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Manifesto Per Internet 5g

5G, ecco come le telco europee possono salvare i profitti

L'approfondimento di Patrizia Licata

All’indomani dell’asta italiana per le frequenze mobili del 5G, che aprono la strada a servizi innovativi come auto connesse, telemedicina, Internet of Things e Industria 4.0, gli analisti sembrano concordare sul fatto che il grande vincitore della gara sia lo Stato italiano, che ha messo nelle sue casse 6,55 miliardi di euro, mentre per le nostre telco non sarà facile preservare la competitività. Moody’s ha scritto (pur confermando i suoi rating) che gli operatori che hanno investito di più (Tim e Vodafone) hanno ora peggiorato la posizione debitoria mentre quelli che hanno investito di meno potrebbero non avere la stessa capacità di offrire servizi sul mercato. Il sito specializzato Policy Tracker ha addirittura parlato di “preoccupazione” per gli operatori e i loro azionisti, perché l’esborso-record dell’asta italiana può ostacolare i prossimi investimenti e rischia di inaugurare un trend al rialzo per le altre aste del 5G in Europa. Come possono gli operatori europei portare sul mercato velocemente i servizi 5G salvando i loro profitti? Il nuovo studio di Boston Consulting Group (BCG), intitolato “A Playbook for accelerating 5G in Europe“, fornisce una possibile strategia i cui pilastri sono reti “intelligenti”, condivisione delle infrastrutture e cooperazione del legislatore.

L’ALLARME DI POLICY TRACKER

L’esito della gara del 5G in Italia è stata trainata dalla banda dei 3.7 GHz, per i quali i rilanci sono arrivati fino a 4,3 miliardi di euro, mentre i 700 MHz (attualmente occupati dalle tv) hanno attratto circa 2 miliardi di euro (qui tutti i dettagli).

Policy Tracker osserva che prima del 2017 il prezzo medio dello spettro nella banda dei 3.7 GHz era di 0,015 dollari per MHz/Pop, ma da quando l’Europa ha individuato nello spettro dei 3.4-3.8 GHz la banda “prioritaria” per il 5G, i prezzi sono aumentati di più di dieci volte. Le offerte fatte durante l’asta italiana sono arrivate al valore di 0,42 dollari per MHz/Pop, ben al di sopra di quanto ottenuto dalle aste in Uk e in Spagna di inizio anno, dove i prezzi sono arrivati rispettivamente a 0,17 dollari per MHz/Pop e a 0,06 dollari per MHz/Pop. Anche Moody’s ha notato che l’asta italiana è stata la più cara d’Europa rispetto a quelle effettuata in Finlandia, Irlanda, Spagna e Regno Unito.

Secondo Policy Tracker i valori eccezionali dell’asta italiana del 5G potrebbero essere legati al modo “squilibrato” con cui il nostro regolatore ha diviso lo spettro – due blocchi da 80 MHz e due blocchi da 20 MHz  nelle bande 3.6 GHz/3.8 GHz – che ha scatenato i rilanci aggressivi. Potrebbe aver pesato anche la pressione competitiva dopo l’ingresso sul mercato italiano del quarto competitor, Iliad, a seguito della fusione Wind-Tre.

“L’asta si è svolta in un regime incontrollato, senza un’analisi razionale dell’investimento e dei ricavi ipotetici”, secondo i sindacati.

4G VERSO L’ESAURIMENTO

La tecnologia 5G non significa che dall’oggi al domani l’attuale 4G sarà eliminato per far posto allo standard nuovo: i due sistemi saranno complementari. Tuttavia per le telco non è pensabile vivere di solo 4G, osserva lo studio di Boston Consulting Group: il boom di traffico (+40% annuo fino al 2025), trainato dal consumo di video e dalle grandi città, esaurirà nel 2021 la capacità dell’infrastruttura 4G. Se le telco volessero fornire i servizi attuali solo con la tecnologia di quarta generazione dovrebbero triplicare la densità infrastrutturale (il numero di ripetitori e antenne sul territorio), incrementando del 200% la spesa per l’ampliamento della rete e facendo di conseguenza scivolare i profitti (finora il 25% del totale) in zona negativa (-26%).

Anche il passaggio al 5G è un impegno finanziario gigantesco: le telco vengono da cinque anni (2013-2018) in cui le revenue medie per utente (ARPU) sono scese del 3% e BCG calcola che soltanto i costi per la rete, secondo un modello base, crescerebbero del 60%. A ciò si aggiungono gli investimenti nelle frequenze.

Per non arrivare tardi al 5G, lasciando l’Europa in posizione di svantaggio rispetto a Usa e Cina, la soluzione proposta da BCG è una strategia che coinvolga gli operatori di rete, i legislatori e tutti gli attori dell’ecosistema digitale. Le telco potranno così ridurre i costi del rollout mantenendo i ricavi al livello del quinquennio 2013-2018.

COME SALVARE I PROFITTI

Secondo BCG in primo luogo occorrerà abbandonare alcuni vecchi approcci e distribuire la rete per gradi a livello regionale fino al raggiungimento dell’obiettivo di copertura prefissato. Sarà importante anche integrare gli analytics per calibrare le capacità di rete sull’utilizzo effettivo sito per sito per evitare eccessi di offerta. Varie voci di spesa si potranno tagliare con la condivisione, attiva e passiva, delle stesse infrastrutture tra soggetti diversi, soprattutto nelle aree a maggiore concentrazione di traffico – ma anche in quelle più isolate, per evitare che vengano escluse dal servizio. L’infrastruttura dovrà essere rinnovata: fuori i sistemi del 2G e del 3G, dentro le reti “auto-ottimizzanti” (self-optimizing), che sanno adattare in modo automatico le configurazioni di sistema alle esigenze del traffico. Per ulteriori risparmi, si potranno riconvertire al 5G le celle del 4G delle zone meno trafficate. Tutto questo abbatterebbe i costi del modello base del 25%.

Per tutelare i ricavi sarà essenziale intervenire sul sistema delle tariffe. L’offerta illimitata a prezzi sempre più bassi ha compresso le entrate degli operatori, ma con il 5G le telco potranno predisporre piani diversificati a seconda dei servizi offerti. Il rischio di alienarsi la clientela è basso: secondo le ricerche gli utenti sarebbero disposti a pagare di più per possibilità nuove e prestazioni migliori (non per la nuova tecnologia in sé).

Anche i governi sono chiamati ad agevolare la transizione: sia nella fase di installazione delle nuove infrastrutture, con regole più semplici e incoraggiando la condivisione delle stesse celle, sia promuovendo i cambiamenti tariffari. Qui il report BCG parla chiaro: allargare lo spettro delle frequenze disponibili concedendole a prezzi più bassi.

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