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Apple Indonesia

Tutte le mosse di Apple tra Indonesia, India e Cina

Apple potrebbe aprire una fabbrica in Indonesia per diversificare ulteriormente la produzione di iPhone e altri dispositivi e ridurre la dipendenza dalla Cina. La società di Cupertino insiste sul Vietnam e raddoppia l'assemblaggio in India. Tutti i dettagli.

Apple ha intenzione di aprire una fabbrica in Indonesia. Lo ha annunciato l’amministratore delegato, Tim Cook, dopo essersi riunito con il presidente indonesiano Joko Widodo, che ha interesse ad attirare nel paese la società statunitense ma soprattutto a promuovere collaborazioni con le aziende locali.

COSA FA APPLE IN INDONESIA

Apple possiede dei centri di sviluppo in Indonesia – ha aperto una nuova accademia, la quarta, sull’isola di Bali a un costo di 99 milioni di dollari – ma non degli impianti di produzione. Secondo il ministro dell’Industria, Agus Gumiwang Kartasasmita, se Apple sceglierà di puntare sulla manifattura in Indonesia potrà disporre di una capacità sufficiente all’esportazione dei suoi prodotti.

Grazie agli investimenti nelle accademie di sviluppo, Apple già soddisfa i requisiti minimi di contenuto locale (35 per cento) necessari alla vendita dei suoi prodotti in Indonesia. Ma il governo di Giacarta spera comunque che l’azienda decida di investire nella manifattura in modo da stimolare la crescita di una filiera tecnologica nazionale: come scrive Reuters, l’Indonesia può vantare una popolazione numerosa (oltre 275 milioni di persone) e sufficientemente qualificata. Attualmente, però, la principale base produttiva di Apple nel Sud-est asiatico è il Vietnam: è qui che l’azienda realizza gran parte dei suoi iPad, AirPod e Apple Watch.

IL DISTACCO DALLA CINA

Nonostante Apple possieda già fabbriche in Vietnam e anche in India, l’Indonesia potrebbe comunque rivelarsi utile ai piani della società per riposizionare la propria capacità manifatturiera al di là della Cina: questa diversificazione viene considerata utile a ridurre il rischio geopolitico, considerate le forti tensioni commerciali e tecnologiche tra Washington e Pechino. Il mercato asiatico, inoltre, è vasto e in espansione.

IL RADDOPPIO IN INDIA

Nell’ultimo anno fiscale, terminato a marzo, Apple ha assemblato iPhone in India per un valore di 14 miliardi di dollari: un raddoppio della produzione che segnala un’accelerazione dei piani di diversificazione dalla Cina. Al punto che la società adesso realizza in India circa il 14 per cento dei suoi dispositivi di punta, stando alle fonti di Bloomberg. È un’ottima notizia per il governo indiano, che ha lavorato proprio all’attrazione delle aziende tecnologiche straniere: secondo le stime di Nuova Delhi, l’espansione delle attività manifatturiere di Apple nel paese ha creato 150.000 posti di lavoro diretti nelle aziende fornitrici del colosso statunitense.

La principale azienda assemblatrice di iPhone in India è taiwanese, Foxconn, “ma nei prossimi anni l’incidenza dei fornitori nazionali potrà aumentare”, ha scritto Alessandro Aresu in un’analisi per Treccani, “con un effetto generale sulla filiera che potrà simulare, per ora su una scala più bassa, quello che è avvenuto in Cina”. Oltre a Foxconn, attualmente a occuparsi degli smartphone made in India di Apple ci sono Pegatron e Wistron, anche loro taiwanesi entrambi.

“Poiché l’India è una potenza in espansione”, ha spiegato Aresu, “la tecnologia è ormai diventata un pilastro centrale per la sua strategia di sviluppo e per la sua ambizione di medio-lungo termine. Come dimostrazione di quest’attività e ovviamente anche a fini di promozione politica, negli ultimi mesi Modi ha fissato incontri con alcuni degli imprenditori tecnologici più rilevanti al mondo, come Jensen Huang ed , per promuovere gli investimenti di aziende come NVIDIA, SpaceX e Tesla“.

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