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Colao-firpo

Cosa ha combinato Colao per lo spazio?

Mosse e decisioni del duo Colao-Firpo sullo spazio prima delle elezioni. L'approfondimento di Francis Walsingham

Lo spazio è un settore strategico per l’Italia; grazie alle ingenti risorse del PNNR possiamo rilanciare la nostre ambizione strategica in collaborazione con ASI ed ESA”. Queste in sintesi le parole del ministro Vitorio Colao pronunciate in occasione del primo collegamento con la Stazione Spaziale Internazionale dopo il lancio in orbita di Samantha Cristoforetti.

Per il Ministro lo Spazio doveva diventare per l’Italia qualcosa simile alla Moda, tema nel quale eccelliamo a livello internazionale.

Parole ambiziose che facevano bene al cuore degli italiani dopo le gestioni Fraccaro e Tabacci caratterizzate ciascuna da improponibili esperti, scelte strategiche che ci hanno fatto perdere la Direzione Generale dell’ESA con in più lo sbigottito sfottò dei colleghi europei, per finire alla distribuzione dei pani e dei pesci spaziali ad amici, famigli e parenti stretti sino alle forzate auto-dimissioni dalla delega avendo superato ogni limite della decenza.

Dunque rose e fiori per un ministro che presenta un indiscutibile curriculum professionale di ottimo livello anche se del tutto sprovvisto di conoscenze specifiche del settore; ancor più digiuno del tema è il suo capo gabinetto, Stefano Firpo, il cui carattere non facile non ha certo aiutato, a quanto si dice negli ambienti ministeriali, il lavoro della coppia.

Che qualcosa però non andasse per il verso giunto è apparso molto presto: il ministro, digiuno di come funziona una pubblica amministrazione, ha talvolta superato i confini del suo territorio istituzionale creando non poche frizioni con il Mise e con la Difesa come riportano vari rumors degli ambienti governativi; tutti in qualche modo sopiti dal fatto che si era di fronte ad un governo di coalizione, si direbbe quasi di salute pubblica, e non si potevano fare onde dato il labile equilibrio che ha caratterizzato il governo Draghi sino all’inevitabile collasso finale.

Il duo del MITD, geneticamente poco avvezzo alla mediazione vista la comune origine di finanza ad alto livello dove al vertice uno solo comanda mentre gli altri eseguono senza discutere, ha cercato di imporre questo modus operandi al funzionamento delle tematiche spaziali per cui è opportuna un’analisi dei risultati visto che le elezioni, ragionevolmente, determineranno altre direzioni e altri referenti politici.

Più che di errori, secondo gli osservatori del settore, si può parlare di ingenuità dovuta certamente al carattere ed alla storia di entrambe queste figure. Il COMINT, la cui funzione dovrebbe essere quella di elaborare politiche comuni e condivise dalle varie Amministrazioni dando precise indicazioni operative all’ASI, è stato del tutto svuotato di ogni funzione riducendosi a luogo di accettazione formale delle scelta assunte a livello di MITD con “qualche” contributo di attori di particolare peso: MISE, Difesa e in tono minore MAECI e MITE.

Ha lasciato piuttosto perplessi la scelta dei collaboratori che sono stati aggregati a sostegno del lavoro del ministro: un ingegnere con ottime competenze tecniche ma con storia e conoscenze ben lontane dal settore spaziale; alcuni giovani ricercatori provenienti dalla Bocconi che si occupano di Space Economy, ma anche in questo caso senza reali competenze tecniche né tantomeno un riconoscimento internazionale che li potesse porre come validi interlocutori nelle eventuali negoziazioni con gli esperti francesi e tedeschi nostri agguerriti competitori. Apparizioni spot di qualche personaggio da anni nel settore che già aveva interagito con Tabacci prima di inabissarsi e scomparire al momento di dover firmare una certificazione di assenza di conflitto di interesse necessaria a ricoprire un posto nel cda di una società partecipata da ASI offertogli dal sottosegretario.

In definitiva non certo il meglio che si potesse sperare ma perfettamente coerente con la visione verticistica e autoreferenziale propria delle due figure apicali del MITD.

Il tentativo di avocare tutta la gestione  del comparto Spazio de facto e de iure al Ministero sembrava essersi concretizzata grazie agli articoli 9 e 31 del DL n.36 del 30 aprile che prevedeva la creazione di un Dipartimento Spazio gestito da un Capo Dipartimento e due dirigenti di seconda fascia cui si associavano cinque esperti che sarebbero dovuti essere indicati dai vari Ministeri di peso nel COMINT.

