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Timmermans

Perché è scontro sulla successione a Timmermans nella transizione ecologica Ue

Ai socialisti europei non è piaciuta la proposta di Wopke Hoekstra quale nuovo commissario del Green Deal europeo, in sostituzione di Frans Timmermans. Tutti i dettagli nell'articolo di Sergio Giraldo.

La legislatura europea si avvia a una mesta conclusione, tra buchi nell’acqua e litigi per le famigerate poltrone. Al gruppo parlamentare dei Socialisti a Bruxelles (S&D) non è piaciuta l’indicazione di Wopke Hoekstra quale successore del commissario al Green Deal uscente, l’olandese Frans Timmermans. Hoekstra, designato dal leader Mark Rutte e attuale ministro degli esteri del governo dell’Aia, appartiene infatti al Partito Popolare Europeo (PPE), che negli ultimi mesi si è distaccato dall’agenda green portata avanti da Timmermans e dai parlamentari di centro sinistra.

LE DIMISSIONI DI TIMMERMANS E LA CRISI DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Timmermans, che della Commissione era anche vicepresidente, si è dimesso dall’incarico di responsabile del Green Deal per candidarsi alle elezioni in patria, in qualità di leader della coalizione tra socialisti e verdi olandesi. Le elezioni in Olanda si terranno il 22 novembre. La mossa di Timmermans è ufficialmente legata a motivi di politica interna, anche se non sono pochi coloro che pensano che l’olandese abbia voluto smarcarsi prima del tempo da una Commissione che rischia di vedere l’aggressiva agenda Green (nel gergo di Bruxelles, “ambiziosa”) frantumarsi sotto i colpi della realtà.

Nel cupio dissolvi di una Commissione in rotta, con un parlamento spaccato che non rappresenta più la realtà dell’elettorato, in vista delle elezioni del prossimo giugno le grandi manovre politiche continentali passano anche per la disputa sulla famiglia politica cui deve appartenere il nuovo Commissario al Green Deal. I socialisti pretendono infatti che questi debba appartenere al loro schieramento, argomentando la richiesta basandosi sul fatto che dalla primavera scorsa il PPE, sotto l’impulso del capogruppo in Parlamento Manfred Weber, abbia di fatto ostacolato i progressi della legislazione ambientale più oltranzista. Preoccupati dalle reazioni popolari in Olanda e Germania ai regolamenti ambientali restrittivi, i responsabili del PPE (il gruppo che conta più deputati in Parlamento) hanno deciso di assumere un atteggiamento più cauto e critico nei confronti dei provvedimenti più discussi, come quelli sulle ristrutturazioni delle abitazioni e la cosiddetta legge per il ripristino della natura. Con ciò mettendo in crisi la maggioranza parlamentare che ha votato per l’attuale Commissione,

Non è chiaro quanto il freno azionato dal PPE sia una mossa per non perdere consensi in vista dell’appuntamento elettorale o sia invece un chiaro orientamento di opposizione. Il gruppo parlamentare si è spaccato nel corso delle votazioni sulla legge natura.

Sono i socialisti a salire sulle barricate e a pretendere per sé il ruolo: “Non è garantito che il Parlamento lo sosterrà”, ha affermato Mohammed Chahim, vicepresidente del gruppo (S&D). “Lo sosterremo se ci sorprenderà durante l’udienza. Ma non ci piace molto”, ha poi concluso. In una nota scritta, il gruppo socialdemocratico ha poi fatto notare che “Sullo sfondo delle recenti manovre ciniche e populiste del PPE conservatore per annacquare il Green Deal è fondamentale per il nostro gruppo che il portafoglio sul clima rimanga nelle mani della famiglia dei Socialisti e Democratici”.

È IL MOMENTO DI HOEKSTRA?

Nei giorni scorsi si è tenuto un primo colloquio tra Hoekstra e la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il curriculum del candidato, secondo Greenpeace, sarebbe macchiato dalla precedente esperienza lavorativa come manager nella compagnia petrolifera Shell. Se l’olandese piacerà a von der Leyen, sarà la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ad esaminare la candidatura in una audizione apposita. Al momento, le deleghe di Timmermans non sono state riassegnate e vi è solo un coordinamento temporaneo affidato ad un altro Commissario, il socialdemocratico slovacco Maroš Šefčovič. Si tratta di un incarico di grande rilievo, dato il peso politico ed economico che la Commissione ha voluto caricare sul Green Deal. Ecco perché i socialdemocratici sono così interessati a che l’incarico venga riaffidato in famiglia.

Se all’interno della ex maggioranza Ursula a Bruxelles, nata grazie al pugno di voti del Movimento 5 Stelle, volano gli stracci, anche in Olanda l’opposizione al dimissionario governo Rutte si fa sentire. Ricordiamo che Hoekstra, ai tempi del Covid, si era distinto per una posizione assai poco diplomatica, avendo chiesto che si indagasse sulle difficoltà di bilancio dei membri dell’UE mediterranei alla luce delle loro difficoltà nel far fronte alle ricadute economiche della pandemia.

“Il risultato europeo più importante di Hoekstra consiste nell’aver insultato pesantemente gli italiani durante la crisi Covid. Inoltre, non è esattamente un campione del clima. Cosa lo rende così adatto come candidato?” ha detto l’eurodeputata olandese Sophie In’t Veld (Volt).

Mentre c’è chi parla di un interim del ruolo che potrebbe essere affidato a Paolo Gentiloni, dagli uffici di Ursula von der Leyen trapela l’intenzione di nominare un nuovo commissario, sia pure per pochi mesi. Se alla fine Hoekstra venisse confermato, nella sostanza non cambierebbe molto. Si passerebbe da un falco a un altro, cambiando al massimo il colore di qualche piuma. L’Unione europea rimarrebbe ciò che è, un carrozzone sgangherato diretto verso il precipizio.

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