Chissà se Imran Chaudhri, noto in tutto il mondo per aver creato l’interfaccia utente e interazione che hanno permesso a iPhone di imporsi sul mercato, e sua moglie Bethany Bongiorno, anch’essa una vita spesa programmando e progettando i cellulari di Cupertino, si sono pentiti di aver lasciato Apple per mettersi in proprio e realizzare, con la loro startup, il sogno del cellulare olografico.
LA STARTUP HUMANE INC.
Chaudhri e Bongiorno (nella foto di apertura mentre indossa e reclamizza il proprio cellulare olografico), compagni nella vita personale e in quella imprenditoriale, hanno lasciato la Big Tech fondata da Steve Jobs nel 2017, l’anno successivo hanno fondato la propria startup, Humane Inc. che solo nel 2024 ha iniziato a commercializzare Ai Pin, un cellulare simile a una spilletta da indossare.
CHI CI HA SCOMMESSO
Secondo quanto scrive Bloomberg, Humane ha raccolto 230 milioni di dollari dagli investitori, tra i quali spicca anche il CEO di OpenAI (la software house dietro a ChatGpt foraggiata da Microsoft) Sam Altman. Non a caso Ai Pin da qualche giorno ha preso a bordo l’ultimo modello di Intelligenza artificiale amorevolmente accudito dall’ormai ex startup: GPT-4o.
COS’È IL CELLULARE OLOGRAFICO AI PIN
Il device e il logo ricalcano la filosofia di Apple, risultando essenziali nelle linee e accattivanti nell’aspetto. Anche la scelta di puntare tutto su un sistema operativo proprietario, CosmOS, è chiaramente una lezione appresa a Cupertino (con tutte le difficoltà e i costi che essa comporta, specie ora che l’Ue è entrata a gamba tesa liberalizzando il mercato digitale), ma contrariamente all’azienda guidata da Tim Cook, parecchio indietro sulla Intelligenza artificiale, Ai Pin come dice il nome si fonda integralmente sulla connessione con un assistente digitale.
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Questo perché Ai Pin non ha un visore e nemmeno la classica pulsantiera. Ed è il motivo per il quale è stato soprannominato cellulare olografico. Come con le più recenti cuffie bluetooth, si interagisce col device indossabile con qualche tocco e attraverso un assistente virtuale.
COSA NON FUNZIONA NEL CELLULARE OLOGRAFICO
Il problema per Humane Inc. è che, dalla commercializzazione, Ai Pin è stato sommerso da critiche. Chi lo ha acquistato e coloro che lo hanno recensito concordano sul fatto che la user experience sia farraginosa e demotivante. Un paradosso per un prodotto che costa ben 699 dollari. Ma soprattutto un paradosso per un device sviluppato da due ex dipendenti Apple, azienda capace di reinventarsi proprio dopo aver messo la user experience al centro di tutto.
Per non parlare delle critiche piovute sul display olografico, ovvero un laser proiettato nell’etere che può essere visto solo se l’utente se lo spara contro la mano, a patto di essere nelle giuste condizioni di luminosità. Una funzione peraltro che si ottiene solo dietro la sottoscrizione di un abbonamento. E, ancora, Ai Pin ha una longevità troppo scarsa, una latenza eccessiva e si surriscalderebbe in fretta con l’uso, dando fastidio all’utente.
AI PIN A FINE CORSA?
Insomma, per quanto affascinante, l’Ai Pin è un device che pare precorrere eccessivamente i tempi: farebbe la sua figura in un film di fantascienza, mentre per la realtà di tutti i giorni è surclassato abbondantemente dagli smartphone tradizionali, vera e propria appendice di plastica, metallo e terre rare dell’homo sapiens del XXI secolo.
Humane era valutata 850 milioni di dollari dagli investitori nel 2023, ma la commercializzazione del dispositivo e la gragnuolata incessante di critiche hanno cambiato la situazione. Per questo, sempre secondo Bloomberg, Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno starebbero valutando l’exit, o comunque l’ingresso di capitali nel tentativo di migliorare il progetto che evidentemente è rimasto a metà del guado, possibilmente ottenendo in cambio tra i 750 milioni e il miliardo di dollari. Chi si farà avanti? Nemmeno l’intelligenza artificiale di Ai Pin può dirlo.