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guerra apple-samsung

Perché la sberla milionaria dell’Antitrust a Apple e Samsung farà storia

Per il Garante del mercato e della concorrenza, sia Samsung che Apple hanno ridotto il ciclo di vita di alcuni loro device

L’ombra dell’obsolescenza programmata si abbatte su Apple e Samsung. Meglio, sui big della tecnologia che si contendono il mercato della telefonia si è abbattuta ieri una multa di diversi milioni di euro, inflitta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Italiano.

Una decisione storica, dalle grandi (ed importanti) potenzialità: la colpa accertata e condannata dall’Antitrust italiano alle due aziende, infatti, mentre risolleva vecchie polemiche e denunce, apre nuovi scenari. Ma andiamo per gradi.

COSA E’ L’OBSOLESCENZA PROGRAMMATA

Partiamo con il capire il reato. L’obsolescenza programmata è una strategia applicata da una società per decidere, anche da lontano, il ciclo di vita di un device, limitandone la durata nel tempo e inducendo quindi l’utente finale a comprare un nuovo apparecchio.

COSA DENUNCIA AGCM

“L’AGCM ha accertato che le società del gruppo Apple e del gruppo Samsung hanno realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo in relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi”, si legge nella nota diffusa dall’Antitrust. “Tali società hanno, infatti, indotto i consumatori – mediante l’insistente richiesta di effettuare il download e anche in ragione dell’asimmetria informativa esistente rispetto ai produttori – ad installare aggiornamenti su dispositivi non in grado di supportarli adeguatamente, senza fornire adeguate informazioni, né alcun mezzo di ripristino delle originarie funzionalità dei prodotti”.

COSA HA FATTO SAMSUNG

Secondo le indagini dell’Antitrust, la casa sud-coreana Samsung avrebbe proposto, dal maggio 2016, ai consumatori che avevano acquistato un Note 4 (sul mercato dal settembre 2014) l’installazione del nuovo firmware di Android denominato Marshmallow. L’aggiornamento, proposto anche con insistenza, era però predisposto per il nuovo modello di telefono Note 7 e ha provocato gravi malfunzionamenti ai vecchi device, a causa delle maggiori sollecitazioni dell’hardware e richiedendo. Le riparazioni (fuori garanzia, ormai) avrebbero avuto un costo eccessivo, tale da indurre gli utenti a valutare nuovi acquisti.

QUALE LA COLPA DI APPLE

Apple, invece, dal Settembre 2016 avrebbe proposto ai possessori di vari modelli di iPhone 6  di installare il nuovo sistema operativo iOS 10 sviluppato per il nuovo iPhone7. Tale aggiornamento, però, avrebbe richiesto maggiore energia, provando anche spegnimenti improvvisi. Dopo diverse denunce e segnalazioni, la Mela Morsicata è stata costretta a rilasciare per ovviare all’inconveniente, nel febbraio 2017, un nuovo aggiornamento (iOS 10.2.1). Ma, anche qui c’è un ma, l’installazione ha ridotto, su diversi dispositivi, la velocità di risposta e la funzionalità.

Solo nel dicembre 2017 ha previsto la possibilità di sostituire le vecchie batterie ad un prezzo scontato.

Non solo. “Nei confronti di Apple è stata altresì accertata una seconda condotta in violazione dell’art. 20 del Codice del Consumo in quanto la stessa, fino a dicembre 2017, non ha fornito ai consumatori adeguate informazioni circa alcune caratteristiche essenziali delle batterie al lito, quali la loro vita media e deteriorabilità, nonché circa le corrette procedure per mantenere, verificare e sostituire le batterie al fine di conservare la piena funzionalità dei dispositivi”, spiega AGCM.

LE DUE MULTE

Alle due società tecnologiche “sono state applicate sanzioni pari al massimo edittale, tenuto conto della gravità delle condotte e della dimensione dei professionisti: a Samsung 5 milioni di euro e ad Apple 10 milioni di euro (5 milioni per ciascuna delle due pratiche contestate)”.

sommella

Oltre al pagamento delle sanzioni massime applicate, le aziende dovranno anche provvedere a informare i consumatori. Sulle pagine italiane dei propri siti, entrambe le aziende dovranno pubblicare una dichiarazione che informi gli utenti della decisione dell’Antitrust e riportare il link al provvedimento di accertamento.

COSA POTREBBE ACCADERE ORA?

Le conseguenze non mancheranno, sul mercato (è certamente un danno di immagine: le future scelte degli utenti saranno magari condizionate dalla sentenza) e sul fronte della giurisprudenza. Con molta probabilità, le associazioni dei consumatori infatti potrebbero far partire delle class action per chiedere rimborsi per gli utenti vittime di tali comportamenti.

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