Pace fatta tra Amazon e i driver della Lombardia. La vertenza contro la società di e-commerce dovuta a carichi di lavoro per i driver che i sindacati avevano giudicato “insostenibili” si è risolta con un accordo in cui si prevede, tra le altre cose, il premio di risultato slegato dal numero delle consegne e i corsi di guida sicura. Ma andiamo per gradi.
LE TENSIONI IN AMAZON
Partiamo da dove tutto è iniziato. I driver lombardi lamentavano turni di lavoro massacranti, con numero di consegne che talvolta corrispondeva al doppio di quelle fatte dai driver dei concorrenti.
“Nelle prime settimane del 2019, i driver di Amazon consegnavano fino al doppio di pacchi giornalieri di un driver del settore. Carichi di lavoro prodotti da una crescita delle quote di mercato acquisite da Amazon senza che a questo corrispondesse una crescita proporzionale di lavoro stabile e di qualità”, ha ricordato Filt Cgil Lombardia.
LO SCIOPERO IN AMAZON
Il malcontento è sfociato in uno sciopero, il 26 febbraio 2019, indetto da Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil.
TRA CHI E’ STATO FIRMATO L’ACCORDO PER AMAZON
“Dopo mesi di lavoro siamo riusciti a trovare un accordo non facile”, hanno commentato con Start Magazine Fabio Marani e Roberto Legramandi, operatori regionali della Fit-Cisl Lombardia. La difficoltà, come spiegato da Marani e Legramandi, era che l’accordo (qui è possibile visualizzare l’accordo completo), a livello regionale, doveva essere siglato tra 12 aziende che effettuano la consegna dei pacchi per Amazon (rappresentate dalle associazioni Assoespressi e Fedit) e i sindacati (Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil).
UN PREMIO DI RISULTATO
Una delle principali novità dell’accordo è l’introduzione, dall’1 luglio 2019, di un premio di risultato costruito tenuto conto di indici di qualità del servizio offerto.
“Questo punto dell’accordo rappresenta una novità nel settore dell’e-commerce perché sperimenta uno strumento che dovrebbe incentivare la qualità del servizio offerto e la professionalità dei lavoratori riequilibrando la spinta dell’azienda a favorire la quantità di merce consegnata”, ha commentato la Filt Cgil Lombardia.
DIRITTI DI PRIORITA’
Nell’accordo è previsto il riconoscimento di un diritto di priorità dei lavoratori a tempo determinato o part-time in caso di trasformazioni a tempo indeterminato o/e full time.
UN TETTO AI CONTRATTI A TERMINE
C’è di più. Nell’accordo è inserito anche il rispetto delle percentuali stabilite dal contratto nazionale Trasporto Merci e Logistica per l’utilizzo dei contratti a termine e di somministrazione.
Si tratta di “un punto qualificante dell’accordo considerato l’uso che in passato è stato fatto di queste tipologie contrattuali nei momenti di picco della produzione”, ha sottolineato la Filt Cgil.
UN CORSO DI GUIDA SICURA
Non manca un punto relativo alla formazione rivolta ai lavoratori. Tra i corsi è previsto anche quello di Guida Sicura. Previsto poi un sistema di regole certe per i lavoratori sull’addebito di eventuali danni ai mezzi.
LA RATIFICA
Entro il 10 giugno l’accordo sarà votato dai lavoratori di Amazon della Lombardia.
“Un importante passo avanti – commenta la Filt Cgil – nelle condizioni di lavoro. Un punto di partenza che, oggi regola la filiera di Amazon, ma che lancia una speranza per tanti lavoratori di Amazon impiegati dentro i magazzini del colosso dell’e-commerce”.
SOLO UN PRIMO PASSO
“Per noi questo accordo è una base di partenza, per riaprire un dialogo con le aziende per cercare di migliorare le condizioni dei lavoratori. Si tratta ovviamente di un accordo positivo, ma non pensiamo che basti questo per risolvere tutti i problemi che si creano con le aziende appaltatrici”, secondo Marani e Legramandi. “Non è stato facile certamente trovare l’accordo, bisogna unire le esigenze e le diverse caratteristiche di 12 aziende diverse, ma ce l’abbiamo fatta e ora pensiamo al futuro”.
ANCORA TANTO DA FARE
“Un risultato che ancora una volta dice che il sindacato non è un vecchio arnese ma strumento di cambiamento e regolazione dello sviluppo. Ora serve che le istituzioni e il legislatore facciano la loro parte con una normativa che regoli la gestione delle piattaforme digitali e dei dati prodotti e dall’altra parte serve che si verifichino le condizioni dei lavoratori all’interno dei magazzini e del rispetto delle leggi a tutela della libertà dei lavoratori. C’è ancora tanto da fare”, ha commentato Luca Stanzione, segretario senerale Filt Cgil Lombardia.