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Immuni

App Immuni, che cosa succede su Android?

Tutte le ultime novità sull'app Immuni

Per Immuni, la applicazione per il tracciamento dei contagi da Coronavirus, “siamo alle battute finali”. Lo ha annunciato il ministro della Salute Roberto Speranza a inizio settimana ribadendo il ruolo determinante delle Regioni. Il rilascio dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, a inizio giugno. Nel frattempo, Apple e Google hanno rilasciato la tanto attesa tecnologia di contact tracing (su cui si basa anche l’app italiana) per avvisare le persone che potrebbero essere state esposte al coronavirus. Poi è stato pubblicato il codice sorgente delle versioni iOS e Android dell’app Immuni.

Fonti giornalistiche hanno riportato oggi che l’app Immuni potrebbe essere sperimentata non in tre, come inizialmente previsto, bensì in sei Regioni. Passi avanti dunque, ma gli interrogativi e i nodi intorno all’app di contact tracing italiana aumentano anziché diminuire.

Le Regioni sono allineate sulla promozione dell’app del governo? Dall’avvio della sperimentazione, l’app sarà comunque accessibile a tutti, su base nazionale? E cosa è successo negli smartphone con sistema operativo Android dal rilascio dell’Api di Apple e Google?

Ad ogni modo prima del rilascio dell’applicazione servirà ottenere il via libera da parte del Garante della Privacy sulla Dpia (la Valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati) la cui gestione spetta al ministero della Salute, titolare del trattamento dei dati.

Ecco i dettagli.

COSA HA DETTO IL MINISTRO SPERANZA

“Ci auguriamo che il massimo numero [delle persone] possa decidere di scaricarla, e sarà uno strumento in più”. Aveva dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza a Sky tg24 a inizio settimana. Ribadendo comunque che si tratta di “un pezzo di una strategia complessiva”. “C’è un confronto in corso con le Regioni che poi avranno un ruolo determinante. Ma non basta un solo punto, c’è bisogno di una strategia che comprende la app, i test sierologici, il rafforzamento del nostro sistema ospedaliero, e anche dell’assistenza territoriale e domiciliare”.

LA SPERIMENTAZIONE NELLE REGIONI

Secondo fonti giornalistiche odierne, l’app Immuni potrebbe essere sperimentata in sei Regioni anziché in tre (Liguria, Abruzzo e Puglia). Si allarga quindi il numero dei territori coinvolti, rispetto alle indicazioni iniziali, nel test dell’applicazione per il contact tracing.

PARERI DISSONANTI

Eppure le Regioni non hanno dimostrato finora coerenza e condivisione di utilizzo (e utilità) dell’app Immuni.

A partire dalla Liguria (una delle Regioni in cui partirà la sperimentazione).

“Alla richiesta del Ministro degli Affari Regionali circa la possibilità che la Liguria sia tra le Regioni capofila della sperimentazione del App Immuni, la Presidenza della Regione ha manifestato una disponibilità, ove vi siano le condizioni, ancora tutte da appurare”. Lo precisazione dalla Regione Liguria è giunta infatti dopo il parere contrario espresso dall’assessore alla Sanità della Liguria Sonia Viale in un post sulla sua pagina Facebook datato 26 maggio.

“App Immuni? No grazie. Per quanto mi riguarda i liguri non saranno le cavie di un governo che improvvisa anche sull’App Immuni”. Aveva scritto la vicepresidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Viale. Aggiungendo che “se poi anche il Presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini in pratica ha bocciato l’App Immuni presentata ieri dal Governo alle Regioni dicendo che fa fatica a capire cosa è e cosa sarà, ci sarà un motivo”.

A differenza di quella ligure, si è mostrata convita dell’utilità dell’App la Regione Puglia. “Potrà essere uno strumento a supporto delle attività di contact tracing svolte quotidianamente dai dipartimenti di Prevenzione nella lotta all’ epidemia da Covid 19”, ha dichiarato il professore Pier Luigi Lopalco, dirigente del coordinamento per le emergenze epidemiologiche della Regione a Quotidiano di Puglia.

