Punti chiave: 1. Google lancia nel Regno Unito la modalità “AI Mode”, che fornisce risposte dirette senza link a siti web, segnando un cambiamento radicale rispetto ai tradizionali “10 link blu”.
2. La funzione, alimentata da Gemini 2.5, rischia di ridurre drasticamente il traffico verso i siti web, con stime di cali fino al 70% per alcuni editori.
3. Le critiche si concentrano sull’uso non autorizzato dei contenuti per addestrare l’IA di Google, spingendo editori e associazioni a chiedere normative più severe.
Google ha introdotto nel Regno Unito la modalità “AI Mode” il 29 luglio 2025, un cambiamento epocale per il suo motore di ricerca, che domina oltre il 90% delle ricerche britanniche. A differenza dei risultati tradizionali, che mostrano una lista di link, l’AI Mode genera risposte conversazionali direttamente nell’interfaccia di Google, riducendo la necessità per gli utenti di cliccare su siti esterni. Hema Budaraju di Google descrive questa novità come “l’inizio di un grande cambiamento”, utile per trovare informazioni complesse, come raccomandazioni di ristoranti o acquisti online, settori che dipendono fortemente dal traffico web.
Tuttavia, l’impatto sui publisher è preoccupante. L’introduzione degli “AI Overviews” ha già ridotto i click: secondo il Pew Research Center, solo l’8% delle ricerche con AI Overview porta a un click, rispetto al 15% per le ricerche tradizionali, e solo l’1% degli utenti clicca sui link forniti dall’IA. Similarweb riporta che il 69% delle ricerche di notizie non genera click.
L’AI Mode, che elimina del tutto i link tradizionali, potrebbe amplificare questo effetto, con stime di cali del traffico tra il 30% e il 70% per alcuni siti. Editori come il Daily Mail segnalano già perdite del 50% nei click da quando gli AI Overviews sono stati introdotti. Owen Meredith della News Media Association denuncia l’uso non autorizzato dei contenuti per addestrare l’IA di Google, definendo la situazione un “lose-lose” per i publisher. Bloccare i crawler di Google rischia di penalizzare i siti nei risultati di ricerca tradizionali, causando crolli catastrofici di audience. Gli editori indipendenti hanno presentato una denuncia alle autorità britanniche ed europee, chiedendo la possibilità di escludere i propri contenuti dall’addestramento dell’IA senza ripercussioni.
La Competition and Markets Authority ha recentemente definito Google come avente “status di mercato strategico”, un passo verso termini più equi per i publisher. Mentre altre piattaforme AI, come ChatGPT, hanno stipulato accordi con gli editori, Google non ha seguito questa strada, alimentando le richieste di normative più severe sul copyright per proteggere i contenuti da scraping non autorizzato.
(The Daily Telegraph, James Titcomb, 29 luglio 2025)