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Anonymous, lo tsunami-bluff e la cyber-security (non serve?)

Come è andato davvero lo strombazzato tsunami digitale ad opera di Anonymous? Il commento di Umberto Rapetto

Ero abituato a “Veni, vidi, vici” o, considerato il sovranismo dilagante, a “civis romanus sum”. Memorabili eventi della storia e grandi momenti della vita sono segnati da frasi immortali.

Me ne sono convinto stamattina con il messaggio social clou della giornata, quello con la illustre citazione di “Gio Evan”. Chi sussulta, rammentando Carneade, deve sapere che anch’io pensavo fosse un errore di digitazione non intercettato dal correttore automatico T9 ma ho poi scoperto essere l’aulico ispiratore dell’addio di una presentatrice televisiva al politico del suo cuore.

Dopo aver immaginato la profonda mortificazione dell’editor dei tradizionali involucri dei Baci Perugina, ho pensato di trovare subito un fatto da sintetizzare con un aforisma o una locuzione celebre.

Complice il calendario che segnava un “5 novembre” pronosticato come drammaticamente indimenticabile, ho preso atto che l’Apocalisse digitale non c’era stata. Chi come me non si aspettava il reddito di cittadinanza, l’abolizione della Fornero, il blocco della TAP, ha dovuto accontentarsi di una delusione di minor cabotaggio.

Nonostante qualcuno vociferi che a breve ci sarà un hackeraggio per decreto o comunque con un “collegato” alla manovra informatica, la fiducia nei confronti dei pirati telematici è scesa verticalmente…

L’insoddisfazione di chi si aspettava un epilogo pirotecnico per la #blackweek ha fatto cadere la scelta dell’epitaffio su due motti. Il “Già fatto?” di un noto spot pubblicitario di un elementare dispositivo medico per le iniezioni e il “Non ci posso credere!!!” di Aldo, Giovanni e Giacomo si contendono l’abbinamento.

Probabilmente una consultazione via Internet permetterà al pubblico di esprimere la propria preferenza, ma già in passato interventi fraudolenti hanno determinato l’annullamento dell’esito referendario. Non ci sono speranze.

Le tre formazioni – scese in campo facendo temere il peggio – hanno riportato alla memoria l’Italia esclusa dai Mondiali del 2018, facendo maturare il sospetto che a coordinarle ci fossero Tavecchio e Ventura seduti alla tastiera dopo aver abbandonato il calcio…

I segnali evidenti fin dall’inizio hanno progressivamente spento gli entusiasmi. L’assenza di comunicazioni il giorno 4 (vigilia dell’atteso exploit) non era un gesto garbato per ricordare il Bollettino della Vittoria – il 1268 del Comando Supremo – sottoscritto 100 anni prima dal generale “Firmato Diaz”, ma suonava come la voce di Nicolò Carosio che annunciava che il dentista coreano Pak Doo-Ik aveva segnato il gol che rispediva gli azzurri a casa dalla Coppa del Mondo del ’66.

Il report del 5 novembre, ultimo giorno del conflitto cibernetico, si è rivelato tristemente lontano dalle aspettative dei “tifosi”. E’ vero che tra i “colpiti e affondati” di questa battaglia navale ci sono stati quattro siti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ma chi teme per segreti strategici può rapidamente tranquillizzarsi. I web aggrediti, infatti, sono quelli dell’URP (l’Ufficio Relazioni con il Pubblico), dell’Istituto delle Tecnologie per la Didattica, dell’Ufficio Supporto Programmazione Operativa, dell’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee.

Sono poi stati fulminati l’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse del Ministero dello Sviluppo Economico, la Sovrintendenza Archivistica della Sicilia, persino l’Associazione dei poliziotti in pensione e un’altra manciata di realtà minori.

Va poi dato atto che l’attacco non ha escluso la politica. Peccato che tra i trofei risultino il sito della Lega Nord nel Trentino, quello del Partito Democratico di Siena e quello nazionale di Fratelli d’Italia. Un po’ pochino per chi aveva annunciato una sorta di tsunami digitale.

Alcuni commenti sul blog di Anonymous sono stati impietosi e questo dimostra quanto poco sia sportiva la Rete. Fair play a parte, il lancio dell’iniziativa è stato probabilmente sovradimensionato e una simile esposizione ha catalizzato critiche e sarcasmo.

Il rischio hacker non muore certo qui. Probabilmente un minimo di senso civico ha frenato Anonymous dal combinare disastri, ma alla fine della “settimana nera” l’unico vero risultato è quello di aver convinto i “decision maker” pubblici e privati che non c’è alcun bisogno di cyber security. La sicurezza informatica, Cenerentola delle priorità, ha perso inutilmente la scarpetta…

Un’ultima considerazione sull’accaduto riguarda le Ferrovie. Per la seconda volta la furia iconoclasta ha sbagliato bersaglio e ha centrato “ferrovie.it”, piccola realtà che parla di trasporti e che ha una sezione per il modellismo frequentata da chi ha la passione dei trenini elettrici. E qui una preghiera. Qualcuno spieghi ai prossimi incursori telematici che su Google si possono trovare facilmente gli indirizzi degli importanti operatori nazionali della mobilità su rotaia…

Umberto Rapetto
Generale GdF in congedo – già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche
Docente universitario, giornalista e scrittore
CEO @ HKAO Human Knowledge As Opportunity 
Consigliere di amministrazione di Olidata con delega alla cybersecurity

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