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Autodichiarazione Tecnologia Coronavirus

Autodichiarazione, come funziona. Fatti e polemiche

La nota del ministero dell'Interno sull'autodichiarazione per chi esce da casa

L’autodichiarazione per chi esce da casa deve essere cartacea. Lo ha chiarito una nota del Ministero dell’Interno, pubblicata ieri, dopo che nelle ore precedenti si era diffusa la notizia che questa sarebbe potuta essere sostituita con un’applicazione per smartphone.

LA NOTA DEL MINISTERO DELL’INTERNO

“L’autocertificazione cartacea per coloro che escono da casa non può essere sostituita da un’applicazione per smartphone”, spiega il Ministero, sostenendo che l’applicazione “anche se apparentemente motivata da esigenze di semplificazione e velocizzazione delle procedure” sarebbe “in contrasto con le prescrizioni vigenti”.

PERCHE’ CARTACEA?

Il dicastero spiega anche il perché: l’autocertificazione “deve essere firmata sia dal cittadino sottoposto al controllo che dall’operatore di polizia, previa identificazione del dichiarante”, cosa che l’applicazione smartphone non permetterebbe.

“La stessa autocertificazione – aggiunge – va inoltre acquisita in originale dall’operatore che effettua il controllo, per le successive verifiche”.

QUESTIONE PRIVACY

In realtà, ci sarebbero anche altri motivi per cui il dicastero guidato da Luciana Lamorgese non vorrebbe che i cittadini utilizzassero l’applicazione: “L’utilizzo di servizi non ufficiali e autorizzati da Autorità pubbliche per la compilazione del modello di autodichiarazione, inoltre, espone potenzialmente l’utente sotto il profilo del rispetto della propria privacy”, spiega la nota. “I dati contenuti nel modello consentono di rivelare, infatti, non soltanto la frequenza e la tipologia dello spostamento dell’individuo ma anche le ragioni – personali e riservate – che giustificano lo spostamento e che possono ricollegarsi ad informazioni sensibili quali lo stato di salute, le esigenze personali le circostanze lavorative”.

“L’acquisizione e la gestione di tali dati sensibili da parte di soggetti terzi – aggiunge il Ministero – secondo quanto dispone il regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati (GDPR) e le prescrizioni nazionali in tema di diritto della privacy, sono sottoposte a precisi obblighi in tema, fra l’altro, di correttezza e trasparenza, consenso informato, limitazione del trattamento a specifiche finalità, aggiornamento e soprattutto integrità e riservatezza. Tali obblighi sono posti a garanzia di tutti i cittadini contro potenziali e pericolosi abusi”.

LA CRITICA SUI SOCIAL

La scelta del ministero è stata criticata, sui social, dal professore bocconiano Carlo Alberto Carnevale Maffè, che fin da subito nella gestione dell’emergenza ha chiesto l’utilizzo di maggiore tecnologia (qui i dettagli).

LE DENUNCE

Intanto, cartaceo o meno, continuano a fioccare le denunce contro chi continua a spostarsi da casa senza motivo valido. Sono state raggiunte, come scrive Il Sole 24 Ore, le 43mila denunce il bilancio della prima settimana di controlli, fatti su un milione di persone dalle forze dell’ordine

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