Quando si scarica un software (oggi va di moda chiamarli app) bisognerebbe sempre prestare attenzione al tipo di dato che lasceremo in pegno per poter utilizzare il programma in apparenza gratuito, ma in realtà affamato di ciò che potrà raccogliere dai nostri device e dalle nostre routine hi-tech. Di norma si è portati a pensare che se l’applicazione in questione è sviluppata o licenziata da una Big Tech sia meno impicciona di altre semisconosciute ma la vicenda emersa negli ultimi giorni, laddove accertata, dimostrerebbe che non è sempre così visto che ha acceso un faro su Bing Wallpaper di Microsoft.
CHE COS’È BING WALLPAPER?
Disponibile sul Windows Store, Bing Wallpaper non è certo tra le app più utili del mondo: si limita infatti a cambiare automaticamente lo sfondo del desktop ogni giorno con immagini selezionate dall’utente. Insomma, se ne può fare a meno. E forse sarebbe anche meglio dato che tra le pieghe del software pare si nascondano funzionalità invasive che potrebbero minare la privacy degli utenti.
UNA APP TROPPO CURIOSA E INVADENTE?
Secondo quanto denunciato da un analista piuttosto seguito nell’ambiente, Rafael Rivera, noto per le sue competenze di “reverse engineering”, l’app Bing Wallpaper sarebbe un vero e proprio “incubo per la sicurezza degli utenti”. Forse Rivera esagera ma nel caso in cui avesse ragione ci sarebbe senz’altro un che di beffardo nel messaggio che Bing Wallpaper fa apparire durante la sua installazione: “Le belle foto sono solo l’inizio”.
Già, perché oltre alle “belle foto” il software di Windows installerebbe automaticamente Bing Visual Search e conterrebbe un codice per decifrare i cookie salvati in altri browser. Includerebbe poi anche una API di geolocalizzazione, che aggrava le intromissioni nella privacy dell’utente da parte di un’app. Senza peraltro che se ne scorga la ratio dato che il software come detto si dovrebbe limitare a rallegrare i fondali della propria scrivania virtuale. Rivera ha anche pubblicato una lista di estensioni che gli utenti dovrebbero bloccare nei loro browser Chrome o Firefox, descrivendo Bing Wallpaper come un’applicazione “malevola”.
NON SOLO PRIVACY A RISCHIO, PROFILI SENSIBILI PER L’ANTITRUST?
Ma c’è un aspetto da non sottovalutare che rischia peraltro di essere portato all’attenzione della Commissione europea. Secondo Rivera una volta installata l’app Bing Wallpaper cercherebbe di modificare le impostazioni del browser degli utenti, tentando di portare l’utente a settare Edge come browser predefinito. Inutile dire che è il browser di Microsoft. Se non le fosse possibile, aprirebbe il browser predefinito dell’utente chiedendo di abilitare l’estensione Microsoft Bing Search per Chrome precedentemente installata.
Here's an example of one of MANY nasty tricks Bing Wallpaper employs.
After some time passes, and you close your non-Edge default browser, Bing Wallpaper fiddles with it and open this tab on start. pic.twitter.com/nnuzYCRgVb
— Rafael Rivera (@WithinRafael) November 19, 2024
Sempre Rivera nel testare Bin Wallpaper segnala che se si vieta all’app Microsoft di impostare Edge come browser predefinito, di tanto in tanto lo aprirà da sé con schermate promozionali che invitano l’utente a migliorare la propria esperienza affidandosi al software sviluppato in quel di Redmond.
Semplici pubblicità tipiche delle app gratuite o in tali fastidiose condotte si può ravvisare il tentativo di Microsoft di restaurare quella ragnatela che un tempo univa i suoi software che è stata faticosamente sfilacciata a suon di multe dall’Antitrust europeo?