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Google Ue

Android, Tribunale Ue conferma condanna e maxi multa per Google

Il Tribunale Ue ha confermato in sostanza la decisione della Commissione europea secondo la quale Google "ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca"

 

Google perde appello: il Tribunale Ue ha confermato la condanna per oltre 4 miliardi per abuso di posizione dominante.

Il Tribunale Ue ha confermato oggi la decisione con la quale la Commissione ha stabilito che Google ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca.

La Commissione ha avviato una procedura su Google relativamente ad Android 2 nell’aprile 2015, decidendo la sanzione per abuso di posizione dominante nel luglio 2018.

Tuttavia, “al fine di tener conto in modo migliore della gravita’ e della durata dell’infrazione, il Tribunale giudica tuttavia appropriato infliggere a Google un’ammenda di importo pari a 4,125 miliardi di euro quale conclusione di un ragionamento che si discosta, su diversi punti, da quello della Commissione.

Quest’ultima aveva inflitto a Google un’ammenda di circa 4,343 miliardi, ossia l’ammenda più importante mai inflitta in Europa da un’autorità di vigilanza sulla concorrenza.

Si tratta della seconda batosta per il colosso di Mountain View dall’antitrust Ue: anche nel 2021 la Corte generale dell’Unione europea aveva rigettato il ricorso di Google contro la multa da 2,4 miliardi di euro imposta da Bruxelles per abuso di posizione dominante con Google Shopping.

Ma Google può appellarsi ancora. Contro la decisione del Tribunale, entro due mesi e dieci giorni a decorrere dalla data della sua notifica, la società può ancora impugnare la sentenza presso la più alta corte dell’Ue, la Corte di giustizia.

Tutti i dettagli.

CONFERMATA MULTA (RIDOTTA DI POCO)

Il Tribunale Ue conferma, in larga misura, la decisione della Commissione europea secondo la quale Google “ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, al fine di consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca”. Lo si legge in una nota in cui si aggiunge che “al fine di tener conto in modo migliore della gravità e della durata dell’infrazione, il Tribunale giudica tuttavia appropriato infliggere a Google un’ammenda di importo pari a 4,125 miliardi di euro al termine di un ragionamento che si discosta, su taluni punti, da quello della Commissione”.

LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL 2018

Nel 2018 la Commissione europea aveva comminato a Google una multa di 4,34 miliardi di euro (la più grande mai ricevuta da Google) per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Secondo l’Antitrust Ue Google ha utilizzato Android per consolidare il suo dominio nella ricerca generale su Internet tramite pagamenti a grandi produttori e operatori di rete mobile e restrizioni.

In particolare, circa l’80% degli europei utilizzava Android, fatto che ha dato a Google un vantaggio ingiusto alle sue app, come Chrome e Ricerca, costringendo i mercati degli smartphone a preinstallarle insieme al suo app store, Play. Google ha anche pagato i produttori di telefoni e gli operatori di telefonia mobile per installare esclusivamente la ricerca di Google sui dispositivi come parte di uno schema di compartecipazione alle entrate.

LA DIFESA DI BIG G

Da parte sua, Google ha affermato di aver agito come innumerevoli altre aziende e che tali pagamenti e accordi aiutano a mantenere Android un sistema operativo libero, criticando la decisione dell’Ue in quanto non al passo con la realtà economica delle piattaforme software mobili.

“Siamo delusi dal fatto che la Corte non abbia annullato completamente la decisione. Android ha creato più scelta per tutti, non meno, e supporta migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo” ha dichiarato un portavoce di Google.

E il colosso di Mountain View sta affrontando l’accusa di abuso di posizione dominante anche “in casa”: nel 2020 il Dipartimento di Giusizia degli Stati Uniti ha avviato una causa antitrust contro il gigante della ricerca. L’accusa sostiene che gli accordi esclusivi di Google bloccano i rivali. In particolare, Google paga miliardi di dollari ogni anno ad Apple., Samsung Electronics e altri giganti delle telecomunicazioni per mantenere illegalmente il suo posto come motore di ricerca n. 1.

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