La normativa Golden Power sul 5G potrebbe provocare ritardi e costi extra alle telco che operano in Italia.
A lanciare l’allarme è stato oggi Pietro Guindani, presidente di Assotelecomunicazioni, associazione di settore che rappresenta, tra gli altri, anche Tim, Open Fiber, Vodafone e Wind-tre.
GOLDEN POWER SU 5G E’ UNA FORZATURA
Il Golden power sul 5G “è una forzatura”, ha detto il presidente di Asstel, Pietro Guindani, in occasione del convegno “Sviluppo del 5G tra competitività e sicurezza nazionale” organizzato da I-Com.
Il Golden power, per l’associazione confindustriale che rappresenta Tim, Open Fiber, Vodafone, Wind-tre, sarebbe dunque uno “strumento invasivo” che, se applicato, porterebbe a “ritardi e contraccolpi” per le imprese di settore.
SERVE QUADRO GIURIDICO CERTO
Quello che chiede Guindani, a nome delle telco italiane, è un quadro giuridico certo, visto l’investimento “colossale”. In gioco per lo sviluppo delle reti 5G del Paese, infatti, ci sono miliardi di euro già messi sul piatto da Tim, Vodafone, Fastweb, Wind e Iliad.
Per la gara sulle frequenze per il 5G, ricorda il Presidente di Asstel, “le imprese hanno sborsato 6,5 miliardi di euro” e questi dovranno essere aggiunti “tra 55 e 70 (miliardi di euro, ndr) fino al 2025 per la realizzazione delle reti”.
LE CRITICHE AL GOLDEN POWER
Ed il Golden power, spiega Guindani, “mal si adatta a processi di mesi o di anni”.
Non è da sottovalutare, aggiunge il presidente dell’associazione confindustriale, l’incertezza relativa ai tempi dei decreti attuativi, che potrebbe “far perdere un anno” al nostro Paese, e la necessità di armonizzazione il quadro normativo italiano con lo scenario europeo.
SERVONO PIU’ SOLDI PER SVILUPPO 5G
E nel discorso di Guindani, a nome di Tim, Vodafone, Wind e le altre, non mancano le critiche sulle risorse assegnate: “Ci vorrebbe almeno uno zero in più ai 3,5 milioni previsti”, perché “con questi soldi troveremmo dei patrioti magari, ma non degli esperti”. Per lo sviluppo del 5G, invece, servono persone competenti da assumere con la giusta remunerazione, spiega Pietro Guindani.