Ehi, Siri, la sai l’ultima? L’Unione europea potrebbe presto sfrattarti dal calduccio della tua dimora, ovvero dai dispositivi a marchio Apple. Lo sostiene Bloomberg: secondo l’agenzia di stampa, infatti, Cupertino sarebbe disposta a sacrificare la sua storica assistente digitale all’altare di Bruxelles, le cui richieste di liberalizzare i software si sono fatte via via sempre più insistenti dopo l’entrata in vigore del Digital Markets Act e del Digital Services Act, soprattutto per chi, come la Mela morsicata, aveva adottato una strategia di software chiuso fortemente interconnesso.
LA UE STA TRASFORMANDO APPLE
Finora Apple ha faticato non poco per mettersi in regola con Bruxelles, proprio come Microsoft negli anni ’90 che aveva avuto innumerevoli grattacapi (e altrettante salatissime multe) per via dei software proprietari installati di default su Windows.
La liberalizzazione, che si concretizza nella possibilità per gli utenti di scegliere app di terze parti al posto di quelle ‘ufficiali’, almeno al momento ha riguardato i software per l’invio di messaggi, per la gestione delle proprie mail e delle chiamate, fino a raggiungere temi particolarmente cari a Cupertino come le app per i pagamenti contactless, la navigazione Internet e satellitare e soprattutto lo store per le applicazioni scaricabili / acquistabili.
SIRI AVRÀ COINQUILINI
Qui appunto si innesta l’anticipazione di Bloomberg, che vanta in redazione uno dei giornalisti che meglio conosce i retroscena in casa Apple: Mark Gurman. Pare infatti che per non avere ulteriori problemi con Bruxelles, Apple sia pronta a smantellare l’inamovibilità di Siri, l’assistente virtuale storico della Mela morsicata, per fare spazio ad alternative rivali come Google Assistant (Gemini è già la ‘star’ dei sistemi operativi rivali Android) e chatbot AI come la connazionale ChatGpt o la cinese DeepSeek.
Non è del tutto chiaro se si tratti di una mossa autonoma di Apple per tendere la mano all’Unione europea oppure risponda a una precisa richiesta di Bruxelles. Parrebbe più la prima ipotesi e potrebbe essere motivata dal fatto che Cupertino si sia ormai arresa a non essere competitiva sul fronte dell’Intelligenza artificiale. I ritardi della Siri potenziata dagli algoritmi d’ultima generazione sono noti così come non è un mistero il livello di insoddisfazione degli utenti di Apple Intelligence, che dopo i proclami del 2024 si è risolto in una bolla di sapone.
LA FRUSTRAZIONE DEL TEAM
“È come un software patchwork, dove ogni pezzo sembra funzionare, finché non li metti insieme”, si sarebbe sfogato un ingegnere lasciando intendere che i lavori sul potenziamento di Siri siano ancora in alto mare. Un problema non da poco per Apple che presidia il settore degli assistenti digitali dal 2010 ma ha clamorosamente perso il treno dell’Intelligenza artificiale. Già nei mesi scorsi era venuto fuori che il responsabile di Siri, Robby Walker, aveva definito i ritardi “imbarazzanti“.
E forse nella consapevolezza che i device in futuro saranno scelti per l’Ai di bordo Cupertino ha preferito accogliere diversi coinquilini per Siri, massimizzando l’offerta software ospitata sui suoi hardware. Pare inoltre che non sia nemmeno più certo che l’Intelligenza artificiale di Apple, se e quando vedrà la luce, sia destinata a fondersi con Siri, il cui nome sarebbe ormai ritenuto ‘compromesso’ e prossimo all’uscita di scena.
APPLE COLPITA DA “ANNUNCITE”
Ma il problema sarebbe più profondo e riguarderebbe pure le scelte marketing e strategiche della Big Tech a livello comunicativo: troppi annunci con troppo tempo che passa dal momento della presentazione in pompa magna all’effettivo debutto delle app o delle feature promesse. Un esempio perfetto di ciò che non ha funzionato sta riguardando il nuovo sistema di mirroring dedicato all’iPhone Apple CarPlay Ultra, presentato nel 2022 e arrivato solo nel 2025.
LA PARTENZA RITARDATARIA E A SINGHIOZZO DI APPLE CARPLAY ULTRA
Un debutto a dir poco ritardatario e soprattutto claudicante dato che non avverrà nemmeno su tutte le auto: inizialmente sarà esclusiva di Aston Martin. Per di più installabile solo su alcuni modelli (DBX, Vantage, DB12 e Vanquish). Bisognerà perciò attendere altri mesi prima di vederlo anche su marchi più popolari e diffusi come Hyundai, Kia e Genesis.
E non è finita perché in un primo momento sarà installabile appena sulle vetture britanniche vendute negli Stati Uniti e in Canada. Un lancio ridimensionato nei termini e destinato ad abbracciare un numero irrisorio di utenti. Non a caso i meme parodistici e gli sfottò fioccano sui social. Da qui, con ogni probabilità, la decisione di annunciare al grande pubblico solo novità prossime all’uscita per non esasperare nuovamente l’utenza ed evitare gli effetti di pubblicità involontariamente tragicomiche.