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Fintech imprescindibile per l’Italia. E’ elemento di innovazione e crescita

Gli ambiti principali di operatività si possono classificare in due grandi settori: le Fintech ‘Fin’ orientate allo sviluppo delle esigenze finanziarie dei clienti finali e in diretta concorrenza con le istituzioni finanziarie e le Fintech ‘tech’ che facendo leva sulle innovazione tecnologiche, si focalizzano su servizi di natura tecnologica dirette alle istituzioni finanziarie   “Riteniamo…

Gli ambiti principali di operatività si possono classificare in due grandi settori: le Fintech ‘Fin’ orientate allo sviluppo delle esigenze finanziarie dei clienti finali e in diretta concorrenza con le istituzioni finanziarie e le Fintech ‘tech’ che facendo leva sulle innovazione tecnologiche, si focalizzano su servizi di natura tecnologica dirette alle istituzioni finanziarie

 

“Riteniamo di essere partner di riferimento nell’ecosistema dell’innovazione perché da tempo abbiamo investito nel fenomeno Fintech. Abbiamo costruito alcuni centri di elaborazione in cui facilitiamo le aziende Fintech a collaborare con le aziende di grandi dimensioni”. È quanto ha detto Mauro Macchi, responsabile financing service di Accenture, nel corso dell’audizione in commissione Finanze riguardante l’indagine conoscitiva sulle tematiche relative all’impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo. “Abbiamo degli acceleratori in cui 70 grandi istituzioni finanziarie collaborano con le Fintech e si mettono in contatto con le start up verificando le possibilità di scalare queste tecnologie e questi servizi o prodotti. Spesso abbiamo clienti che fanno da coach a delle start up per aiutarle ad avvicinarsi al mercato facendo nascere opportunità di investimento. In Italia – ha aggiunto – offriamo questi servizi e abbiamo un approccio di ecosistema: abbiamo costruito rapporti con le università come Bocconi, Politecnico Luiss e costruito un network che facilita l’accelerazione dell’innovazione stimolando soprattutto gli imprenditori più giovani”.

L’innovazione è cambiata negli ultimi anni

Secondo Macchi, tuttavia, “la cosa importante da capire è come è cambiata l’innovazione in questi ultimi anni. Si è passati da approcci chiusi in cui il laboratorio è il mio mondo, ad approcci aperti in cui il mio mondo è il laboratorio. In sostanza si è passati a concetti con architetture aperte partendo dalle idee, al crowsourcing, alla partecipazione dei clienti che a volte suggeriscono innovazione, alla gestione dei finanziamenti come il tema del venture capital, al tema della gestione della proprietà intellettuali non più singole ma compartecipate e al tema di ricerca e sviluppo messi a fattor comune”.

Nove tecnologie suddivise in tre grandi categorie stanno cambiando radicalmente il modo di gestire i servizi finanziari

“Abbiamo fatto uno studio approfondito sulle tecnologie: ne abbiamo individuate nove che stanno cambiando radicalmente il modo di gestire i servizi finanziari – ha sottolineato Macchi – suddivise in tre grandi categorie: il data mastery cioè le tecnologie di gestione dei dati in tempo reale su grande scala; l’automazione intelligente, cioè quelle tecnologie come intelligenza artificiale, robotica, e robo-advisor che permettono di migliorare sensibilmente le esperienze dei consumatori. Infine c’è la terza categoria che è quella delle architetture aperte: qui ci sono il blockchain e il cloud cioè quelle tecnologie che consentono di condividere o di prendere funzionalità da altri attori che fanno parte di un ecosistema che dimostra l’importanza della collaborazione. Al centro di queste c’è un tema che sta scalando d’importanza che è quello della sicurezza perché tutta l’implementazione di queste tecnologie crea esigenze importanti di sicurezza da gestire. Quindi le Fintech stanno facendo leva su queste tecnologie per accelerare le loro proposizioni di valore”.

Quattro le leve del Fintech

“Il Fintech è un elemento imprescindibile perché portatore di innovazione che riteniamo realizzabile attraverso quattro leve che partono con la capacità delle istituzioni finanziarie di sperimentare rapidamente la messa a terra delle nuove tecnologie”, ha detto Andrea Martellone, managing director di Accenture sempre nel corso dell’audizione in commissione Finanze. “Il secondo elemento è che le Fintech, che si sono sviluppate in ecosistemi aperti e multidisciplinari, sono capaci di facilitare anche la contaminazione cross-business attraverso l’adozione di esperienze distintive extra settore finanziario; terzo elemento è la necessità di aprire i sistemi delle banche cioè le open architecture; infine la collaborazione con le Fintech dà adito alla possibilità di accrescere le competenze necessarie per affrontare i cambiamenti addotti a fronte di una complessità sempre maggiore”.

