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Big tech, Cloud provider e non solo. Chi protesta contro il Dma dell’Ue

Dall’amministrazione Biden all’associazione europea di cloud provider, ecco chi protesta (con motivazioni diverse) contro il regolamento dell’Ue volto a contrastare le pratiche sleali e l’abuso di posizione dominante sui mercati digitali da parte delle Big Tech   Il Digital Markets Act (Dma) di Bruxelles non piace a entrambe le sponde dell’Atlantico. A fine gennaio hanno…

 

Il Digital Markets Act (Dma) di Bruxelles non piace a entrambe le sponde dell’Atlantico.

A fine gennaio hanno preso il via i negoziati tra Commissione europea, Consiglio Ue e Parlamento europeo sul Digital Services Act (Dsa), la proposta di regolamento avanzata da Bruxelles nel dicembre 2020 che impone alle grandi piattaforme online come Google, Apple, Facebook e Amazon una maggiore responsabilità sulla moderazione dei contenuti. Il testo fa parte di un pacchetto più ampio che comprende anche il Digital Markets Act (Dma), volto a contrastare le pratiche sleali e l’abuso di posizione dominante sui mercati digitali da parte delle Big Tech.

Ma non mancano proteste e polemiche contro la proposta di regolamento di Bruxelles.

Un alto funzionario statunitense ha scritto ad Andreas Schwab, deputato del parlamento europeo relatore del Dma, chiedendo l’ampliamento delle nuove regole per ricomprendere anche rivali europei e stranieri delle società Usa. Lo ha rivelato il Financial Times, che ha visionato la missiva.

In realtà, le big tech americane avevano già lanciato le proprie campagne di lobby a Bruxelles. L’ultima Facebook (ora ribattezzata Meta). La scorsa settimana la società ha ribadito la sua minaccia di rimuovere Facebook e Instagram in Europa dopo le preoccupazioni per le imminenti leggi digitali dell’Ue nel suo ultimo rapporto annuale.

Ma ora le big tech Usa hanno chiesto direttamente aiuto all’amministrazione Biden per fare pressione su Bruxelles.

Nel frattempo, proteste arrivano anche dal Cispe (l’associazione europea che riunisce le società del cloud computing tra cui l’italiana Aruba). Quarantuno firmatari, tra Ceo e dirigenti della lobby di cloud computing hanno lamentato a Margrethe Vestager, commissaria antitrust dell’Ue, l’esclusione nella bozza di regolamento di fornitori di software aziendali come Microsoft, Oracle Corp. e SAP SE. Lo riporta Bloomberg. Pertanto, l’associazione chiede alla vicepresidente Ue di aggiungere aziende con “posizioni dominanti nella produttività e nel software aziendale” alla legge sui mercati digitali.

Tutti i dettagli.

VERSO L’APPROVAZIONE DEL DMA

Insieme al Digital Services Act, il Digital Markets Act è sul tavolo della discussione trilaterale tra Commissione, Parlamento e Consiglio europei.

Nel mirino delle regole approvate dagli eurodeputati ci sono le aziende digitali che assumono il ruolo cosiddetto di ‘gatekeeper’, ovvero di controllo dell’accesso ai servizi online da parte dei cittadini, come i social network, i motori di ricerca, i sistemi operativi, i servizi di pubblicità online, i cloud computing e servizi di condivisione di video.

LE AZIENDE INTERESSATE

Gli Stati membri e la Commissione europea hanno sostenuto che il Dma dovrebbe interessare le società con una capitalizzazione di mercato di almeno 65 miliardi di euro. Questa soglia  catturerebbe molto più delle cinque maggiori società tecnologiche statunitensi (Google, Facebook, Amazon, Apple e Microsoft), ciascuna del valore di oltre 1 trilione di dollari.

Per rientrare nel ruolo di gatekeeper, stando al Dma, sarà necessario inoltre essere presenti in almeno tre paesi dell’Ue e avere almeno 45 milioni di utenti finali mensili, oltre a più di 10.000 clienti corporate.

In caso di violazione delle regole, le sanzioni proposte sarebbero “non inferiori al 4% e non superiori al 20%”.

“D’altra parte, la formulazione del Dma è tale da abbracciare anche piattaforme europee come Booking, Zalando e Vinted, che a loro volta hanno scritto alla Commissione per lamentare l’equiparazione ai colossi Usa e chiedere un’esenzione” segnala MF.

LA LETTERA DEL DIPARTIMENTO DEL COMMERCIO AMERICANO

Tuttavia, il governo americano è corso ai ripari per tutelare i suoi colossi tecnologici contro la stretta normativa europea.

L’ultimo sforzo per respingere le regole dell’Ue che colpirebbero le più grandi aziende tecnologiche americane è la missiva indirizzata a Bruxelles firmata da Arun Venkataraman, consigliere di Gina Raimondo, segretario al commercio Usa.

“Chiediamo all’Ue che adotti parametri di selezione non discriminatori nei confronti delle aziende americane, assicurando fra l’altro che nell’ambito del Dma siano ricomprese anche rivali europei e stranieri delle società Usa”.

IL COMMENTO DI BRUXELLES

Preoccupazioni considerate pretestuose dal destinatario Schwab, come ha replicato al Ft. Il deputato ha accusato “i funzionari Usa di utilizzare questioni di sicurezza per difendere il potere delle big tech”.

LA PROTESTA DEL CISPE

Infine, anche da società europee si levano proteste contro il regolamento di Bruxelles.

Lunedì quarantuno rappresentanti di fornitori di cloud computing riuniti nell’associazione Cispe hanno inviato una lettera congiunta alla commissaria Ue, Vestager, per chiedere che il Dma includa anche alcuni giganti del tech finora esclusi, come Microsoft, Oracle e Sap.

Secondo i firmatari della lettera, i fornitori di software aziendali stanno abusando delle licenze software per bloccare i clienti nella propria infrastruttura cloud, il che “significa che altri fornitori di infrastrutture cloud più piccoli non possono competere”. Mentre NextCloud Inc. ha presentato una denuncia antitrust contro Microsoft, le società cloud hanno affermato di non poter aspettare un’eventuale “vittoria in contenziosi antitrust tra 10 anni o più quando la competitività del mercato non sarà recuperabile”.

“Più di 2.500 Ceo in Europa e circa 700 delle più grandi imprese e istituzioni europee, numerosi deputati, esperti di concorrenza e innovatori europei hanno proposto emendamenti e sollevato preoccupazioni riguardo la mancanza di rimedi contro l’abuso di gatekeeper che hanno monopoli nel settore software durante le discussioni del Dma” aggiunge la missiva.

LA RICHIESTA ALLA COMMISSARIA VESTAGER

Pertanto “oggi è essenziale che il DMA includa rimedi chiari per fermare le pratiche sleali da parte dei gatekeeper del software. Piccoli chiarimenti sono tutto ciò che è necessario per chiudere questa lacuna critica” concludono i rappresentati dall’associazione europea del cloud computing.

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