L’arrivo di Elon Musk alla guida di Twitter sta facendo migrare molti utenti verso nuove terre. Una in particolare sembra essere la prediletta: Mastodon, la piattaforma social fondata dal 29enne Eugen Rochko nel 2016.
Ma chi è questo ragazzo che promette guerra al capitalismo social con un’alternativa più ‘etica’?
CHI È EUGEN ROCHKO
Classe 1993, Rochko è un ingegnere informatico tedesco di origini russe ed ebraiche. Si è laureato nel 2016 presso la Friedrich-Schiller-Universität di Jena, dove ha studiato informatica. Prima di fondare Mastodon, ha lavorato per brevi periodi come sviluppatore per diverse aziende tra cui Biqforge, Silvercurve, CloudGear.
Dal 2013 al 2016, invece, si è occupato per Original Content London dello sviluppo di Newspeak House, un club riservato a membri iscritti tramite abbonamento. Come spiega Rochko sul suo profilo LinkedIn, Newspeak House, sulla scia delle elezioni britanniche del 2015, “è stato fondato per promuovere la creazione di una tecnologia in grado di sconvolgere il complesso politico/mediatico/governativo del Regno Unito”.
Contemporaneamente ha lavorato anche per Pongathon, Axxur ed è stato consulente per il progetto di ricerca europeo Eunomia, finanziato da H2020, sui social media decentralizzati e nello specifico su Mastodon.
Nel 2016 realizza il suo sogno e diventa fondatore e sviluppatore principale di Mastodon, una piattaforma di social media decentralizzata e open-source basata su protocolli web aperti.
PERCHÉ HA FONDATO MASTODON
Mastodon nasce da due bisogni di Rochko. Il primo, come ha raccontato nel 2017 a Mashable, era semplicemente quello di “approfittare di quel tempo prezioso che intercorre tra la laurea e il ritrovarsi intrappolati nella tristezza di un lavoro tradizionale”.
Il secondo, rivelerà qualche mese dopo in un’intervista a Free Software Foundation, era sopperire alla delusione provocata da Twitter, che insieme alla sua passione per il software libero, hanno dato vita a quello che si autodefinisce un social più ‘etico’ in quanto non traccia gli utenti ai fini pubblicitari.
Mastodon, infatti, è gratuito e non ha pubblicità, a differenza di social network più noti. È gestito da un’associazione senza scopo di lucro creata da Rochko e per sostenere le spese viene utilizzato il crowdfunding.
LA DEMOLIZIONE DEL PENSIERO DI ZUCKERBERG
“Pensavo che la possibilità di esprimermi online con i miei amici attraverso brevi messaggi fosse molto importante per me, ma anche per il mondo, e che forse non avrebbe dovuto essere nelle mani di un’unica società – ha detto Rochko al Time -. In generale si trattava di un sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall’alto che Twitter esercitava”.
Già nel 2017, in un post pubblicato sul blog di Mastodon, Rochko rispondeva duramente al manifesto di Mark Zuckerberg, il quale professava di voler “sviluppare l’infrastruttura sociale per dare alle persone il potere di costruire una comunità globale che funzioni per tutti noi”.
Ma secondo Rochko, “Facebook, semplicemente, non può dare a nessuno il potere di fare qualcosa, perché tale potere risiederà sempre esclusivamente all’interno dello stesso Facebook, che controlla il software, i server e le politiche di moderazione”. E aggiunge: “Un futuro in cui Facebook è l’infrastruttura sociale globale, è un futuro in cui non c’è rifugio dalla pubblicità e dal calcolo dei numeri”.
IL ROCHKO PENSIERO
Nello stesso post, Rochko spiega che per lui “il futuro dei social media deve essere la federazione. Il potere definitivo sta nel dare alle persone la possibilità di creare i propri spazi, le proprie comunità, di modificare il software come meglio credono, ma senza sacrificare la capacità di interagire tra persone di comunità diverse”.
E usa la geopolitica per spiegare cosa intende: “Naturalmente, non tutti gli utenti finali sono interessati a gestire il loro piccolo social network, proprio come non tutti i cittadini sono interessati a gestire il loro piccolo Paese. Ma credo che ci sia una buona ragione per cui molti Paesi sono costituiti da Stati separati ma compatibili, e per cui molti Paesi separati ma compatibili formano alleanze come l’Unione Europea o la Nato. Un mix tra sovranità e unione. Federazione”.
Come diceva nel 2017, “non so se il lavoro che sto facendo sia abbastanza buono da servire il futuro dell’umanità, ma credo che sia almeno un buon passo nella giusta direzione”. Una direzione, spiegava in un altro post intitolato “Imparare dagli errori di Twitter”, in cui “si ha la possibilità di scegliere un’istanza con le regole e le politiche che si condividono” e che è più favorevole a “comunità più piccole e affiatate meno inclini a ospitare comportamenti tossici”.