Il decreto, a detta di molti nell’ambiente, sembrava articolato per assorbire la struttura già esistente, primo fra tutti il Capo di Gabinetto a ricoprire la poltrona più alta; il tutto sulla base che il governo avrebbe tenuto sino alla scadenza naturale in modo da consolidare l’operazione.

La caduta in Senato del governo e le dimissioni del presidente del Consiglio hanno fatto saltare il quadro di riferimento; ci si aspettava quindi che tutto rimanesse congelato nello statu quo in attesa delle prossime elezioni e di una nuova maggioranza governativa.

Da qui, invece, ecco concretizzarsi “la zampata finale” del duo Colao-Firpo nello Spazio secondo l’immutabile regola italica per cui le scelte e le nomine delicate  sono sempre concretizzate nel periodo festivo approfittando della disattenzione generale, oggi ancora più forte visto il periodo preelettorale.

Il 12 Luglio un decreto della Presidenza del Consiglio “Ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio”, formalizza “l’organizzazione” di un Ufficio per le Politiche Aerospaziali, eludendo la creazione del Dipartimento che non poteva realizzarsi in regime di normale amministrazione. Sono mantenute le tre posizioni apicali previste precedentemente. Pudicamente, non si è gesuiti per niente, il decreto  prevede anche la creazione  dell’Ufficio per le Politiche in favore delle persone con disabilità mescolando insieme i due temi, presumibilmente per annacquare la notizia.

Il governo nonostante tutto continua ad operare ed ecco allora che si concretizza anche la nomina della Direttrice per le Politiche Aerospaziali: è di pochi giorni fa la notizia non ancora pubblicizzata che la prescelta, senza mai aver minimamente aperto un bando pubblico al riguardo, è Elena Grifoni, Capo di Gabinetto dell’attuale DG dell’ESA e nella stessa funzione sin dalla gestione precedente del tedesco Jan Wörner. La dottoressa, a quel che si dice in giro, dovrebbe cessare dalle funzioni in ESA a Parigi il 31 Agosto se nel frattempo la sua nomina in Italia si concretizzerà velocemente come sarebbe stato concordato con i vertici MITD in una riunione del 10 Giugno scorso tra i tre.

Laureata in matematica a Pisa dopo alcuni anni in USA seguendo il primo marito, entra in ESA al centro di ESTEC in Olanda a fine anni 80 come young graduate. In ESA conosce e sposa l’attuale marito, economista olandese ed esperto in politiche industriali divenuto Presidente e CEO di Fokker Space BV prima di entrare anche lui in ESA nei primi anni 90. Nella sua funzione, la dottoressa Grifoni dopo i primi anni da tecnica, come anche indicato da Linkedin, cambia lavoro orientandosi verso il supporto all’attività del DG ESA assicurando l’agenda, l’operatività delle Segreteria, le attività di protocollo, la preparazione degli incontri e il funzionamento operativo del Council dell’ESA.

E’ una scelta giusta, è quella di cui c’era necessità per far ripartire il settore? Difficile a dirsi alla luce di quanto sembra visto che nella funzione di Direttore dell’Ufficio ci si aspetterebbero capacità di elaborazione di politiche e modalità di governance che non sembrano essere indicate nel suo curriculum.

Una seconda perplessità nasce dal fatto che la posizione, comunque sia, nasce ad un mese dalle elezioni e pertanto dovrebbe essere sottoposta a spoil system da parte del nuovo governo che, salvo improvvisi rivolgimento di fronte, non dovrebbe certo essere nella linea e nelle modalità operative del duo Colao-Firpo.

Ai valle dei risultati del 25 settembre ci si aspetterebbe che il primo rientri a Londra o altrove  nei contesti nei quali ha operato per anni con un buon successo.

Ancora più avveduto è stato il Capo di Gabinetto che, molto prima dei segnali di crollo del governo si era assicurato una solida via d’uscita: si dice, la direzione generale di Assonime, la rinomata associazione che riunisce e rappresenta le grandi società (private e pubbliche), i cui direttori generali durano in carica molti più anni rispetto alle nomine apicali della pubblica amministrazione soggette a spoil system e con stipendi largamente superiori.

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