La lotta al Covid-19 ha un nuovo alleato in Italia. Il 5 aprile scorso il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato il servizio Copernicus Emergency Managment “Rapid Mapping” della Commissione europea. Si tratta di un programma che fornisce immagini satellitari e dati geospaziali per gestire situazioni di emergenza e crisi umanitarie in corso sulla terra.
Se fino ad ora Copernicus è stato utilizzato soprattutto in caso di inondazioni, incendi e impatti sull’agricoltura, da aprile i satelliti hanno iniziato a fornire immagini per monitorare la situazione delle aree colpite dal Covid-19 e, come si spiega sul sito della Commissione Europea, per supportare i processi decisionali delle istituzioni coinvolte nella gestione dell’emergenza.
Nello specifico, le immagini fornite servono per mappare e osservare aree di aggregazione pubblica come mercati rionali all’aperto e parchi. Allo stesso tempo, dallo spazio arrivano immagini di aree ospedaliere e zone interessate dalla costruzione di presidi mobili sanitari installati per curare le persone affette dal virus.
Grazie al confronto delle immagini, è possibile censire le aree e individuare potenziali situazioni di sovra-affollamento e criticità. Oggi queste informazioni risultano utili per il coordinamento delle attività di assistenza sanitaria. Ma il fatto che il governo, attraverso il Dipartimento della Protezione Civile, abbia chiesto ora l’attivazione del servizio, potrebbe costituire un elemento del processo di evoluzione verso la Fase 2, quando inizieranno ad essere aperti i mercati e le prime attività pubbliche.
Come si legge in un comunicato di Leonardo, che tramite eGeos (Telespazio 80%, Asi 20%) gestisce il consorzio internazionale che eroga il servizio Rapid mapping, “per quanto riguarda i mercati all’aperto è possibile identificare le strade di accesso e le zone di pertinenza, le superfici disponibili e la densità massima di accesso dei cittadini”.
Con i dati Copernicus, quindi, le amministrazioni locali potranno decidere in modo strategico le tempistiche e la distribuzione delle riaperture pubbliche, prevenendo sovraffollamenti e potenziali rischi per nuove diffusioni di un virus con il quale dovremo convivere nei prossimi mesi.
Ad oggi l’area sotto osservazione è quella di Torino. Il 9 aprile sono state inviate immagini con una risoluzione di 50cm che mostrano i cambiamenti di ampie aree rispetto al 2018. Si può considerare una sorta di test del servizio per la gestione della pandemia.
Non si esclude che, con l’evolvere della situazione, e magari con il passaggio alla Fase 2 dell’emergenza, il monitoraggio possa essere esteso ad altre aree del Paese e con immagini a risoluzione più dettagliata.
I satelliti utilizzati sono operativi dal 2011. Il loro nome è Pleiadi. Sarebbero dovuti rimanere in attività per cinque anni, ma come spesso accade per le infrastrutture satellitari, gli alti livelli di tecnologia permettono di estendere il periodo d’azione.
Qui il link per dettagli sull’attivazione del servizio Copernicus in Italia.