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App Store Freedom Act

La Ue fa scuola negli Usa? Cosa prevede l’App Store Freedom Act contro Google e Apple

Negli Stati Uniti i repubblicani studiano l'App Store Freedom Act che, se passasse, aprirebbe la concorrenza nel settore dei negozi di applicazioni digitali finora monopolizzato da Apple e Google.

Al momento si tratta solo di una proposta di legge, ma è chiaro che l’App Store Freedom Act trae spunto dalle recenti norme europee sulla liberalizzazione dei mercati digitali nella convinzione che si debbano dotare gli States di un pacchetto analogo, almeno sul fronte dei negozi virtuali.

Il mercato è saldamente in mano a due piattaforme, App Store di Apple presente su ogni device di Cupertino e il Play Store di Google installato in qualsiasi sistema operativo Android, ed è innegabile che le uniche liberalizzazioni in tal senso siano state operate per via giurisprudenziale, per esempio nelle pronunce che Epic Games ha ottenuto contro il colosso guidato da Tim Cook.

COSA PREVEDE L’APP STORE FREEDOM ACT

Il testo è scaricabile qui e sebbene non menzioni mai Apple e Google, pare evidente abbia proprio la finalità di scardinare comportamenti tenuti finora da entrambi i colossi per assicurarsi il mantenimento della propria posizione dominante.

Secondo la prima firmataria, la repubblicana Kat Cammack, l’App Store Freedom Act “mira a promuovere la concorrenza e a proteggere consumatori e sviluppatori nel mercato delle app mobili, vietando determinate pratiche anticoncorrenziali da parte degli operatori dominanti di app store”.

NUOVI LIMITI PER I COLOSSI ALL’ORIZZONTE?

Per la precisione, ha spiegato il deputato della Florida attraverso il suo sito, “Il disegno di legge sostiene l’interoperabilità e la libertà di scelta degli utenti, imponendo ai grandi operatori di app store” (in merito viene fissata una soglia: le app con oltre 100 milioni di utenti negli Usa) “di consentire agli utenti di impostare app o app store di terze parti come predefinite; installare app o app store al di fuori della piattaforma dominante; e rimuovere o nascondere le app preinstallate.

Inoltre, il disegno di legge “impone alle aziende di fornire agli sviluppatori pari accesso a interfacce, funzionalità e strumenti di sviluppo senza costi o discriminazioni”. Il disegno di legge vieta infine agli app store di “costringere gli sviluppatori a utilizzare il sistema di pagamento in-app dell’azienda, imponendo requisiti di parità di prezzo e punendo gli sviluppatori che distribuiscono le loro app altrove”.

SPOTIFY SOSTIENE L’APP STORE FREEDOM ACT

Immediato il plauso del colosso europeo dello streaming musicale Spotify, che da anni dà battaglia proprio all’App Store di Apple: “L’App Store Freedom Act potrebbe rappresentare una svolta per i consumatori americani, offrendo loro maggiore scelta e controllo sui propri dispositivi rispetto a prima. Applaudiamo il deputato Kat Cammack per aver introdotto regole di buon senso per aprire definitivamente l’economia delle app, sbloccare nuove opportunità per aziende e creatori e incoraggiare un’innovazione tecnologica ancora più forte negli Stati Uniti”, ha dichiarato Dustee Jenkins, Chief Public Affairs Officer di Spotify.

Com’è noto al momento dell’insediamento il Ceo di Apple Tim Cook aveva donato, al pari di altri miliardari del mondo tecnologico americano, a titolo personale un milione di dollari al comitato che aveva organizzato l’insediamento del nuovo capo della Casa Bianca. Finora Trump non è stato però gentile con la Mela morsicata, sferzata a più riprese dai dazi e spinta a elaborare un maxi piano di investimenti nei 50 Stati americani. Resta da chiedersi se i repubblicani sferreranno anche quest’ennesimo colpo in direzione di Cupertino (e di Mountain View).

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