Le Fintech ‘fin’ e le Fintech ‘tech’

Gli ambiti principali di operatività delle Fintech si possono classificarle in due grandi ambiti: le Fintech ‘Fin’ orientate allo sviluppo delle esigenze finanziarie dei clienti finali e in diretta concorrenza con le istituzioni finanziarie. E le Fintech ‘tech’ che facendo leva sulle innovazione tecnologiche, si focalizzano su servizi di natura tecnologica dirette alle istituzioni finanziarie – ha evidenziato Martellone –. Esistono infine le Fintech ‘ibride’ che pur offrendo prodotti finanziari mettono a disposizione le proprie competenze tecnologiche per sviluppare prodotti innovativi”. Il fenomeno Fintech dal punto di vista finanziario, “è passato negli ultimi tre anni dai meno di 2 miliardi di dollari del 2010 a oltre 12 volte nel 2016 grazie soprattutto al consistente interesse nel sud est del mondo il cui volume di investimento ha superato quanto investito in Nord America. L’Europa si classifica al terzo posto con circa il 10% del totale con L’Inghilterra primo player. L’aspetto importante è proprio l’aspetto dimensionale. All’interno di questo fenomeno l’Italia ha ancora strada da percorrere ma si assiste nell’ultimo anno a un miglioramento significativo dell’attenzione di questo tema”.

I principali elementi di successo degli hub dell’innovazione

“Quali sono i principali elementi di successo degli hub dell’innovazione? Sicuramente la presenza di politiche governative favorevoli con acceleratori, distretti e incubatori sia pubblici, sia privati, sia misti – ha precisato Martellone -: poi il sufficiente capitale di rischio nelle varie forme pubbliche e private o con Ipo, Ico, venture capital. Poi la diffusione di competenze digitali con percorsi di formazione; l’elemento presenze di figure innovation evangelist sia nelle organizzazioni stesse sia a supporto dei neo imprenditori; lo sviluppo di centri pubblici di eccellenza tecnologica a supporto della ricerca pura: big data, quantum computer, Ai sono elementi su cui bisognerebbe concentrare gli sforzi; supportare fattivamente l’internazionalizzazione delle aziende innovative e la collaborazione transfrontaliera. Si è dimostrato che aziende globalmente connesse crescono più velocemente e meglio grazie alla circolazione virtuosa delle idee, dei talenti e dei capitali”.

Perché gli operatori finanziari tradizionali e le Fintech dovrebbero collaborare

“L’ecosistema Fintech si innesta in uno scenario competitivo dei servizi finanziari particolarmente articolato e dinamico in cui assistiamo a un progressivo abbattimento delle barriere tra i diversi settori e a un’evoluzione progressiva del concetto di competizione fino ad arrivare alla collaborazione. In questo scenario le Fintech sono state viste inizialmente come minaccia e poi come opportunità per accelerare il processo di redditività. Perché gli operatori finanziari tradizionali e le Fintech dovrebbero collaborare? Per la possibilità di conquistare commercialmente clienti con elevata sapienza digitale. Non solo la fascia giovane. Ma anche per espandersi verso prodotti o segmenti finora considerati non profittevoli. Infine per le nuove opportunità distributive”. È quanto ha detto Goffredo Amodio, responsabile financing service di Accenture, sempre nel corso dell’audizione in commissione Finanze. “Queste contaminazioni tra Fintech e operatori tradizionali avviene in tre fasi: la prima è l’analisi e la scoperta attraverso incubatori per capire come orientarsi in un mondo così complesso. Qui si è investito molto e ci sono diversi canali aperti. Poi c’è un momento di incontro con le priorità strategica che possono sfociare in collaborazioni di diverso tipo, oppure una collaborazione più profonda con apporto di capitali. Infine uno sviluppo più autonomo”. Per concludere, ha chiuso Amodio “il Fintech dal nostro punto di vista, per le caratteristiche del nostro sistema imprenditoriale e per il valore intangibile dell’italianità, può innestare nel sistema finanziario degli elementi di innovazione che possono accelerare la redditività e il completamento del proposito di trasformazione”.

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