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Spesa Pubblica

L’accordo Ue sul consumo di gas è efficace? Girotondo di esperti

I Paesi dell'Unione europea hanno raggiunto un accordo per ridurre del 15 per cento il consumo di gas da agosto a marzo prossimo. Ecco pareri e analisi degli esperti.

 

Martedì i paesi membri dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo per ridurre il consumo di gas naturale del 15 per cento dall’inizio di agosto fino alla fine di marzo 2023. Il razionamento – su base volontaria, ma potrebbe diventare obbligatorio – ha lo scopo di rafforzare la sicurezza energetica del blocco, vista la riduzione delle forniture russe: il Nord Stream 1, il più importante gasdotto tra Europa e Russia, opera al 20 per cento appena della sua capacità. In sostanza, gli stati dell’Unione risparmieranno il gas in modo da garantirsene quantità sufficienti per superare il prossimo inverno.

L’OPINIONE DI TABARELLI (NOMISMA)

Intervistato da Formiche, Davide Tabarelli – professore di economia all’Università di Bologna e presidente della società di ricerca energetica Nomisma Energia – ha definito l’accordo “surreale”, “pura follia”. “Tanto per cominciare”, ha detto, “è tutto su base volontaria, nel senso che si invitano i paesi membri a tagliare i consumi, aderendo alla stessa intesa. E poi il 15% mi pare un po’ pochino. Ma soprattutto, altra assurdità, vorrei capire se e quando gli stessi paesi metteranno in pratica tale invito. Guardi che i governi hanno paura della rabbia della gente, non è mica così facile”.

L’economista invita sì a “razionare, ma sul serio”.

– Leggi anche: Perché non possiamo non razionare il gas. L’analisi di Tabarelli (Nomisma)

L’ANALISI DI SASSI (ENERGIA)

Su Rivista Energia, l’analista Francesco Sassi ha scritto che l’accordo europeo di razionamento del gas si basa su una “‘volontaria riduzione’ e […] accetta ‘esenzioni e possibilità di richiedere deroghe’ che riflettono le peculiari situazioni dei singoli paesi. Attraverso le deroghe si arriverebbe, secondo lo stesso ministro Cingolani, a tagli della domanda attorno il 7% per il nostro paese, ma verosimilmente applicabili per diversi altri stati membri”.

“Nei fatti, se così fosse”, spiega Sassi, “gli obiettivi di SGSW [Save Gas for a Safe Winter: è il nome dell’accordo, ndr] sarebbero stati raggiunti senza lo stesso iter ma attraverso gli effetti diretti del mercato: ovvero offerta limitata e alti prezzi a incidere su consumi sia domestici e industriali”.

L’analista fa poi notare come il risparmio di gas sia diventata, per Bruxelles, una “priorità […] che primeggia su tutti gli altri obiettivi avanzati dalla Commissione, incluso quello della transizione energetica”. Il piano di razionamento, cioè, sancisce la necessità primaria dei combustibili fossili (e del nucleare) in questo momento di crisi energetica, “ennesima riprova che, nonostante i proclami, le fonti rinnovabili abbiano un valore soltanto relativo nella strategia adottata da Bruxelles per disfarsi della dipendenza dalle fonti fossili russe”.

L’OPINIONE DI GIRALDO

Su Startmag Sergio Giraldo – Head of Risk Management and Energy Market Compliance di Utilità – ha evidenziato le tante deroghe dell’accordo europeo per il razionamento del gas, che ne minano l’efficacia. Ad esempio ci sono deroghe “per i paesi non connessi con infrastrutture gas e per quelli che hanno reti elettriche non sincronizzate con il sistema elettrico europeo”, ma anche per quelli che “hanno interconnessioni limitate con altri stati membri e possono dimostrare che la loro capacità di esportazione o le loro infrastrutture nazionali di LNG sono utilizzate per reindirizzare al meglio il gas verso altri stati membri” (la Spagna, innanzitutto).

Possono richiedere una deroga, inoltre, anche quei paesi membri che “hanno superato i loro obiettivi di riempimento degli stoccaggi gas”, quelli che sono “molto dipendenti dal gas come materia prima per le industrie” e quelli il cui consumo di gas “è aumentato di almeno l’8% nell’ultimo anno rispetto alla media degli ultimi cinque anni”.

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