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Apple, sicurezza e privacy. Ecco i favorevoli e i contrari

La questione è delicata: sicurezza o privacy? Ecco quello che si chiede ad Apple e perchè l’azienda di Cupertino non ci sta Poche ore fa un giudice ha imposto ad Apple di ottemperare alle richieste del Bureau e di garantire l’accesso ai dati dell’iPhone di uno degli attentatori di San Bernardino (il 2 dicembre scorso avvenne…

La questione è delicata: sicurezza o privacy? Ecco quello che si chiede ad Apple e perchè l’azienda di Cupertino non ci sta

Poche ore fa un giudice ha imposto ad Apple di ottemperare alle richieste del Bureau e di garantire l’accesso ai dati dell’iPhone di uno degli attentatori di San Bernardino (il 2 dicembre scorso avvenne una sparatoria in una struttura della Inland Regional Services, un’organizzazione non profit per il sostegno con persone con disabilità. Furono uccise 14 persone.). La casa di Cupertino, però, non ci sta e a dire il suo ‘no’ è stato persino il CEO Tim Cook, che ha spiegato le posizioni dell’azienda in una lettera aperta.

La questione è delicata: si tratta di scegliere tra privacy e sicurezza. Se Apple difende a tutti i costi la privacy dei propri clienti, l’FBI mette al primo la sicurezza di tutti i cittadini. Insomma un gioco delle parti, naturale, se vogliamo, che apre un dibattito di non poco conto per i nostri tempi.

Apple, nel corso di queste stesse indagini, ha sempre collaborato con l’FBI nei limiti della legge. Quello che ora si chiede alla mela morsicata è qualcosa di più: l’estrazione forzata di dati protetti da crittografia dai propri dispositivi. “L’FBI vuole farci sviluppare una speciale versione di iOS priva di barriere di sicurezza, per poi installarla su uno degli iPhone ottenuti nel corso delle indagini e ottenerne i dati contenuti. Un software del genere, che al momento non esiste, sarebbe in grado di disattivare le protezioni di qualunque iPhone”, spiega Tim Cook.

La scelta di Apple potrebbe apparire impopolare ed alcuni potrebbero sostenere che la costruzione di una speciale versione di iOS per decriptare un solo iPhone sia ‘una soluzione semplice’, ‘ma ignora sia le basi della sicurezza digitale sia il significato di ciò che il governo sta chiedendo in questo caso’.

Apple - Tim Cook

Perchè Apple non vuole cedere alle richieste dell’FBI

‘Nel mondo digitale di oggi, la “chiave” per un sistema crittografato’ è qualcosa di serio. Una volta che questa è nota, chiunque abbia conoscenze nel settore potrebbe riuscire a ‘bypassare il codice’, decriptando il dispositivo.

Non è dunque vero che si potrebbe, come chiede e suggerisce l’FBI, utilizzare tale strumento una sola volta. Una volta creato il dispositivo speciale,’ la tecnica potrebbe essere usata più e più volte, su qualsiasi numero di dispositivi. Nel mondo fisico, sarebbe l’equivalente di una chiave master, capace di aprire centinaia di milioni di serrature – da quelle dei ristoranti a quelle delle banche, dei negozi e delle abitazioni.’, ha scritto Tim Cook nella sua lettera.

‘Il governo chiede ad Apple di violare i nostri utenti e minare decenni di innovazioni di sicurezza che proteggono i nostri clienti – tra cui decine di milioni di cittadini americani – da hacker e criminali informatici sofisticati’.

Si chiede dunque a chi ha realizzato un sistema di massima sicurezza di offrire le chiavi per la sua vulnerabilità.

Chi si schiera a favore della sicurezza e chi a favore della privacy?

La questione è diventata, nelle ultime ore, di dominio pubblico. ‘Questo è il tipo di caso in cui aziende come Apple devono dimostrare che sono buoni cittadini e rispettare gli ordini del tribunale legali’, ha commentato Matt Olsen, ex consigliere generale presso il National Security Agency.

A tutela della privacy (e quindi a favore del no di Apple), come riporta il Washington Post, si schiera Kevin Bankston, direttore di Open Technology Institute – New America, che sostiene che il tribunale sta chiedendo alla mela morsicata di realizzare su misura un ‘malware per minare le funzioni di sicurezza propria del prodotto’ e che se un tribunale può costringere Apple a farlo, allora può costringere altri fornitori di software a fare altrettanto. ‘Non si tratta solo di un iPhone, si tratta di tutti i nostri software e tutti i nostri dispositivi digitali’, ha commentato. Se ci sarà questo precedente, allora ‘sarà un disastro digitale per l’affidabilità dei computer di tutti e dei telefoni cellulari’.

Di avviso contrario è William J. Bratton , commissario del dipartimento di Polizia di New York, che ha dichiarato che ‘Nessun dispositivo, nessuna macchina, e nessun appartamento deve essere al di là della portata di un tribunale che ha ordinato la perquisizione.’

‘Nessuna azienda dovrebbero essere costretta ad indebolire deliberatamente i suoi prodotti’, ha invece commentato il senatore Ron Wyden.

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