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Cara Ferragni (e influencer vari), è pubblicità anche quella (occulta) sui social. La sferzata dell’Antitrust

La pubblicità occulta è vietata sempre, anche e soprattutto sui social network. Parola dell’AGCM. Chiara Ferragni&co devono guardarsi le spalle dall’Autorità Antitrust

La coppia italiana più social del momento, The Ferragnez, può stare tranquilla: sì ai post promozionali purché non dimentichino di inserire gli hashtag giusti. A distanza di un anno dalla prima azione, l’Autorità Antitrust (Agcm) è intervenuta ancora sul fenomeno dell’influencer marketing attraverso i social media.

Se Chiara Ferragni è stata la prima a costruire una fortuna sulle foto e post promozionali di prodotti che vanno dalla moda al beauty, tanti altri hanno seguito il suo esempio, attirati dal connubio di guadagno facile ed esibizionismo (non a caso il blog della social influencer cremonese The Blond Salad genera un business da 30 milioni di dollari).

SOCIAL INFLUENCER PULLULANO

Instagram in prima fila, seguito dalle altre piattaforme digitali quali Facebook, Twitter, YouTube, Snapchat, sono sempre più popolati da blogger e influencer che mostrano sostegno o approvazione per determinati brand, più o meno esplicito, generando in ogni modo un effetto pubblicitario. Se il futuro sposo della già citata Ferragni, il rapper Fedez, mostra la sua collezione di t-shirt con il marchio ben in vista su un’Instastory, ecco quella è pubblicità. Se la caratteristica promozionale del post non è segnalata all’utente, allora si tratta di pubblicità occulta.

IL MONITO LANCIATO DALL’ANTITRUST

Proprio per questo, l’anno scorso l’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella aveva sollecitato tutti gli operatori coinvolti a vario titolo nel fenomeno a conformarsi alle prescrizioni del Codice del Consumo. È necessario infatti fornire adeguate indicazioni sulla reale natura del messaggio, laddove ci sia una finalità commerciale o basato sulla fornitura gratuita di prodotti.

ACCOLTO DA IMPRESE E SOCIAL INFLUENCER

La risposta al primo intervento dell’Antitrust del 2017 è stata positiva. Gli influencer e le imprese coinvolte hanno modificato le proprie condotte in senso più trasparente per i consumatori. Negli ultimi tempi si nota nei post/video/foto una maggiore presenza di hashtag e riferimenti idonei a rivelare la natura pubblicitaria delle comunicazioni. In particolare, l’Agcm ha evidenziato come le piattaforme di social network mettano a disposizione degli influencer sempre più strumenti specifici per rendere manifesto agli utenti il rapporto di sponsorizzazione (avrete notato tutti il richiamo “sponsorizzato” in alto a sinistra in determinati post promozionali). Allo stesso modo, titolari dei brand possono utilizzare strumenti di notifica e controllo dei richiami ai propri marchi inseriti nelle foto degli influencer.

ATTENZIONE ANCHE A CHI HA POCHI FOLLOWER

In questo secondo intervento, l’Autorità si è rivolta agli influencer con un numero di follower non elevatissimo, ma pur sempre di rilievo. Dopo aver ricordato che la pubblicità deve essere sempre riconoscibile come tale, affinché l’intento commerciale di una comunicazione sia percepibile dal consumatore, l’Agcm ha evidenziato come il divieto di pubblicità occulta valga soprattutto per le piattaforme digitali quali social network.
Se da un lato infatti la visualizzazione di prodotti unitamente al posizionamento sull’immagine di un tag o un’etichetta che rinviano al profilo Instagram o al sito del brand sono idonei ad esprimere un effetto pubblicitario, dall’altro, la mancanza di ulteriori elementi può non rendere evidente per tutti i consumatori l’eventuale natura promozionale del post in questione.

SPALLE COPERTE

L’Autorità ha pertanto ricordato i criteri generali di comportamento e ha chiesto che sia sempre chiaramente riconoscibile la finalità promozionale, in relazione a tutti i contenuti diffusi tramite social media. L’inserimento di hashtag quali #pubblicità, #sponsorizzato, #advertising, #inserzioneapagamento, o, nel caso di fornitura del bene ancorché a titolo gratuito, #prodottofornitoda seguiti dal nome del marchio pubblicizzato, terrà al sicuro il piccolo o grande influencer dal mirino dell’Antitrust.

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