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Cosa farà l’Ue per salvare l’alluminio da Trump

L'industria europea dell'alluminio è in difficoltà: i dazi di Trump stanno dirottando il commercio di rottami negli Stati Uniti, lasciando le fonderie del Vecchio continente senza materiali. Ecco in cosa consiste il piano della Commissione.

L’Unione europea è al lavoro su un pacchetto di misure d’emergenza per sostenere l’industria comunitaria dell’alluminio, in difficoltà per via dei dazi imposti da Donald Trump. Le tariffe al 50 per cento volute dal presidente americano, infatti, stanno causando un riorientamento del commercio dei rottami in questo metallo, che anziché restare in Europa vengono sempre più spediti negli Stati Uniti, lasciando le aziende del Vecchio continente sprovviste del materiale necessario ai loro processi produttivi.

I dazi americani si applicano sull’alluminio e sui derivati ma non sui rottami utilizzati negli impianti di riciclo, dai quali esce un materiale dalle stesse qualità di quello vergine e dunque adatto a parecchi usi. L’alluminio riciclato è particolarmente ricercato, peraltro, perché permette alle aziende di mostrarsi attente alla “sostenibilità” dei loro prodotti davanti ai consumatori.

QUANTO VALE L’ALLUMINIO PER L’ECONOMIA EUROPEA

La carenza di rottami ha spinto diversi stabilimenti europei di riciclo a ridurre le loro capacità produttive: secondo European Aluminium, un’associazione di categoria, “non si tratta di una questione di margini di profitto in calo, ma di sopravvivenza”.

La crisi dell’industria dell’alluminio è un problema serio per le autorità europee, dato che il settore vale 40 miliardi di euro all’anno, impiega 250.000 persone in tutta l’Unione e sostiene indirettamente un milione di posti di lavoro. Si tratta, inoltre, di un settore essenziale per la transizione energetica perché molte “tecnologie pulite” – dalle turbine eoliche ai veicoli elettrici – contengono alluminio in quantità.

COSA FARÀ LA COMMISSIONE EUROPEA

La Commissione europea è al lavoro su una serie di misure protettive che dovrebbero venire annunciate a settembre (i dazi di Trump sono in vigore già dallo scorso marzo, però). Pare che queste prevedranno, tra le altre cose, un’imposta sulle esportazioni europee di rottami in alluminio nel mondo, in modo da cercare di garantire una disponibilità sufficiente di materiale alle aziende dell’Unione.

Le fonderie europee, peraltro, già faticano a reggere la concorrenza con quelle statunitensi e cinesi perché queste ultime hanno costi di produzione più bassi, legati principalmente ai prezzi dell’energia inferiori.

LO STATO DEL SETTORE

Come spiega il Financial Times, il commercio dei rottami è un mercato ad alta competizione dove l’industria dei rifiuti vende il metallo al miglior offerente a livello globale.

Tra il 2019 e il 2024 le esportazioni europee di rottami in alluminio sono cresciute del 53 per cento, mentre il consumo domestico del metallo di appena il 5 per cento. Tradizionalmente l’Asia, e in particolare la Cina, è il principale mercato di destinazione del rottame europeo, rappresentando i due terzi dell’export totale. Negli ultimi mesi, però, le vendite negli Stati Uniti sono cresciute moltissimo – nel primo trimestre del 2025 sono addirittura triplicate -, trainate dal differenziale di prezzo: per effetto dei dazi, infatti, negli Stati Uniti il prezzo del rottame di alluminio è superiore del 20 per cento rispetto all’Unione europea, quindi le aziende di recupero rifiuti preferiscono esportarlo anziché venderlo sul mercato interno.

Ad oggi gli impianti europei di riciclo dell’alluminio, destinatari in passato di grandi investimenti, ricevono all’incirca due tonnellate di rottami in meno rispetto alle loro capacità di lavorazione.

NUOVE TENSIONI CON GLI STATI UNITI?

È probabile che, qualora la Commissione europea decidesse di intervenire per limitare le esportazioni di rottami, ciò andrebbe ad alimentare le tensioni con gli Stati Uniti. Bruxelles e Washington non sono riuscite a raggiungere un’intesa sull’alluminio nel corso dei negoziati in Scozia di fine luglio, che hanno prodotto un accordo commerciale.

In quell’occasione la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva spiegato che i dazi al 50 per cento sull’alluminio e l’acciaio potrebbero venire abbassati in futuro e rimpiazzati con un sistema di quote massime di importazione.

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