità scientifica abbia ultimato il suo lavoro, l’AstraZeneca ha ribadito il suo impegno a “un ampio ed equo accesso al vaccino se le ultime sperimentazioni daranno risultati positivi”. Al momento», precisa l’azienda, «accordi per il rifornimento di oltre 2 miliardi di dosi di vaccino sono stati fatti con Gran Bretagna, Usa, con la europea Inclusive Vaccines Alliance, con la Coalition for Epidemic Preparedness, con la Gavi the Vaccine Alliance e con il Serum Institute of India».

DI LORENZO: PRIME DOSI ENTRO FINE ANNO

“Se i test di fase 3 sul nostro candidato vaccino ci daranno i risultati sperati, è possibile ipotizzare che già entro fine anno avremo le prime dosi destinate alle categorie più a rischio», ha commentato Piero Di Lorenzo, il presidente e amministratore delegato della Irbm, l’azienda di Pomezia che ha collaborato al vaccino dell’Università di Oxford. «Non cantiamo vittoria, ma incrociamo le dita”, precisa Di Lorenzo.

BURIONI: RISULTATI INCORAGGIANTI

Per il virologo Roberto Burioni i primi risultati sui vaccini sono dati incoraggianti. “Questa volta – spiega Burioni su Medicalfacts – il vaccino è stato ottenuto “montando” con tecniche di virologia molecolare un pezzo del coronavirus su di un virus che colpisce le scimmie, reso innocuo per l’uomo. Anche in questo caso dobbiamo puntualizzare che nessun vaccino di questo tipo è attualmente utilizzato, per cui siamo in presenza di una prima volta”.

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