Resta scettico il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.  “Ieri abbiamo avuto due videoconferenze, una con il governo, alla presenza dei ministri Pisano e Boccia. Abbiamo parlato della app Immuni: la sperimentazione ci vede fuori. Si sono candidate Puglia, Abruzzo e Liguria. Non ho capito quale sia il livello di gestione della banca dati, soggetto privacy. Sembra che sperimentazione debba durare una settimana. Io mi fermo qui. Noi abbiamo il nostro cruscotto di biomonitoraggio. Vogliamo aggiungere anche l’autodiagnosi”. Ha dichiarato oggi in conferenza stampa Zaia, ribadendo la posizione della settimana scorsa.

LA TIMELINE PER L’AVVIO DELL’APP DI CONTACT TRACING

Al di là della sperimentazione, il dicastero guidato da Speranza sta limando il documento da inviare al Garante della Privacy. Si tratta infatti di un passaggio fondamentale per rispondere alle questioni sollevate dall’autorità guidata da Antonello Soro, che aveva fortemente sottolineato la necessità che l’app fosse volontaria e che soprattutto non utilizzasse alcun tipo di geolocalizzazione.
Sarà l’ok di Soro l’ultimo tassello per vedere Immuni operativa. Dal lato tecnico, in questi giorni  si sono fatti passi avanti.

PUBBLICATO IL CODICE SORGENTE DI IMMUNI

Nella notte tra domenica e lunedì sono stati pubblicati su Github, la piattaforma dove gli sviluppatori da ogni parte del mondo possono confrontarsi su progetti specifici, alcuni i documenti sul funzionamento del software dell’app per il contact tracing scelta dal governo. (Qui per leggere l’approfondimento di Umberto Rapetto sul codice sorgente di Immuni).

L’API DI APPLE E GOOGLE

Ma già dal 20 maggio Google e Apple hanno messo a disposizione degli sviluppatori di Immuni l’aggiornamento del loro software per facilitare la comunicazione tra dispositivi Android e iOS tramite Bluetooth, mettendo così la palla nel campo dei vari sistemi sanitari nazionali che hanno chiesto la loro collaborazione.

IL RILIEVO DEL CODACONS

E proprio da quel momento gli utenti degli smartphone Android hanno notato qualcosa di nuovo tra le impostazioni dell’account. Come ha rivelato il Codacons, che in questi giorni sta ricevendo le segnalazioni degli utenti che denunciano l’attivazione automatica sui propri smartphone con sistema operativo Android, di servizi legati al Covid-19, senza le dovute informazioni circa le finalità dei medesimi servizi.

“Molti utenti segnalano come sui propri telefonini, nella schermata dei servizi Google, sia apparsa in queste ore la voce ”Notifiche di esposizione al Covid-19”, servizio attivato in modo automatico e all’insaputa dei possessori dei dispositivi, e di cui non si conoscono né le caratteristiche, né le finalità m non è chiaro ad esempio né quando né come avrà termine l’utilizzo di tale servizio che, una volta attivato sui cellulari, potrebbe comunque essere idoneo ad inviare informazioni senza il necessario consenso e volontà dell’utente”.

Per questo il Codacons ha presentato una istanza a Google e Samsung chiedendo di provvedere a fornire adeguata informativa agli utenti circa le modifiche che verranno apportate sui propri dispositivi, anche per l’utilizzo della App Immuni, dando precise avvertenze su tutte le funzionalità del servizio per garantire la sicurezza delle informazioni, la libertà del consenso prestato, i termini e le condizioni di utilizzo, i sistemi messi in atto per garantire la privacy degli utenti. Al Garante per la protezione dei dati personali il Codacons ha invece chiesto di accertare, secondo le proprie competenze, se le modalità di avvio ed installazione dell’applicazione siano conformi ai provvedimenti adottati in materia.

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